DICIOTTO

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Scendo le scale una volta vestita di tutto e noto che Nathan è seduto sul mio divano, ancora in pigiama.

"Sei ancora qui?" gli chiedo, confusa e piuttosto annoiata, mentre prendo il mio zaino e il mio cellulare, insieme alle chiavi di casa.

"Te l'ho detto che dovevo usare il bagno"

"Potevi andare a casa tua, vivi qui di fianco!" lo rimprovero, esasperata.

"Beh casa tua è molto più rilassante. È poi posso guardarti il culo mentre vai avanti indietro" azzarda, lanciandomi un sorriso ambiguo.

"Okay è ora che tu te ne vada, farò tardi se non ti levi velocemente"

"Sei aggressiva di mattina Brontolo. Mi piace"

"Tu sei un idiota tutto il giorno, eppure non te lo faccio notare continuamente" dico, prendendolo per un braccio e accompagnandolo alla porta.

"Beh tecnicamente me lo ripeti ogni due secondi" sottolinea lui, lasciandosi trascinare.

"Hai proprio ragione, sono una persona orribile, dovresti odiarmi.. Addio!" commento spingendo letteralmente fuori da casa.

La dea bendata non è mai dalla mia parte, e proprio in quel momento vedo fermarsi la macchina di Mason davanti al vialetto.

"El, ma che cavolo..."

Mason ci squadra, piuttosto confuso.
Mi tiro uno schiaffo sulla fronte. Di bene in meglio. Di questo passo diventerò la puttana del paese senza aver mai scopato con nessuno.

"Ehi fratellino, mamma è ancora a casa?"

"Credo di sì.. Per caso voi...?"

"No! Non ti fare strane idee" gli urlo, gesticolando visibilmente.

"Beh, io vado, ci vediamo!" ci saluta Nathan, lasciandomi lì come una fessa a dover spiegare a Mason ciò che era successo.

Salgo in macchina sotto gli occhi incuriositi del mio vicino di casa, e cerco di riassumere brevemente il perché Nathan fosse finito a casa mia quella notte. Non sembra molto credibile se per sentito dire.

"Bleah, ti ha vomitato in salotto?"

"Già"

"È una cosa abbastanza schifosa da sentire"

"Lo so, possiamo lasciarci alle spalle questa storia?" chiedo, cercando di passare oltre.

Mason grazie a dio mi accontenta e andiamo a recuperare gli altri quattro sbandati per poi arrivare a scuola. Ogni giorno che passa quell'edificio assomiglia sempre di più ad un carcere minorile.

"Mason!"

Una voce fastidiosa e fin troppo familiare si fa largo tra le mie cellule uditive.

"Ciao Juliette, dimmi.."

"Tuo fratello?"

"L'ultima volta che l'ho visto è stato a colazione"

Far mentire qualcuno spudoratamente per me: fatto.

"Bene, quando lo vedi digli che gli devo parlare. Sempre che non abbia già deciso di scoparsi la nuova arrivata"

"Mio dio, che cosa devo fare per farti tacere? Seppellirti tre metri sotto terra?" ringhio. Se vuole provocarmi ha scelto la mattina sbagliata.

"Non parlavo con te"

"Come ti pare microcefalo, basta che la pianti" sbuffo, dirigendomi verso il bagno. Entro dentro allo stanzone e mi sciacquo la faccia, cercando di non perdere la calma. Questa missione è ufficialmente la peggiore della mia vita.

Esco dal bagno sovrappensiero, e prendo accidentalmente dentro qualcuno.

"Ahi" si lamenta quello che riconosco essere Benjamin con la faccia spiaccicata.

"Oh, sei tu" commento, vedendolo.

"Grazie per avermi dato la porta del bagno in faccia"

"Non era mia intenzione. Allora, mi serve che tu faccia una cosa per me"

"Di che si tratta?"

"Sarah Jones, mai sentita?" dico, abbassando la voce.

"La ragazza scomparsa?"

"Già. Fai ricerche su di lei. Devi mandarmi tutto quello che trovi"

"Ti farò avere qualcosa in questi giorni. Altro?"

"Non per ora"

"D'accordo boss"

"Cosa si era detto riguardo a questo?!"

"Si giusto, Eleonore, volevo dire Eleonore"

Alzo gli occhi al cielo e lo supero, cercando la mia classe con gli occhi.
Mi aspettano due ore di letteratura e voglio morire al solo pensiero. Riesco a prendere posto proprio prima che inizi la lezione, e rimango in catalessi per due ore ad ascoltare il dinosauro parlare di cose inutili per un tempo che mi sembra infinito, fin quando non giunge finalmente l'intervallo e posso uscire per andare a prendermi qualcosa alle macchinette.

Schiaccio il tasto che rappresenta la crostatina al cioccolato e aspetto che la prelibatezza scenda,fin quando non vedo una mano più rapida della mia fregarmi letteralmente il cibo da sotto il naso. Ancora?!

"Dì un po', qual'è il tuo problema?" ringhio contro al fratello deficiente di Mason.

"Nessuno, è solo che mi diverte vedere la tua faccia viola dalla rabbia" ridacchia Nathan.

Sbuffo sonoramente e decido di abbandonare il mio cibo e cambiare strada. Mi sta davvero facendo innervosire, accidenti.

"Ehi, ma che ti prende?" lo sento chiedere dietro di me, dato che ha brillantemente deciso di seguirmi.

"Che mi prende?! Sul serio?! Sei entrato in casa mia di notte, mi hai quasi attaccato una malattia sessuale potenzialmente letale, mi hai rubato l'ultimo waffles, per colpa tua hanno cercato di chiudermi in uno sgabuzzino puzzolente, mi tocca sorbire gli insulti e le rotture di palle dalla tua semifidanzata psicolabile, mi rubi anche la crostatina e tu mi chiedi che mi prende?! Mi prende che sono venuta in questa scuola per lavorare e invece sono al centro di un ciclone fatto di pettegolezzi e crisi adolescenziali! Accidenti a te! "

Nathan mi osserva e per la prima volta sembra un pochino scosso. Era ora, cavolo.

"Okay, primo, non so cosa tu intenda per lavorare"

Accidenti alla mia linguaccia lunga.

"Secondo, chi ti ha chiusa nello sgabuzzino?"

"Quelle oche teste di cazzo delle tue amiche cheerleader"

Il suo viso si contrae in una smorfia di nervosismo. Sembra parecchio arrabbiato.

"Ci parlo io"

"No! Tu non fai un bel niente! Vuoi che mi mirino alla testa con delle freccette per caso? Se vuoi veramente aiutarmi gira al largo, e soprattutto cerca di non rubarmi da mangiare perché uno di questi giorni potrei decidere di murarti dentro al bagno del piano terra"

Non sto neanche a guardare la faccia di Nathan, e decido di andarmene velocemente. Forse sta volta avrà capito qual è il suo posto. Non posso rischiare di farmi scoprire, specialmente da uno come lui.

A WHITE HAIR SECRETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora