| 11. Un compleanno senza candeline |

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Era destabilizzante l'irruenza con cui Ermal mi aveva espresso la sua preoccupazione riguardo alla mia breve sparizione.

«Riguardo alla mia sfuriata di prima, sono il primo a mal digerire il senso d'apprensione. Ad avere la necessità di sparire, ogni tanto.
Quando deciderai di farlo di nuovo però, fammi almeno sapere che stai bene.»
Mi aveva detto, lasciandomi un intenso bacio stampato in fronte, prima di andare via.

Ero giusto che quella notte si concludesse in quel modo, ognuno di noi due, doveva leccarsi le proprie ferite e riflettere in totale solitudine.

Il giorno del proprio compleanno, lo avevo sempre considerato un momento da trascorrere con le persone che amavi di più.
E pensavo di rientrare in quella lista di persone, per quanto riguardava quello di Ermal.
Ma qualcuno era pronto a darmi torto.

Inizialmente, io ed Ermal, ci eravamo accordati sul vederci subito dopo il suo live per Radio Italia, che avrebbe registrato nel tardo pomeriggio.
Dopodiché, lui mi avrebbe raggiunto per stare insieme e festeggiare il suo compleanno, come meglio credevamo.

Poi, una sua chiamata, fu pronta a far crollare il castello di carta che avevo innalzato.
I suoi amici, lo avevano preso in ostaggio affinché cenasse con loro e visto che lo avevano colto di sorpresa, non se la sentì di dire loro, che fosse già impegnato.

Mi suggerì di incontrarci dopo cena, sotto casa di lui e io, accettai, anche perché era talmente forte il desiderio di stare con lui, che non ci pensai proprio di rifiutare.
Anche se forse un po se lo meritava.
Di stare sulle spine, di sentirsi tremare la terra sotto i piedi.
Probabilmente mi stava dando per scontata, ma era impossibile per me, agire in maniera diversa.
Ero sempre stata abituata ad esserci nonostante tutto, per chi tenevo.

Come un anima in pena, ero fissa sui social, seguendo ogni minima novità dal mio cellulare.
Da quei pochi video che erano saltati fuori, a mio avviso senza il permesso di Ermal, riconobbi la sua ex fidanzata, Sabrina, pienamente in sintonia con gli amici di sempre.

Non discutevo la sua presenza, dopo nove anni passati insieme, sarebbe stata assurda la sua assenza, vista la loro separazione avvenuta in maniera pacifica.
Quello che mettevo in discussione, era la costante forzatura da parte dei suoi affezionati, nel renderla onnipresente ad ogni ricorrenza.
Quasi volessero fargli capire quanto avesse sbagliato a lasciarla.
E la loro totale indifferenza nei miei confronti, mi provocava fastidio e poca tolleranza verso qualsiasi proposta di Ermal, che li comprendesse.

Continuare a tormentarmi, mi avrebbe reso insopportabile e non era il lato di me, che meritavo di mostrare in quella circostanza.
Anzi, dovevo ritenermi superiore a quelle provocazioni giornaliere che mi lanciavano velatamente.

Calmai i bollenti spiriti, che mi avrebbe reso protagonista di una scenata e mi misi alla guida, per raggiungere casa di Ermal.

Era già fuori, ad aspettare il mio arrivo.
Raggiante nell'approccio, ma fisicamente provato dalla giornata impegnativa.

Il suo abbigliamento, però era ben ricercato e curato.

Mi prese per mano trascinandomi dentro casa e appena la porta si chiuse, mi avvinghiai al suo corpo, con ancora il cappotto addosso.
Baci famelici, furono interrotti solo dai miei più sinceri auguri e dal suo desiderio di mettersi comodo, in una mise da casa.

«Sono i più graditi della serata.» Rispose beffardo, sfilandosi la camicia e stendendosi sul divano, con me su di lui.

«Desideravo tanto, finire la serata con te.»
La sua dolcezza, era la sua ancora di salvezza ai miei occhi.
Avrei potuto mettere in dubbio tutto, ma non il potente impatto che emanava in me.

Non abbiamo Armi ~ Ermal Meta Where stories live. Discover now