❇ 6) Un cuore in due

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Tentavo di andare avanti nell'affrontare le mie giornate, illudendomi che gli avvenimenti delle ultime settimane, non avessero smosso nulla in me.

Il mio essere totalmente bloccata nella scrittura, era la prova che invece qualcosa non andava.

«Cosa ti turba
Mi aveva chiesto Marta, conoscendomi meglio di chiunque altro.

«Quel lavoro in cui sono impegnata ultimamente...»

«Quello con Moro e Meta

«Non è più solo lavoro per me!»

Avevo sprofondato la testa e le mie incertezze, in quella scrivania in cui ero immobilizzata da stamattina.
Nell'attesa che Marta potesse salvarmi, con la sua indole del dire la cosa giusta al momento giusto.
Eppure, anche lei sembrava perplessa.

«Hai dubbi su chi sia il tuo prototipo dei due
La stava buttando sull'ironia e aveva ragione, non era mica venuto giù il mondo.
Ma quella condizione di indecisione, mi metteva in difficoltà e non potevo banalizzare.
Poteva essere una buona occasione per guardarmi dentro e capire ciò che volevo.

«Io voto per Moro. È più il mio tipo.»

«Moro è il tipo di tutte!»
Ribattei con determinazione.

«Ti sei scaldata improvvisamente...»

Mi ero scaldata sì, e successivamente sciolta, al pensiero di quel momento brevemente romantico che avevamo vissuto a Roma.

«Ci siamo baciati. »
Confessai tutto d'un fiato.
Via il dente, via il dolore.

«Come bacia?»

Marta era più eccitata di me e non perse tempo nel riempirmi di domande sul voler sapere ogni dettaglio di quella notte.

«A quale conclusione sei arrivata?»
Chiese alla fine del racconto.

«Che dovremmo stare il più lontani possibile, per non soffrire. »

«Da quando in qua, sei così razionale? »

«Da quando esserlo, è la soluzione migliore per entrambi.»

«Lascia perdere tutte le altre stronzate Frida, guardia in faccia la realtà, non riesci neanche a respirare per quanto sei felice.»

Chissà, se Fabrizio mi pensava, mentre continuava ad ignorarmi.
Con lui, mi sembrava di scontrarmi con me stessa a volte.

«Ho vissuto questo ultimo anno incolpando me stessa di non essere mai abbastanza

Quanta sofferenza avrei dovuto mandare giù ancora, prima di amare di nuovo?

«Una mentalità negativa non ti darà mai una vita positiva.
Tira fuori quello che ti brucia dentro. »
Marta continuava a spronarmi, con tutta la sincerità che la contraddistingueva.

E mi aveva convinta a riempire l'ennesima valigia.
L'ennesimo treno in corsa da non perdere.
Firenze mi attendeva, come forse mi attendevano le braccia dell'uomo che avevo desiderato negli ultimi giorni.
Senza dirlo a nessuno, perché decidere di dire qualcosa ad alta voce, la rendeva sempre meno mia.
E volevo tenere quell'ardore pronto ad esplodere, per me.

E non fu solo quello ad esplodermi dentro al mio arrivo.

Conoscevo le abitudini di Ermal e Fabrizio, dopo gli instore, correvano dritti nel ristorante più vicino all'albergo di turno e lì trascorrevano tutta la serata.

Mi diressi dritta nel locale dove avrebbero cenato, convinta che fossero soli.

Mi sbagliavo.

Evidentemente avevano cambiato le loro abitudini.

Non abbiamo armi {MetaMoro}Where stories live. Discover now