❇ 9) Il conforto

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📅 Qualche settimana dopo
📍 Milano

Mi mantenevo sempre un po distaccata dal mondo, dentro quell'ufficio che aveva scrutato diverse parti di me, e che lì permanevano suggellate, come un segreto indicibile.

Persino ascoltare musica, mi annoiava quella mattina.

Riciclavo informazioni che ritenevo interessanti, ma che non mi sarebbero mai servite a nulla.
Dovevo spostare il centro delle mie attenzioni su qualcosa che non riguardasse la mia persona.
E quello che mi interessò capire, fu come Ermal Meta fosse arrivato a quel punto.

Da quando, sembrava essersi lasciato, sfogava la sua frustrazione tramite i suoi social, cadendo nelle giornaliere provocazioni a cui gli haters lo sottoponevano.
Il suo umore ne aveva risentito pesantemente e la sua indole permalosa era amplificata al massimo, a tal punto da non riuscire a cogliere il velo d'ironia che si celava dietro parecchie di quelle esternazioni.
Reagire con superiorità, non era la sua prerogativa nell'ultimo periodo.

Il mio capo redattore, mi aveva chiesto di scrivere uno dei miei velenosi articoli a riguardo, anche se eravamo una testata che si occupava di musica, cavalcare l'onda della polemica poteva giovare anche al nostro sito.
Mi rifiutai di gettare benzina sul fuoco, gli proposi di scegliere una delle mie colleghe e farlo pubblicare da una di loro, ma lui si oppose pacificamente.
Non se ne fece nulla, ma Ermal era indomabile, come un fiume in piena e mi dispiaceva non essere nelle condizioni di poterlo far ragionare.

Non passò molto tempo, quella stessa mattina il mio capo ritornò con un'altra a suo dire allettante, proposta per me.

«Abbiamo ricevuto centinaia di lettere di fans di Ermal Meta entusiasti dai tuoi articoli sui suoi incontri.»
Si era seduto di fronte a me, spiattellando la sua superbia.

«Ne sono felice.».
Risposi, con incuranza.

«Vorrei che tu lo seguissi ancora.»
Per poco non mi andava di traverso il risotto che stavo mangiando.

Che piano stava escogitando quella mente contorta del mio capo?

Seguire Ermal e Fabrizio, aveva dato una svolta al mio modo di scrivere.
Dovevo a loro, la ricerca nello sperimentare qualcosa che non fosse solo critico.
Avevo osservato tutti i loro movimenti, i loro rapportarsi alla gente che li seguiva ai loro incontri e mi ero emozionata tra quelle transenne.
Mi avevano ridato l'opportunità di guardami dentro, facendomi capire che forse, non ero così insensibile come avevo imparato a descrivermi.
Di motivi per il quale, i MetaMoro, avevano donato un bagliore nuovo alla mia vita, erano numerosi, ma allo stesso modo, lo ritenevo un capitolo chiuso.
Come quando decidi di chiudere una parentesi, per il timore che proseguire, possa rovinare tutta la bellezza che si era venuta a creare.

Eppure, quell'uomo davanti a me, non aveva alcuna intenzione di arrendersi.
Come spiegargli che quei due, in modo diverso, facevano ormai parte della mia quotidianità e non potevo decidere di comportarmi nei loro riguardi come volevo?
Che rispettavo e apprezzavo il lavoro di entrambi e che avevo intenzione di sostenerli all'Eurovision, che per quello avrei persino rischiato di risultare incoerente, dopo l'articolo che avevo rilasciato?

Ermal e Fabrizio, erano stati travolti dal successo a tal punto da raddoppiare i loro incontri, che per via dei loro impegni, avevano dovuto decidere di farli avvenire singolarmente.

Ed era lì la beffa. Ad un passo da me.

«Ho scritto molti articoli anche su Moro. Potrei seguire lui.» Ribattei, determinata.

«Non sarebbe la stessa cosa. Frida, non prendiamoci in giro, so che tra te e Moro c'è una certa, chiamiamola simpatia...»

«Vai al punto ciccio!»
Gli intimai senza remore.

Non abbiamo armi {MetaMoro}Where stories live. Discover now