❇ 12) Pace

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Ci tenevo talmente tanto a quello che ci aveva tenuto insieme finora, da accettare quella porta chiusa in faccia.
Semplicemente perché l'affetto che ci legava era più forte di una stupida parentesi che poteva far confondere entrambi.

Era tutto sbagliato.

E quel pensiero di Ermal, indifeso e con il suo cuore in mano, stava accompagnando il mio viaggio in treno, per raggiungere Fabrizio.

La diretta che aveva postato sul suo profilo Facebook, era stato il unico appiglio per sentirlo ancora vicino.

Era ancora in quel mare, come non avesse trovato la forza di lasciare quel posto che era per un attimo, stato nostro.
Ma l'amara verità, non si poteva cambiare.
Lui era ancora incastrato dentro un amore più grande di lui, mentre io cercavo di scoprire un modo nuovo di lasciarmi andare.
Ad un sentimento sicuramente meno grande di quello che poteva unirmi ad Ermal, ma altrettanto soddisfacente.

Volevo riporre tutte le mie aspettative verso quello che Fabrizio, poteva farmi provare, senza più ripensamenti.

Avevo bisogno di sentire tutto il desiderio di un uomo che stava provando a mettermi al primo posto della sua vita, e in fin dei conti, era quello che avevo sempre inseguito, senza mai averlo ottenuto.

Era quasi ora di cena, quando scesi dal taxi che mi aveva lasciato a pochi metri da casa di Fabrizio.
Mi aveva detto che si sarebbe riposato qualche giorno e che voleva approfittarne per stare con me.
Mi rivelò la sua intenzione di raggiungermi ovunque mi trovassi, ed ero emozionata all'idea di sorprenderlo, raggiungendo io lui.

«Frida!»
Disse aprendo la porta di casa sua, lasciandosi sfuggire un sorriso.

Vidi un barlume di paradiso, nel suo sguardo estasiato.

«Ti chiederai cosa ci faccio qui!»

«Sì, mi chiedo cosa ci fai qui dopo che mi hai detto che casa mia è offilimits per noi due!»

Ci conoscevamo da poco, e mi era sempre sembrato troppo affrettato fare dei sacrifici per incontrarlo, piuttosto che dormire insieme a lui.

«Non sono venuta a parlare Moro!»
Dissi prontamente, lasciando la mia valigia a terra e iniziando a togliermi il cappotto.

Era così sensuale, avvolto in una maglietta degli Iron Maiden nera e dei jeans strappati alle ginocchia.

I piedi nudi.

«Sicura che va tutto bene?»
Disse, lasciando scivolare la sua mano dalla mia guancia fino al collo, che poi strinse delicatamente, spingendomi verso di lui.

«Sto bene, avevo soltanto voglia di guardarti di nuovo negli occhi.»

Mi prese di peso tra le sue braccia, avvolgendo le mie gambe tra i suoi fianchi.
Lo vidi visibilmente catturato da me, non distoglieva lo sguardo da miei occhi, dal mio corpo, che già immaginava privo di indumenti.
Volevamo trasformare in realtà, tutto quello che avevamo fantasticato di fare insieme.

«Ricordi quando mi hai detto che eri sicuro ti volessi?»
Dissi, catturando qualche ciocca dei suoi capelli ribelli tra le mai.

«Lo ricordo perfettamente...» Rispose, lasciando segni del suo passaggio sul mio collo.

«Purtroppo avevi ragione... ti voglio!»

Cercai di fermare per qualche secondo la sua foga di farmi sua all'istante, per permettermi di finire ciò che volevo che sapesse.

«Ti voglio perché mi infastidisci e mi rendi irritabile.
Ed amo i contrasti, i controsensi e le contraddizioni.»

Quel bacio che ci stava imprigionando, avrebbe incendiato l'oceano Atlantico.

Ogni fibra del mio corpo desiderava di essere sua.

Ero sopra di lui, sopra il suo corpo che sembrava emanare tutto il calore di cui avevo bisogno.
Non riuscivo a liberarmi dalla sua presa.

«Sono solo tuo...»
Mi aveva sussurrato come un imploro, prima di lasciarsi andare completamente a me, a noi.Non avevo mai creduto così tanto a qualcuno, come a lui in quel momento.
Non riuscì a muovermi, ero come bloccata, il suo petto era il punto più bello in cui poggiare le mie labbra, continuando ad esplorare con i miei baci i suoi punti sensibili, mentre lui mi stringeva ancora a se, spingendomi su di lui.

Esaminai i suoi tatuaggi che avevo sempre ignorato con disprezzo e improvvisamente mi sembrarono eccitanti e ricchi di significato.

«Non ti lascerò andare via...» Sussurrò, inerme su di me.

«Non ho intenzione di lasciarti. Dovrai sopportarmi ancora per un po.»

«Se questo è il risultato, non smettere mai di cercarmi.»

Fabrizio, iniziò a baciarmi di nuovo, a dire il vero non ricordavo di averlo mai visto smettere.
Ad occhi chiusi, mi lasciai trasportare da tutto quello che stava smuovendo in me.
Immagini sfocate, si susseguivano nel mio subconscio, non dandomi tregua.

Ermal che mi abbraccia, Ermal che si scosta, Ermal che mi distrugge, Ermal che mi ricompone.

Riaprì gli occhi, Fabrizio, esausto, aveva uno sguardo indifeso, come in attesa di protezione.
Non avrei mai immaginato di vederlo così abbandonato a me.

Sgattaiolai via da quel groviglio di corpi, dopo alcuni scambi di coccole.

«Hai una sigaretta
Chiesi, frugando tra le tasche dei suoi pantaloni.

«Tu non fumi!»
Rispose tra lo stupito e il divertito.

«Io non faccio tante cose che mi va di fare!
Perché mi sono imposta da una vita di essere la donna distaccata che tutti temono, ma se non volessi più esserlo?
Non sono mai andata bene a nessuno per come sono.»

«Non hai bisogno di essere diversa da come sei, per me.»
Mi riportò tra le coperte, dove lui era ancora steso, facendomi desistere dalla voglia di inalare fumo.

«Frida penso che il mio mondo, può essere un posto migliore se tu ne fai parte.»
Sussurrò tra i miei capelli.

«Mostrami come puoi farmi sentire nel tuo mondo. »
Risposi, senza alcuna esitazione, cercando di rimuovere dalla mia mente tutto ciò che non riguardasse noi e quel momento.

Affondai il mio viso nell'incavo del suo collo, smarrita in quel groviglio di pelle e di ossa.
E lì rimasi in silenzio, lasciandomi cullare dal suono del respiro di Fabrizio.

Vedo me stesso nei tuoi turbamentiE poi mi chiedo se senti cheIo cerco teFabrizio Moro ~ Pace

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Vedo me stesso nei tuoi turbamenti
E poi mi chiedo se senti che
Io cerco te
Fabrizio Moro ~ Pace

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