Centoventisette

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Quando Aprii gli occhi fuori era tutto buio così come in casa.

Tutto era silenzioso, nemmeno il più piccolo rumore.

"Jimin" chiamai il mio ragazzo, stiracchiandomi lentamente.

Nessuna risposta arrivò.

Una volta sulla sedia a rotelle andai in cucina, con la speranza di trovarlo lì.

Nulla.

Vi erano solo due pizze, ormai scongelate, sul tavolo e una tazza di caffè non finita.

"È tardi" sussurrai a me stesso e preoccupato chiamai mio fratello.

"Rispondi cazzo" imprecai.

"Yoongi" rispose Seokjin.

La sua voce era dura, inquietante quasi.

"Jin, non trovo Jimin. Puoi venirmi a prendere? Lo dobbi.."

Fui fermato dalla sua risata.

"Che hai da ridere?" chiesi.

"Dopo quello che gli hai fatto, pensi davvero che lui tornerà a casa? È scappato Yoongi. Ha letto i tuoi messaggi con Chan ed è corso a casa di Jungkook."

Per un attimo volli solo scomparire.

Perché avevo accettato l'invito di Chan?

"Non è come sembra davvero, non ci ho fatto nulla, noi eravamo solo.."

Fui bloccato ancora.

"Mi fai schifo. Non cercarlo. Non andare a casa di Jungkook perché tanto nessuno ti aprirà. E l'unica cosa che quel ragazzino oggi mi ha detto, è che gli sarebbe piaciuto sposarti, ma adesso per te prova solo ribrezzo e non più amore"

Riattaccai, non volendo sentire altro.

Presi un piatto e lo lanciai contro il muro: cadde a terra in mille pezzi, proprio come me. Come il mio cuore.

Mi accasciai a terra, buttando la sedia a rotelle in un angolo con le mani.

Piansi, piansi tanto.

Quella notte, il sangue che sgorgò dal mio corpo, fu tanto.

Volevo farmi male, come io avevo fatto a Jimin.

Io senza di lui non ero niente e allora, se Jimin non mi voleva, che senso aveva vivere?

Nessuno.

Pervert Boy|| Yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora