| 14. Speciale Forum d'Assago |

495 40 16
                                    

Il giorno dopo.

Aveva riempito un palazzetto così prestigioso in poche settimane ed io ero fiera di lui e non vedevo l'ora di farglielo presente, dopo aver scritto una bella recensione sulla serata.

Beh, nessuno mi aveva chiesto di farlo, solo un misero appiglio mi teneva ancorata alla redazione di Rockol e non sarebbe stato il live di Ermal.
Bensì il mio foto racconto del weekend trascorso al Coachella, di cui dovevo ancora consegnare il materiale.

Fino a qualche tempo fa, non avrei mai ritardato così tanto la deposizione di un articolo, ma essere messa alle strette, non mi aveva mai fatto reagire nel modo giusto.

Per quella sera, il mio lavoro doveva essere per un attimo accantonato, lasciando spazio alla moltitudine di emozioni che Ermal era pronto a scaraventarmi contro.

Il cervello in frantumi dal frastuono, lì nel parterre in cui avevo scelto, dopo tanti tentativi di ripensamento, di catapultarmi.

Mani sudate, cuore freddo.

Anima dissolta, nel cercarlo e non trovarlo mai.

Un intro potente, che si dissolveva nella disperata ricerca di una speranza d'amore, quasi predicata, con la sua voce roca e ammaliante.

Le sue attenzioni erano tutte al suo pubblico, in un ingresso di forte impatto, segnato dalla canzone che più rappresentativa quel momento della mia vita: il lasciarsi andare alle mani che vogliono toccare il tuo vissuto.
Il non avere armi.

Tutto il mio entusiasmo, venne per un attimo messo da parte, dopo aver udito le prime note di "Ragazza Paradiso".
I bisbigli del pubblico accanto a me, la reputavano la canzone che ogni donna vorrebbe le fosse dedicata.
Io, ero anche in quel caso, controcorrente nel pensare che le vere canzoni d'amore, Ermal le avesse scritte riferendosi ad un abbandono.
Ma probabilmente, era la mia poca attendibilità a parlare per me.
In fondo, ogni donna, avrebbe fatto carte false, per essere nominata la ragazza occhi cielo.
Scusa se non ho gli occhi azzurri, mi sarebbe venuto da dire, citando la sempre caruccia, Francesca Michelin.

Per tutto il concerto, in me si faceva largo un senso di maliconia, per non essere stata la musa di alcuni dei suoi capolavori e la gratitudine, per aver avuto la possibilità di assistere ad un evento di forte empatia emotiva fra il pubblico e l'artista.

Entrare con la luce ed uscire con la luce.

Chi aveva assistito al concerto di Ermal Meta, al Forum di Assago a Milano, non si era mai imbattuto nella notte, o quantomeno non aveva avuto timore del buio.

Non aveva incontrato la notte, perché quello che Ermal Meta lasciava trasparire era un senso di sicurezza, di fiducia - seppur fugace - nel mondo.

Un uomo che aveva saputo far del dolore un privilegio.

Lo aveva masticato e addolcito prima di darlo in pasto al suo pubblico.

Per questo sembra di averlo ascoltato - e conosciuto - da sempre.

↪ Rockol. it by Frida Morgan

Fuori dalle luci della ribalta, Ermal, continuava ad essere speciale e naturalmente umano.
Lo vidi farsi largo tra le centinaia di conoscenti che aveva radunato dietro le quinte per un saluto veloce, l'assenza giustificata dei suoi parenti, che aveva tentato di colmare con la presenza della sua nuova famiglia qui a Milano.

Stetti in disparte, senza interrompere nemmeno un saluto fra quelli che stava regalando, ma appena mi vide, per lui fu immediato sorridermi e indicarmi di avvicinarmi.
Teneva una giacca dorata fra le mani, quella con cui aveva aperto il concerto, mentre era avvolto dal giacchino blu chiaro con cui lo aveva chiuso.
Era una pozza di sudore, con lo sguardo scavato dalle lacrime e il cuore sommerso dalle emozioni.
Eppure, non era mai apparso così bello ai miei occhi.

Quella giacca dorata, l'aveva poggiata fra le mie spalle, mi ordinò di indossarla, voleva che l'avessi io.
Magari non avevo una canzone che aveva scritto per me, ma quel pensiero, il fatto che l'avesse portata apposta con lui per donarla a me, valeva forse di più.
Mi volli illudere che fosse così.

Inaspettatamente, mi presentò buona parte dei presenti.
Non mi affidò nessuna etichetta, per loro, ero solo Frida.

Se la maggior parte di loro, mi aveva cordialmente espresso la contentezza di conoscermi, Matteo bisbigliava alle mie spalle con un signore di mezza età ben vestito.
Non ero certa parlassero di me, ma considerando le loro occhiate puntate contro, trassi la conclusione che fosse così.

Ero troppo impegnata a non lasciare la mano di Ermal, che mi trascinava in lungo in largo per quei corridoi, tra un brindisi e un discorso di ringraziamento all'amico di turno che si apprestava a rallegrare.

«Ho visto che sei tornato indietro, dopo la tua ultima canzone, perché?» Chiesi, in un attimo di isolamento, stupita del suo non aver concluso il concerto con la solita canzone, ovvero "A parte te".

«Speravo che te ne accorgessi!» Rispose beffardo, puntando il suo bicchiere pieno verso di me.
Era soddisfatto e attendeva la mia successiva affermazione con aria di sfida.

« Sicuramente non è come penso io.»

«Come la pensi tu?»

«Penso che le cose non sono mai come sembrano.»

«Non con me.» Affermò, prepotentemente.

«Devo davvero credere che sei tornato indietro perché quella canzone( "Schegge") l'hai cantata per me?»

«Ti dico solo che quasi sempre, le cose, sono proprio come le vediamo. Non potevo andare via, senza averti dedicato una canzone.»

Tutta quella premessa mentale che mi ero fissata in testa, si era sgretolata di fronte a quella rivelazione.
Non credevo di riuscire a provare mai un senso di devastazione che può donarti, un anima, che a sua volta si donava per intero a te.
Se guardavo dentro ai suoi occhi, per la prima volta, ci vedevo riflessa la mia vita.
E nell'odore della pelle di Ermal, quello del mio respiro ancora incastrato lì, fra una costola e un sospiro, mozzato, per non far rumore.
Più di quanto non faceva già il mio cuore.
Uno di quelli che, come un animale feroce, lo riconoscevi a primo acchito, perché era quello che mordeva per primo.

L'unica cosa da prendere a morsi era quella fantastica storia che stavo intraprendendo con l'uomo da cui, mi ero volutamente tenuta a debita distanza.
Perché quando avrei abbandonato ogni freno e mi sarei lasciata scivolare fra le sue braccia, nulla avrebbe più avuto senso.
Se non, noi.

❇ Angolo Autrice ❇

Ennesimo, capitolo scritto e gettato ai vostri occhi.
Il forum ha sortito un bell'effetto in me.
A presto, anime belle ❤

Non abbiamo Armi ~ Ermal Meta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora