| Prologo|

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NB: Prima di proseguire con la lettura di questa storia, inizia col leggere "Non abbiamo Armi ~ MetaMoro".






Il mio capo mi stava col fiato sul collo, da quando, non ero più la macchinetta sforna articoli che aveva apprezzato nell'ultimo periodo.
Semplicemente, ciò che era successo nella mia sfera privata, si stava ripercuotendo sul mio lavoro.
E ciò, mi causava un blocco.

Avevo fatto un patto con me stessa.
Non avrei mai raggiunto Ermal, se prima non fossi riuscita di nuovo a scrivere qualcosa di notevole.
Per quel poco che conoscevo di lui, non mi avrebbe mai chiesto di farlo, anzi, mi avrebbe spronato a dare il massimo.
A pensare a me.
E lo stavo facendo, con tutti i miei buoni propositi, ma pesava lo stesso, non guardare il sole sorgere ogni giorno, fra le sue braccia.

Ero piantata a Milano da qualche giorno.
Avevo sempre preferito lasciarmi ispirare dalla città, facendo lunghe camminate, incontrando gente.
Scrivendo su panchine situate in quei pochi spazi verdi che erano rimasti, in quella metropoli lombarda di ferro e di solitudine.
Invece, l'unico panorama che nelle ultime ore avevo contemplato, era la finestra del mio ufficio.

Marta, sapeva che raramente lo lasciavo, per pranzare fuori, durante la pausa.
E altrettanto raramente, lei mi chiedeva di recarmi al bar in cui lavorava.
Prediligevo molto di più un pasto preparato da me, piuttosto che la rosticceria riscaldata della sera prima, che lei per obbligo serviva.
Feci uno strappo alla regola, prenderò un panino, riflettei, pensando dovesse dirmi qualcosa di importante.

Mi sbagliavo.
Mi aveva appena messo in trappola, facendomi trovare Fabrizio, seduto sul bancone, ad aspettarmi insieme a lei.

«Vi siete coalizzati contro di me, adesso?»
Esclamai a voce parecchio alta, complice il locale semi vuoto.

«Sono venuto in pace. »
Esclamò Fabrizio, porgendomi la mano.

Marta, ci lasciò soli, approfittando della scusa di servire dei clienti al tavolo.
Fabrizio mi chiese di accomodarmi e anche noi ordinammo qualcosa da consumare.

Ero curiosa di sapere cosa volesse dirmi, visto che l'ultima volta, il nostro incontro era stato un completo disastro.

«Ho ricevuto la tua lettera. »
Disse, sciogliendo l'imbarazzo che mi stava divorando.

Gliela avevo fatta recapitare da Marta, il giorno dopo avergli rivelato di me ed Ermal.
Sentivo che era il modo migliore che avevo a disposizione per dimostrargli quanto fossi dispiaciuta, per come erano andate le cose tra noi.
Averlo di nuovo di fronte a me, adesso, mi suscitava istinti diversi.

«Spero che tu creda alle parole che hai letto.»

«Sarò un tontolone ma sì, te credo. »

Ero rincuorata di aver scorto uno spiraglio di luce nel sorriso che aveva appena esploso a me.

«So che a causa mia, non stai attraversando un bel periodo a lavoro.
Che te senti bloccata nella scrittura.
Forse, sapere che per me va tutto bene, ti può aiutare.»

Avevo provocato del nervosismo al suo stato d'animo, ero stata sleale con lui, ma Fabrizio si stava, con altruismo, preoccupando di me.
Ne rimasi folgorata.
Pensai, che davvero, era una persona speciale.
Un amico che non volevo perdere.

«Sicuramente mi aiuterà.»
Ci stringemmo la mano e ci lanciammo uno sguardo d'intesa, suggellato da un abbraccio.

«Ora mi tocca trovare qualcuno da intervistare.»
Dissi, come un pensiero ad alta voce, verso Fabrizio e Marta, con la volontà di rientrare in ufficio.

Non abbiamo Armi ~ Ermal Meta Where stories live. Discover now