16. Cherry

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Avete presente la vostra prima cotta?
Non una cotta però passeggera, da scuola elementare. La vostra prima vera cotta. Quella che ti porta a perdere completamente la testa e ad innamorarti follemente.
Be', io ce l'ho presente.

Christopher Ishii. Lo conobbi in una piccola discoteca. Se non fosse stato per Eren e Mikasa che costrinsero me ed Armin ad andarci (per festeggiare la vittoria di mio fratello in una gara di matematica), non l'avrei mai incontrato. E sarebbe stato meglio così.

Quella sera mentre ero al bancone da sola (Eren e Mikasa erano a ballare, mentre Armin era uscito a prendere una boccata d'aria), uno mi si avvicinò e mi chiese di ballare.
Era visibilmente sbronzo, quindi rifiutai immediatamente. Ma questo, tenace, me lo chiese una seconda volta e cercò di trascinarmi nella pista da ballo. Mi ribellai, ma non voleva proprio lasciarmi andare.
Al che, una voce a me sconosciuta arrivò alle mie orecchie, nonostante il rimbombare della musica. -Ti ha detto che non vuole ballare, è inutile costringerla amico.-

Mi girai e lo vidi. Un ragazzo che a prima vista poteva avere pressoché la mia età. Era più alto di me, anche se ci voleva poco...
Aveva una camicia rossa a quadri, un paio di jeans neri e ai piedi delle nike. La camicia leggermente sbottonata lasciava intravedere una collana con appeso un pendente a forma di canino, mentre le maniche arrotolate i polsi con qualche braccialetto. Alle orecchie invece aveva un paio di orecchini argento.
I capelli erano biondi, con un taglio abbastanza arruffato. I suoi occhi invece erano color nocciola chiaro, a tratti leggermente asiatici, come quelli di Mikasa.
Ed infine il sorriso. Quel maledetto sorriso. Non troppo tirato da risultare forzato e nemmeno troppo piccolo da non vedersi. Il sorriso più bello che avessi mai visto. La prima trappola in cui caddi senza nemmeno accorgermene.

Quella conversazione iniziata dal misterioso biondo finì ben presto, con l'arrivo di un bodyguard chiamato dal barman, prima che iniziasse una vera e propria rissa.
La prima cosa che feci, ovviamente, fu ringraziarlo per avermi aiutata. E lui di tutta risposta, mi disse -C'è troppo casino qua dentro, perché non andiamo fuori a parlare?- indicando con il pollice l'uscita alle sue spalle.
Io, assuefatta, accettai volentieri.

Rimanemmo chissà quanto tempo davanti alla discoteca a parlare, seduti sugli scalini. Io gli raccontavo di me e lui mi raccontava di lui. Si chiamava Christopher Ishii, di 17 anni. Sua madre era occidentale, più precisamente italiana, ed era una donna d'affari, mentre suo padre aveva origini asiatiche, del Giappone, e faceva l'avvocato. Non frequentava il mio stesso liceo, ma uno poco lontano, uno scientifico, ed era capo della squadra di basket della scuola.
Era bellissimo ascoltarlo parlare. Ma più di tutto, era bellissimo il suo sorriso mentre gli parlavo io. Sempre quel sorriso di prima, che a volte si trasformava in una risata.
Lui era bellissimo.
L'aspetto fisico era la sua seconda trappola. Anche lì, ci caddi in un millisecondo.

Dopo un po' di tempo, venimmo interrotti da Mikasa ed Armin, che reggevano Eren con un occhio nero e troppo sbronzo per reggersi in piedi da solo. Velocemente, ci scambiammo i numeri di telefono e ci salutammo.

-Sono contento di averti conosciuta, [T/n].-

Dopo queste parole, mi diede un bacio fugace sulla guancia, allontanandosi. Ed in quel preciso istante, caddi nella terza ed ultima trappola: le sue labbra. Quelle fottute labbra che dopo essersi posate su una delle mie guance, che in quel momento erano diventate bollenti e rosso scarlatto, rivolevo il prima possibile.

Passarono le settimane ed io e Chris continuammo a tenerci in contatto.
Messaggiavamo per interi pomeriggi e alle volte parlavamo per telefono per tutta la notte. Ma quando ci potevamo vedere, siccome non abitavamo molto vicini, per lo più io rimanevo in silenzio, lasciando le parole a lui. Invece altre volte entrambi rimanevamo in silenzio, non guardandoci molto. Capitava di incrociare gli sguardi, ma la mia timidezza dell'epoca faceva finire subito quel contatto visivo, che volevo durasse molto di più. Dopo ancora qualche tempo, decidemmo di incontrarci ancora, non sapendo però che quello sarebbe stato il nostro ultimo incontro... Da amici.

𝐉𝐮𝐬𝐭 𝐒𝐞𝐱... 𝐎𝐫 𝐌𝐨𝐫𝐞? «Levi x Reader»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora