TRE

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Per fortuna è sabato e comincerò ad andare a scuola solo questo lunedì. Mi sto godendo gli agi della casa e intanto rifletto su come poter risolvere questo casino.
Sicuramente la scuola sarà il posto chiave per raccogliere indizi, dato che stiamo parlando di una ragazza di diciassette anni. Scott dice che le ragazzine a quell'età considerano la scuola come una specie di passerella di moda. Per fortuna grazie al mio lavoro mi sono risparmiata anni e anni di sofferenze in questo senso. Non mi è mai importato di ciò che pensavano gli altri, e tutt'ora la cosa non è di mio interesse. Anche perché se avessi dovuto dare peso a tutti i giudizi della gente ora sarei rinchiusa in una clinica psichiatrica. Per non parlare di tutte le assurde domande sul colore dei miei capelli. Avrei potuto tingerli, ma non ho mai voluto. Mi ricordano un momento particolare della mia vita, e soprattutto fanno parte di ciò che sono ora. Non voglio cambiarli solo per piacere a degli inutili civili.

Sono svaccata sul divano in felpa e tuta, quando sento qualcuno suonare il campanello. Mi alzo controvoglia e vado ad aprire la porta: davanti a me, stavolta vestito, Mason mi rivolge un sorriso perfetto. Vedo che ha in mano il peluche che gli ho tirato dietro stamattina. Peccato, speravo lo tenesse come monito. Qualcosa mi dice che questo ragazzo sarà una gran seccatura.

"Ehi, scusa, stavo uscendo e ho pensato di riportarti il tuo pupazzo già che c'ero"

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"Ehi, scusa, stavo uscendo e ho pensato di riportarti il tuo pupazzo già che c'ero"

Gli rivolgo uno sguardo annoiato.

"Puoi tenerlo. Regalalo alla tua dolce metà" taglio corto, chiudendogli la porta in faccia.

"Ehi aspetta! Non mi hai neanche detto il tuo nome!" esclama sbalordito, al di là del legno della porta.

"E non lo saprai mai" dico, facendomi sentire.

Accidenti, perché non può ignorarmi e basta? Non sono mai stata in compagnia di gente della mia età, ma ho visto molti film, e in tutti i film che ho visto le ragazze strane venivano emarginate e trattate tipo fantasmi. Sarà mio compito diventare uno di quei fantasmi. Non voglio ritrovarmi gente che ficca il naso nei miei affari come il mio vicino. 

Passo tutto il weekend in panciolle, a godermi gli agi della casa e a studiare un piano per capire da dove cominciare.
Purtroppo, il lunedì si presenta come un'incudine sopra alla mia testa e mi ritrovo su un pullman in mezzo a ragazzini pieni di testosterone e ferormoni, armata di zaino e voglia di ghigliottinare metà popolazione del New Jersey.

Quando arrivo nella struttura che in teoria dovrei chiamare scuola, noto che il suo aspetto si avvicina di più a quello di un ospedale in decadenza

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Quando arrivo nella struttura che in teoria dovrei chiamare scuola, noto che il suo aspetto si avvicina di più a quello di un ospedale in decadenza. Mai una gioia Reel, mai una gioia.

Cammino a passo lento e svogliato verso l'entrata della maledetta prigione contieni-bambocci e in men che non si dica mi ritrovo a camminare per i corridoi, stracolmi di persone e armadietti.

"Questo è troppo anche per me" borbotto. Voglio tornare alla sede centrale a far esplodere cervelli.

"Ciao! Tu devi essere Eleonore Parker" sento dire da una voce dietro di me. Quando mi volto, una ragazza bruna dagli occhi eccessivamente grandi mi sorride. E questa chi diavolo sarebbe.

"Se.. sono io" borbotto. Madonna mia, che schifo questo nome.

"Io sono Molly Young e sono la rappresentante degli studenti per quest'anno! Mi è stato chiesto di accompagnarti in segreteria per sbrigare alcune questioni burocratiche e per farti conoscere il nostro direttore" squittisce.

Come fa ad essere così felice alla mattina? Secondo me tira di bamba, non c'è altra spiegazione.

"Si.. quello che hai detto tu"

Lei mi rivolge uno sguardo stranito. Si, lo so, sono pessima a socializzare, non posso farci niente.

"D'accordo, seguimi" sorride di nuovo. Ma perché diavolo è sempre felice?!

Camminiamo verso un bancone di legno dove una vecchia signora mi fa firmare dei documenti e mi consegna l'orario delle lezioni. Per fortuna non devo anche andare a comprare i libri dato che a quello hanno già pensato i miei capi. Li ho trovati già disposti sugli scaffali di camera mia.

Dopo un po' vengo chiamata nell'ufficio del direttore, e faccio la conoscenza del preside. Uomo modesto, dal mal di vivere e dai capelli unti. Bleah.

Mi sorbisco la solita ramanzina che fanno anche nei film scolastici del questa è una scuola per bene eccetera, finché finalmente non sono libera di andare. Grazie al cielo, non lo sopportavo più.

Cammino per i corridoi cercando l'aula di scienze, ovvero della prima ora di lezione del mio orario. Aula 5C.

Scorro lo sguardo su tutte le porte: 4A, 4B,4C, 4D, 5A,5B...
Subito dopo vedo una porta senza targhetta. Che sia questa? Beh, al limite chiederò perdono. Sono nuova, posso permettermi di fare la figura della rincoglionita senza troppe rogne.
Mi appoggio alla maniglia, ma appena apro la porta vedo davanti ai miei occhi una scena schifosa: due esemplari di homo erectus (no, non di homo sapiens. Fare sesso in uno sgabuzzino non è affatto una cosa da homo sapiens) intrecciano le loro lingue bavose, mezzi biotti. Appena mi vedono si staccano e io richiudo la porta cacciando in piccolo grido di schifo.
Lo sapevo che era una cattiva idea stare qui.

"Ehi, che succede?" sento chiedere da una voce alle mie spalle. Di nuovo?!

"Ma tu sei la mia nuova vicina! Ti sei persa per caso?"

Mason, cominci a darmi sui nervi.
Nonostante il fatto che io mio vicino sia probabilmente uno stalker, sono ancora traumatizzata dalla scena di qualche secondo prima.

"Sembra che tu abbia visto un fantasma" mi dice, con una piccola risatina.

"No, ma c'è una coppia di babbuini che sta cercando di procreare in questo sgabuzzino" dico, cercando di non vomitare.

Mason mi lancia un'occhiata stupita, e poi scoppia in una risata fragorosa.

"Dai forza, ti porto fino alla tua classe" mi dice alla fine, offrendomi la mano.

Io alzo gli occhi al cielo e lo supero. Tremendamente e fastidiosamente assillante.

  

A WHITE HAIR SECRETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora