| 22. Nessuno si salva da solo |

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Non lo so se sarà possibile non sentire la tua mancanza pervadere il senso di ogni mia giornata.
Sentire la tua mancanza ora, che sei lontano.
Chissà se prima o poi, farà meno male.
Chissà a chi starai sorridendo, senza pensare a me.
A chi dedicherai il tuo tempo.
Tutte le preziose sfaccettature della tua anima.
Mi eri così vicino a volte, che non avevo paura di fidarmi delle tue mani su di me.
Dei tuoi occhi, che mi seguivano, come se mi conoscessero da sempre.
Ma sei tu, a mancarmi, da sempre.

Pensieri soffocati dietro il buio delle mie incertezze.
In lettere che Ermal non avrebbe mai letto.

Affranta, constatavo con quanto disinteresse per la sottoscritta, fosse tornato a dedicarsi spirito e corpo al suo lavoro, senza prestare considerazione ad altro.

Forse era soprattutto quello a dividerci, la mancata forza di rendere indispensabile qualcosa che credevamo fosse solo banalmente utile.
L'amore.
Da cui potevamo evitare di inciampare, lasciandoci sfuggire la possibilità di essere felici, per accontentarci di stare bene, intrappolati in una quotidianità prestabilita e priva di imprevisti.

Non volevo essere considerata un salto nel vuoto, ma un porto sicuro, ed era quello che credevo potesse essere per me Ermal, da quando c'eravamo presentati per la prima volta.

Ma tutte le mie chiamate ignorate, nei giorni successivi alla sua fuga, mi diedero la conferma che mi sbagliavo di gran lunga.

Come da copione, il mio cuore ferito nell' orgoglio, aveva bisogno di sanarsi, lasciandosi alle spalle tutto ciò per cui aveva sofferto.
Per quello, buttarmi a capofitto nella mia professione, poteva essere la scelta migliore.

La redazione per cui lavoravo in quel periodo, a differenza della precedente, non solo mi lasciava libertà d'espressione, mi permetteva di svolgere le mie attività ovunque volessi.
E quando, al mio nuovo capo, chiesi se avessi potuto richiedere un trasferimento a Miami, lui accolse di buon grado la richiesta.

Riflettevo costantemente su quell'ipotesi, e i motivi per cui rimanere in Italia, erano sempre meno.
Primo su tutti, il non essere stata in grado di costruirmi una vita sociale, seguito poi dal limbo in cui permaneva la mia frequentazione con Ermal.

Quest'ultimo, dal canto suo, stava convivendo con l'anomalia dei suoi sbalzi d'umore.
Affrontava discussioni sui social, con fin troppa ironia, che in molti, non stavano cogliendo.
Si era aperto un varco fra quelli a favore e quelli contro, quel tipo di approccio.
E io, mi trovavo nel bel mezzo di quella faida, senza motivazioni con cui difenderlo dagli squali del web.

La commiserazione, non mi avrebbe portato a nulla, dovevo darmi una mossa e cercare di dare una svolta a quella giornata, che stava per prendere la piega di quella che l'aveva preceduta, e di quella prima ancora.

Andrea, era diventato il mio compagno di merende, un buon sostituto a quella tipa tosta della mia amica Marta.
Mi serviva un partner in crime, con cui prendere in giro la gente per strada, piuttosto che confrontarmi su un album che avrei dovuto recensire.
La bambina che si atteggiava a donna, che viveva in me, ne aveva bisogno.

D'altra parte, la mia compostezza mi frenava.
Intuì che fosse stata quella mia caratteristica, ad allontanarmi dall'idea di lasciarmi andare alla spensieratezza.

I fantasmi del passato, fatto di uomini che non mi avevano mai amato come meritavo, mi aveva sempre condizionato, mettendomi in una condizione di eterna lotta fra testa e cuore.
Ragione e sentimento.

Tentai di accantonare quei ricordi di burrascose liti, di brutali addii, di speranze infrante e occhi diabolici camuffati da
anime celesti.

Il riassunto, era che per costruire questa complessa serie di trappole esplosive in modo che nessuno si avvicinasse a me, c'avevo messo anni.
E poi, un giovane uomo, dal viso sereno e l'animo complicato, in punta di piedi era entrato nel punto più profondo del mio cuore e tutte le mie difese erano crollate.
Il terrore mi aveva invaso, ma c'era sempre una parte di me che avrebbe rifiutato la realtà, ed era eternamente speranzosa.

Non abbiamo Armi ~ Ermal Meta Where stories live. Discover now