| 19. Tornare a farsi male |

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Gli era pesato riaccompagnarmi in camera quella notte, e non poter condividere il suo respiro col mio.
Al mattino dopo, la vista del suo viso a pochi passi da me, avrebbe azzerato gli incubi, gli anni di tormenti passati, come fosse un calmante.
Il mio.
Perché era semplicemente quello il suo potere nella mia vita, ridurre in polvere ogni imprecisione, portando alla luce solo la naturale bellezza delle cose.
Gli bastava sfiorarle, per donargli un valore immenso.

Avevo passato buona parte della giornata a riordinare la mia roba, che avevo trattato con poca cura nelle ore precedenti al mio arrivo, approfittando della miriade di interviste che avrebbero tenuto impegnato Ermal.
Lo avrei aspettato qui, fino al suo ritorno, pensai con molta disinvoltura.

Allo stesso tempo, volli rendere partecipi le migliaia di fans sue e di Fabrizio, postando delle foto che ci ritraevano in situazioni divertenti, sui miei profili social.
Niente di compromettente, volevo solo divulgare la redazione per cui lavoravo, e avvisarli del mio nuovo lavoro per loro, che avrebbe avuto inizio con un articolo proprio sui MetaMoro.
Una delle foto più professionali era stata condivisa con quel intento, le altre, erano solo state una simpatica conseguenza, che con la promozione non aveva nulla a che fare.
Il mio affetto per quei due, doveva essere percepito da tutti.
Ero stufa di nasconderlo.
Compresi gli apprezzamenti sul loro aspetto fisico.

Se da una parte, mi colpì l'interesse spropositato di alcune di loro sostenitrici, al limite della venerazione nei miei riguardi, per avergli mostrato una versione diversa dei loro idoli. D'altra parte, dovetti fare i conti con profili gestiti da ignoti, in cui venivo messa alla gogna per aver cavalcato un onda che non spettava a me, valicare.
Mi stavo appropriando di un successo altrui per sponsorizzare me stessa, stavo usando la loro immagine, per emergere come giornalista.
Proprio io che provenivo da una realtà di nicchia, secondo la maggior parte di loro.
Avevo sputato sui MetaMoro a Sanremo, sulla loro buona fede, ma ora su quel piatto, ci stavo facendo la scarpetta, a loro dire.
Ero bersagliata, senza avere modo di replicare con la schiettezza che mi contraddistingueva.
Come ci si poteva difendere da una moltitudine di gente con lo stesso pensiero, che non solo aveva già emesso la sua sentenza, non era disposta a credere a nessuna delle smentite che sarebbero arrivate successivamente?

Mi ero appena inoltrata in un tunnel senza via d'uscita, con il solo intento di cercare di aprirmi un po di più con un pubblico con cui, prima o poi, avrei dovuto confrontarmi.
Se quelle persone, avessero saputo della mia storia con Ermal, probabilmente mi avrebbero già tagliato la testa.

Beh, tutto quel clamore, per un apparente stupidaggine, in realtà, mi metteva in ansia e tutto ciò, si rifletteva inevitabilmente, sulla mia relazione con Ermal.

Lui, aveva letto ogni singolo commento su Twitter, senza che io dovessi avvisarlo di nulla, era stato bensì lui a farlo con me, aggiungendo di non dire più nulla a riguardo.
Secondo lui, l'arma migliore in quei casi era il silenzio.

Io, non ero mai stata una di quelle che ingoiava il rospo senza reagire, ma quella situazione riguardava entrambi, quindi decisi di non agire, come mi aveva consigliato lui.
Avrei potuto sorvolare, ma in verità, quando veniva calpestato un animo onesto, esso si irritava sempre un po di più del dovuto, perché non metteva mai in conto che la sua integrità poteva essere messa in discussione da degli sconosciuti.
Era inevitabile che a quel punto, dovevo sfogare la mia rabbia in qualche modo.
Quell'eccesso d'ira, di furore, d'appetito di giustizia.

«Carine le tue fans...» Dissi con un filo di sarcasmo, accogliendo Ermal, che nel frattempo, mi aveva raggiunto per pranzare insieme.

«Buongiorno anche a te, Frida.» Rispose con saccenza, dandomi un bacio in fronte, che aveva il compito di calmarmi.
Aveva sortito l'effetto contrario.

Non abbiamo Armi ~ Ermal Meta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora