❇ 5) Terza Parte

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Me ne pentì, invece.
Ero stata per lui, il tipo di donna con cui aveva sempre avuto a che fare.
Una di quelle che si erano fatta abbagliare dal suo fascino, mettendo da parte tutte le perplessità verso lui come persona.
Ai suoi occhi, non sarei più risultata interessante e quasi inarrivabile.
Ora, aveva la certezza di potermi avere tutte le volte che lo desiderava.

Fabrizio Moro si sbagliava di grosso nel pensarlo anche perché Frida Morgan, stava per fare dietrofront.

In quello era sempre stata la numero uno, l'esperta in campo.

«Torniamo da me?»
Chiese, totalmente rilassato, in attesa di sapere come poteva concludersi la nottata.

«Preferisco rientrare in albergo, grazie.»
Risposi, nervosamente.

«Come vuoi
Aveva troncato la discussione sul nascere, per non iniziare un nuovo confronto che ci avrebbe portato a scannarci nuovamente.
Eravamo veramente bravi a farlo.
Due lottatori, colmi di amarezza per non essere all'altezza l'uno dell'altro.

«Buona notte...»
Sussurrò, dandomi un dolce bacino sulla guancia.
«Te passo a prendere io domani?»

O faceva finta di non capire o non aveva veramente capito che per me, potevamo chiuderla lì.

«No, credo proprio che tornerò a Milano. Ho troppo lavoro arretrato.»

«Guarda che se c'è qualcosa che non va puoi dillo.»
Perspicace, meglio tardi che mai.

«Credo semplicemente che abbiamo agito come due ragazzini in piena crisi ormonale e non so se è quello di cui ho bisogno a trent'anni.»

Ero veramente insopportabile nella mia insicurezza.

«Io credo che ci siamo lasciati andare come non accadeva ad entrambi da tanto tempo. Seguire l'istinto non può essere un errore, nemmeno a cinquant'anni!»

«Ho bisogno di un passo indietro.» Ribattei.

«Hai paura di quello che puoi provare con me, perché puoi controllare la tua intera vita, ma non quello che io ho smosso in te questa sera.»

Probabilmente aveva ragione, ma perché ammetterlo?

«Ho paura di quello che posso essere io, quando amo qualcuno...»

Mi annullavo, fino a non contare più nulla.

«Mi ero ripromessa che non sarebbe più successo
Continuai a dire, con lo sguardo basso.

«Non puoi riprometterti nulla quando si tratta di sentimenti

«Io credo che l'attrazione tra noi due sia innegabile, ma non può ridursi tutto solo a quello. Non possiamo affogare i nostri dubbi con un bacio.»

«Tu ti fidi più di Ermal che di me, con la differenza che a volerti sono io, non lui.»

«Che c'entra Ermal, adesso?»

«Nulla, ma hai conosciuto entrambi con la stessa modalità ed è palese che tu con lui, ti approcci in maniera diversa.»

«Semplicemente perché non mi sento messa in difficoltà, come mi succede quando sto con te.»

«Se vuoi del tempo, lo avrai.»
Non pensavo che sarebbe potuta mai uscire dalla sua bocca una frase di quel tipo.

«Voglio chiarezza.»
Risposi, duramente.

«Vuoi che ti parli a ruota libera della mia vita, del modo in cui sono finite le mie storie, ma non ti sfiora nemmeno per un attimo l'idea che anche io possa non fidarmi di te.
Forse sono io a non volere una più paranoica di me, nella mia vita.»

Come dargli torto.
Mi doleva dirlo, ma era stato impeccabile Fabrizio, e l'unica sbagliata ero io.
Ma l'uomo che volevo accanto, non doveva recriminare le sue ragioni, a sfavore delle mie paure, bensì doveva farmi superare queste ultime, insieme a lui.

C'era come una barriera insormontabile tra me e Fabrizio, composta da anni di delusioni che entrambi, ci portavamo addosso come dei trofei.

«Non ho l'arroganza di piacere a tutti i costi, ma non far di me il bersaglio dei tuoi fallimenti. » Mi aveva rimproverato contro, andandosene all'istante.

Non ebbi la volontà di rispondere, perché era inutile combattere una guerra con un avversario vincente in partenza.
La vera battaglia dovevo vincerla con me stessa.

Strisciai la scheda che mi avevano dato alla hall, affinché la porta della mia camera si aprisse, e appena entrai, mi gettai inerme sul letto.
Volevo parlare con Marta della stupida condizione di autodistruzione in cui mi ero cacciata, ma mi sembrò troppo tardi, per disturbarla.

Sui social c'era un abbondante numero di persone che si chiedevano chi fosse la nuova fiamma di Fabrizio Moro, dall'ultima foto che lui aveva postato, ed ero sollevata di avere il profilo privato, per evitare prematuri accostamenti.

Avevo la certezza che avrei trascorso la notte insonne, divorando qualche serie tv americana che non avevo mai visto.

Com'è andata la cena?

Un messaggio dal ricciolino, era stato pronto ad interrompere tutti i miei piani.
Era la serata sbagliata per fare lo spiritoso.
Dopotutto se lui si fosse presentato, io non avrei mai ceduto al fascino di Fabrizio.

Ce l'ho a morte con te, sappilo.

Risposi, nell'immediatezza.

Perché?

Che nervi quando facevano i fessi, sti tipi che si atteggiavano a uomini.

Perché mi hai lasciato sola con Moro!

Non mi sembravi molto contrariata a riguardo, dalla foto che ho visto.

Mister simpatia Ermal Meta, signore e signori.

Non sono contrariata, non so gestire me stessa quando sono con lui.

Bella merda, Morgan.

È tutta colpa tua.

Dovrò farmi perdonare allora.

Non mi sembrava un tono scherzoso, o almeno io non avevo la lucidità di ribattere a tono.
Decisi di non rispondere a quell'ultimo messaggio fraintendibile.
Avevo sempre odiato i messaggi proprio perché non si riusciva mai a capire l'intenzione delle parole.








Non abbiamo armi {MetaMoro}Where stories live. Discover now