| 18. Le nostre paure |

572 28 65
                                    

Piccola premessa ⭐
Questa canzone che trovate in alto, l'ho scoperta ieri, e mi ha fatto venire in mente, che se in una remota ipotesi, gli Ermida, esistessero davvero, questa sarebbe stata la loro canzone.
Buona lettura!

Mi ero fiondata all'aeroporto.
La valigia da quando io ed Ermal c'eravamo divisi, non l'avevo ancora disfatta.
E questo mi aiutò a non metterci molto, ad allontanarmi da Milano, e dalla sua aria che mi stava particolarmente stretta, nell'ultimo periodo.
La redazione di Rolling Stone mi aveva proposto un accompagnatore, ma io decisi di portare la mia ex assistente Linda insieme a me.
Mi aveva mostrato lealtà, abbandonando anche lei la redazione di Rockol, dopo che io mi ero licenziata.
Mi sentivo a mio agio con lei, sentivo che avrei lavorato in un clima sereno, ero pronta a dare del mio meglio.

Io e Fabrizio eravamo rimasti in buoni rapporti in questi mesi, così lo avvisai del mio arrivo a Lisbona e lui telefonicamente, mi elencò dei punti di riferimento da seguire per raggiungere il loro albergo, che sarebbe stato anche il mio, proprio per poterli seguire da vicino.

Trovai carino, il fatto di farmi raggiungere da uno dei musicisti di Ermal, Andrea Vigentini, uno dei più simpatici, che avevo conosciuto della sua troupe.
Mi aveva accolto con una contentezza sincera, nonostante ci conoscessimo appena.

Mi stupì trovare lui e non Matteo, che era il braccio destro di Ermal da sempre.
Gli chiesi se ci fosse anche lui a Lisbona, ma Andrea mi rispose di no. Avevano avuto qualche incomprensione, a cui Ermal aveva reagito, tagliando fuori Matteo da quell'esperienza europea.
Mi rincuorava sapere che forse, anche senza bisogno del mio intervento, Ermal stava capendo di chi fidarsi.
Il mio interrogatorio nei confronti del dolce Andrea, continuò, quando gli domandai se Ermal fosse a conoscenza del mio arrivo.
Dalla sua espressione confusa, capì che non conosceva le dinamiche della nostra frequentazione, ma dopo qualche esitazione, rispose che lui non aveva potuto avvisarlo, in quanto Ermal era in giro dalle prime ore del mattino.
Non avrebbe fatto rientro prima di sera.
Fantastico, pensai.
Avrei avuto tutto il tempo per rimettermi in sesto, rendermi presentabile, e giocarmi l'effetto sorpresa, sul quale sapevo lo avrei colpito.
Non si potevano controllare le reazioni spontanee, anche se ero certa che ce l'avesse ancora a morte con me.
Ciò che ci aveva diviso, continuava a persistere, non si era dissolto, ma potevamo metterlo da parte da persone mature, per il quieto vivere di nostro e di quelli che ci circondavano.

Appena la mia testa, toccò il cuscino nel letto della camera d'albergo, crollai in un lungo sonno, nonostante fosse pieno giorno.
Il viaggio, ma più di tutto la fretta con cui ero partita, mi avevano debilitato parecchio.
Dormì, quanto bastò per ricaricarmi di grinta, per affrontare la serata.
Ci aspettava il blue carpet, in cui avrebbero sfilato tutti gli artisti per farsi intervistare e il successivo afterparty esclusivo, in cui il solo obbiettivo era sfondarsi di cibo e fare i piacioni con le straniere.
Peccato che stavo per rovinare i piani di Ermal e di Fabrizio, o di Gigi e Bizio, come amavano farsi chiamare ultimamente.

Quei due marpioni, stavano facendo stragi di cuori nel paese portoghese, lo evincevo dalle reazioni che avevo captato, durante il percorso fatto per raggiungere il retro delle transenne da cui, poco dopo, li avremmo visti arrivare.

Erano in coppia, ma i miei occhi furono catturati dalla classe di uno solo dei due.
Sembrava uno di quei principini moderni, che si davano arie da saputello, avvolto in una giacca stile imperiale bianco ghiaccio.
I capelli senza una reale forma, si facevano guidare dal vento.
Gli occhiali da intellettuale, nascondevano delle occhiaie scavate, dovute a giorni di insonnia.
Un accenno di barba, quella che starebbe male a chiunque, ma su di lui, emanava un aura di naturale sensualità.
Il viso era contratto, un espressione adirata.
Pieno di interrogativi che per via della presenza di altre persone, non poteva esplodermi contro con l'impetuosità, che gli scorreva nelle vene.

Non abbiamo Armi ~ Ermal Meta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora