| 12. Questa distanza che ci separa |

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So che ti senti perennemente in svantaggio, che a volte, sono talmente chiuso in me stesso che ti do l'idea di non voler uscire allo scoperto con te.
Che mi hai sentito distante, che il più delle volte mi cerchi e non ci sono, come vorresti.
E so che qualcuno là fuori, è pronto a dividerci di nuovo.
Ma io sceglierei ancora te.
Scelgo sempre te.
Perché non mi rendi colpevole di tutte le mancanze che ti ho elencato prima, te le addossi tutte tu, le rendi tue.
E non voglio più che succeda.
Devo essere io a prendermi le responsabilità del tuo cuore.
Averne cura.
Sono stato uno stupido a tentare di farti cambiare idea.
Voglio che tu capisca, in tutta libertà, che l'unico posto in cui stai bene, è accanto a me.

Ti penso, mentre aspetto il tuo ritorno.
Ermal.


Avevo consumato quella lettera, a furia di leggerla.
E allo stesso modo, avevo finito le lacrime, da dedicare a quel momento, in cui la lettura, mi faceva viaggiare in uno stato di totale straniamento.

Ermal, l'aveva lasciata a Marta poco prima che io partissi e lei me l'aveva consegnata affinché la leggessi durante il volo.
Probabilmente, se l'avessi letta prima di prendere quell'aereo, non sarei mai partita.

Il Coachella, era già passato, quando mi passò per mente di ricordarmene, distesa sul prato della Villa dei miei genitori, a Miami.

Non mi aveva colpito nulla in particolare, forse lo spirito con cui avevo messo piede a quel festival, non mi aveva aiutato.
Mi ero divertita sì, ma non era successo niente di memorabile da raccontare al mio ritorno in Italia.
Avevo sfilato, sfoggiando gli outfits che conservavo per quell'occasione e glissato ogni tentativo di coinvolgimento da parte del sesso maschile.

L'unica nota positiva fu ripercorrere diversi aneddoti del passato con le mie migliori amiche, riappropriarmi della mia lingua e respirare il calore della mia gente, cantando a squarciagola le mie canzoni preferite.
Avevo rivisto un ragazzo, che ai tempi del liceo era selvaggiamente cotto di me, ma io ero troppo distratta dai miei tormenti, per accorgermene, all'epoca.

Era diventato un apprezzato musicista, brillante e affascinante, lontano anni luce dall'immagine che avevo di lui.

Avevamo fatto qualche foto, in maniera amichevole, perché un tempo, ci legava una forte amicizia, dissolta poi, per i suoi sentimenti non ricambiati dalla sottoscritta.

Quegli scatti, senza sapere come, erano rimbalzati fino in Italia, al riccio più precisamente, e lo avevano portato a pormi delle domande circa la presenza di quell'uomo.
Nessuna scenata di gelosia, non era da lui, solo una lucida inquisizione.
Il mio lato sadico però aveva goduto ugualmente, pur sapendo che io non avevo smesso per un attimo di pensarlo.
Per tutta la durata del Festival, avevo immaginato a come poter partecipare insieme a lui, con abiti hippie chic, perfettamente abbinati.
Avremmo ascoltato una canzone dopo l'altra, stretti, scambiandoci opinioni sull'arrangiamento potente, o sulle ipotetiche stonature del cantante di turno.
Mi avrebbe rivelato, cosa significava per lui quella melodia che sentiva.
Gli avrei ordinato il drink più buono, perché conoscevo gli ingredienti migliori.
Tutte quei pensieri semplici, quasi banali, venivano fuori dalla mancanza quasi incontenibile che sentivo.

Mi trovavo nella casa dove avevo sempre vissuto, perché non mi sarei mai perdonata di essere venuta fin qui, senza trascorrere del tempo con la mia famiglia.

In tutta quella confusione di pensieri, predominava il senso di rivalsa verso la redazione per cui lavoravo, che credeva di avermi messa in stand-by.
Al contrario, io stavo preparando un ritorno col botto, con un articolo dedicato a quella tre giorni di concerti a cui avevo assistito.

Non abbiamo Armi ~ Ermal Meta Where stories live. Discover now