CINQUANTASEI

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Arriviamo in un posto abbastanza sperduto, dove non ci sono edifici, ma solo campi d'erba sterminati. Qualche albero sorge qui e là, come se una mano gigante avesse lanciato semi a casaccio e avesse aspettato che crescessero gli arbusti.
Sotto ad uno di questi, un'acero rosso per la precisione, noto che c'è qualcosa di strano.

"Andiamo" mi dice Nathan prendendomi per mano.

Sotto al grande albero si estende una tovaglia spaziosa e carinissima, con un cestino pieno di cibo e dei lumini spenti.
Mi scappa una risatina, e per un momento mi sembra di essere entrata in uno di quei film romantici che danno in TV.

"Sorpresa!" dice poi lui, accendendo i lumini con un accendino che aveva estratto dalla tasca poco prima.

Non riesco più a trattenere le risate.

"Che c'è non ti piace?"

"No, è solo che non avevo mai fatto una cosa del genere"

"Non avevi mai fatto un pic nic?!" mi chiede.

"No beh, quello si, ma non di sera e sperduti nella natura. Il mio massimo è stato il parco di New York"

"Central Park?"

"Esatto"

"Andavi lì a scuola prima?"

"Diciamo di sì"

"Capisco... Noi ci siamo andati una volta sola. Avevano chiamato mio padre per un caso speciale e siamo dovuti partire per qualche giorno"

"Che significa un caso speciale?"

Mentre parliamo ci accomodiamo sulla tovaglia, e cominciamo a tirare fuori la roba dal cestino. Ho una fame da lupi.

"Prima di tutto questo macello mio padre lavorava in polizia. Lo hanno sbattuto fuori perché lo hanno beccato a lavorare ubriaco"

Rimango in silenzio qualche secondo.

"Capisco... Mi spiace" dico alla fine.

"Non devi dispiacerti... Ha scelto la sua strada, ora si dovrà beccare le conseguenze della sua scelta" mi spiega lui, "ma ora non parliamo di cose tristi! Mangiamo piuttosto"

"Giusto" commento.

Il cestino è pieno di qualsiasi prelibatezza che avessi potuto immaginare. Assaggiamo un po' tutto e devo dire che sono stupefatta. Per conquistare una donna devi attivare al suo cuore, per conquistare Reel Payn devi passare dalla sua pancia. Nathan in questo caso è stato promosso a pieni voti.

"Hai fatto tutto tu?" chiedo, addentando una pannocchia fatta alla griglia.

"Mi sono fatto dare una mano" dice, sorridendomi.

"Tua madre?"

"Già"

"Questo è barare Bennet"

"A dire la verità si è offerta lei, e poi mi sembra che il risultato non ti dispiaccia"

"Touché. Per sta volta sei scusato"

Finiamo di mangiare, e una volta digerito a dovere ci sdraiamo a guardare le stelle. C'è un panorama stupendo da qui.
Nathan ha il suo braccio intorno a me e sembriamo, per qualche istante, una vera coppia.

"Guarda!"

Vedo passare una piccola striscia di luce e mi accorgo di aver appena visto una stella cadente.

"Esprimi un desiderio" mi dice Nathan.

Penso più volte a che cosa desiderare, finché poi non mi viene in mente che cosa davvero mi servirebbe in questo momento. Mi incupisco automaticamente. Vorrei poter dire la verità a Nathan senza ferirlo.
Non so perché, ma credo di aver beccato una stella cadente farlocca. Non si può mentire a qualcuno senza ferirlo.

"Fatto" dico alla fine, sfoggiando un sorriso di facciata.

"Che hai?"

"Mmh?"

"Ti sei intristita di colpo"

"No nulla... Brutti pensieri"

"Vuoi parlarne?"

"Non credo sia il momento giusto"

Nathan si alza e mi prende il viso tra le mani delicatamente.

"Allora non ci pensare adesso"

Detto questo mi regala un lungo bacio, che in quattro e quattro otto digievolve in altro. Nathan mi afferra come se dovessi scomparire da un momento all'altro e inauguriamo ufficialmente la prima notte di sesso da fidanzati.

Vorrei che questi momenti potessero non finire mai più.

A WHITE HAIR SECRETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora