❇ 4) La sera dei miracoli

583 46 17
                                    

Uno sgabello, poco più in la di un palco adibito per l'occasione.
Era quello il punto in cui osservavo Ermal e Fabrizio, darsi in pasto alla loro gente.

Avevo accettato, senza pensarci più di tanto.

Volevano un'altra possibilità, forse la volevo anche io.

Immergermi in un progetto del genere, avrebbe calato il sipario sui fallimenti della mia vita.
Altri pensieri, avrebbero occupato la mia mente.

Continuavo ad abbozzare parole sulle note del mio Ipad, un occhio vigile ai due artisti, uno attento alla scrittura degli appunti.

Non c'era stato modo di confrontarmi coi due, i loro manager mi avevano inviato una mail in ufficio con le loro date e io mi ero organizzata di conseguenza.

Ci trovavamo a Bologna in quel pomeriggio di inizio marzo.

Avevo abbandonato il mio modo di vestire da vecchia signora, rendendomi più consona alla situazione con un abbigliamento easy, senza troppe pretese.

Mi diressi di corsa in quel centro commerciale, senza chiedere di vedere nessuno, li avrei incontrati direttamente in campo, pensai, come fossi una delle tante fan che trepidanti attendevano il loro arrivo.

Ermal, fece un cenno con la mano, sorridendo.
Fabrizio alzò semplicemente la mano verso di me, come fosse un militare in divisa.
Era già tanto, per un burbero come lui.

Mi impressionava il cambiamento che avveniva quando aveva uno dei suoi sostenitori accanto.
Di colpo, i suoi musi lunghi e scuri, diventavano luminosi sorrisi.
Sguardi fuggitivi, diventavano occhi fissi su di loro.
Il suo corpo freddo, diventava accogliente al suono di un abbraccio.
Fabrizio dava anima e corpo alla sua gente.
Quello era il suo paradiso.
La sua vita lontano dalla luci della ribalta, era il suo inferno? O il suo inferno era la sua stessa personalità, che lo portava ad avere sempre quell'aria da tormentato?

Al suo estremo, il viso di Ermal emanava la solarità di un raggio di sole.
Riuscivo a scorgere solo un velo di timida insicurezza, quando abbandonava i panni di Ermal Meta artista ed esisteva solo Ermal uomo.
Quell'uomo che amava da quasi dieci anni la stessa donna, e che su di lei aveva scritto meravigliose strofe da dedicarle.

Erano la metà esatta della stessa mela Ermal e Fabrizio, così diversi da completarsi, così complici da diventare uno l'ispirazione dell'altro.

Il ricciolino, come mi divertiva
simpaticamente chiamare Ermal, in esclusivo segreto tra me e me, aveva chiesto un energy drink alla fine dell'incontro.

Moro era corso a cercare una finestra, per accendersi una delle sue sigarette.

Tutte e tre, dividevamo pochi metri quadri di un camerino.
Io ero impegnata in qualche chiamata, così come Ermal.
Fabrizio continuava ad ingerire fumo dando un'occhiata ai suoi social.

«Che piani hai per la serata, Frida?» esclamò Fabrizio, dopo aver mollato il cellulare.

«Nessuno.
Penso che raggiungerò l'hotel e trasferirò tutto quello che ho abbozzato sul mio portatile. »

«Poi berrai una camomilla e crollerai a letto.» S'intromise
scherzosamente Ermal.

«Un programma fantastico.» Ribattè Moro con la simpatia di un pugno in faccia.

Non so se ero più sorpresa della domanda di Fabrizio, in cui sembrava prendermi in considerazione, o dall'intervento di Ermal che senza conoscere le mie abitudini, aveva anticipato tutte le mie mosse successive.

Non abbiamo armi {MetaMoro}Where stories live. Discover now