❇ 15) Schegge

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Fabrizio aveva trascorso la notte da Ermal.
Non se l'era sentita di sfrattare Marta dalla sua stessa casa, per continuare a stare fra le mie braccia, anche se forse, lo avrebbe voluto.

Il buio, che ero riuscita a scorgere nei suoi occhi.
La fretta con la quale aveva lasciato il mio appartamento, mi fece sorgere il dubbio che avessi potuto dire o fare qualcosa, che avesse potuto infastidirlo.
E ne ebbi quasi la certezza, quando fissai il mio comodino in cui poggiato c'era il vinile del nuovo disco di Ermal in bella vista, con tanto di dedica.

E ne ebbi quasi la certezza, quando fissai il mio comodino in cui poggiato c'era il vinile del nuovo disco di Ermal in bella vista, con tanto di dedica

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Lo afferrai, osservando sorpresa, la frase che aveva scelto di dedicarmi.
La stessa, che faceva parte della canzone che avevamo ballato qualche settimana fa, a Bari.

Sfiorai la scia di quel pennarello, c'era qualcosa di nostro, intrappolato fra quelle parole.
Qualcosa da cui entrambi stavamo scappando, consapevolmente.

Entrambi coinvolti da sentimenti di diversa natura.
Ermal dal ricordo della sua relazione storica, io in una conoscenza senza prospettive, ma intrigante.
Eppure, inevitabilmente, restavamo il punto fermo l'uno, della vita dell'altro.
Come se fosse un tormento, da scacciare dalla mente.

Stavamo cercando di rimuovere un'immaginazione, che pesava più del macigno della realtà, che ci stavamo imponendo di vivere.

Quella distorsione parallela ci aveva folgorato, carica di emozioni, e stavamo pagando le conseguenze con un distacco forzato.

Io, che dalle mie storie ero sempre stata distrutta, mi ritrovavo ad essere consapevole di avere le armi per distruggere a mia volta.

Io, che negli ultimi anni, mi ero imposta di tenermi alla larga da tutto quello che poteva far deragliare il mio percorso di vita, già prestabilito.
Non avere bisogno di nessuno, essere forti per due, pur restando solo una.

Mi ritrovavo con quell'oggetto in mano e il fiato spezzato dal pensiero, di dover perdere colui che mi aveva fatto respirare, nel modo più naturale del mondo.

Ermal, era la ventata di aria fresca che non avevo timore di inalare.

Aveva la capacità di tirare fuori il lato migliore di ogni persona che faceva parte della sua vita.
Lati del carattere, che credevi sepolti per sempre.

Ermal, una via d'uscita luminosa, in un tunnel di malvagie incertezze.

Un messaggio di Fabrizio, in cui mi esponeva la sua volontà di voler tornare a Roma, aveva interrotto la mia autoanalisi.

Speravo con tutta me stessa, di non essere io la causa del suo allontanamento improvviso, da Milano.

Gli chiesi di accompagnarlo e lui accettò.
Sapevo bene dove si trovasse casa di Ermal, nonostante l'avessi sempre ammirata da fuori.

Un piccolo appartamentino, situato in una zona residenziale poco affollata, con tanti spazi verdi e poco smog, un po distante dal centro.

Parcheggiai la mia Smart bianca, leggermente lontana dal portoncino d'ingresso, nell'attesa che Fabrizio scendesse.
Notai Ermal, dietro la finestra che dava sul piccolo balcone, che sporgeva sulla strada.
Ci salutammo in lontananza, con un segno di mano.

Non abbiamo armi {MetaMoro}Where stories live. Discover now