Cap 4 - "Darak"

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Darak, l'albero della vita, una divinità protettrice, oggetto sacro per i Kariskir: un arbusto di dimensioni enormi, paragonabile al diametro di cinque o, addirittura, più querce insieme.
Molti Kariskir trovavano rifugio alla sua ombra durante i tempi difficili, altri andavano lì a pregare, altri ancora chiedevano risposte.
Taeyong era diretto lì per molte di queste cose.

Si era sdraiato, stanco della giornata pesante, tra le sue radici; queste tutte intorno a lui, davano l'idea di proteggerlo e di accudirlo come un figlio.
Il muso poggiato su una roccia, coperta appena da un manto di muschio verde.
Le orecchie scattavano ogni tanto, solleticate dal vento.
Chiuse gli occhi e riposò, cercando di liberare sia mente, che corpo da ogni pensiero negativo.
Rimase circa mezz'ora a godersi quell'atmosfera paradisiaca.
Poi si sentì finalmente pronto; si alzò prendendo la sua forma umana e si avvicinò al tronco maestro.
Poggiò delicatamente la mano sulla sua possente corteccia, sentendo con ogni polpastrello il ruvido legno che lo costituiva, come se in questo modo l'albero potesse percepire non solo le sue parole, ma anche i suoi sentimenti.
Iniziò a raccontargli ciò che aveva visto quel giorno: il lupo, il suo sguardo, la ferita, suo padre.
Ad un certo punto sentì un eco dentro di sé, come se Darak gli stesse veramente dando delle risposte, così si concentrò stupito, su quel sussurro e cominciò a percepire alcune parole.
"Perché?" Sentì un tono straziato.
"Perché sono così?"
Taeyong non capiva.
Era confuso.
Cosa gli stava dicendo Darak? O meglio, era veramente possibile che gli stesse parlando?
"Non ce la faccio più..qual è il senso della mia vita"
Rimase in ascolto, in silenzio, poi improvvisamente si risvegliò in lui un ricordo di quando era piccolo.

Stava di nuovo sulle cosce del suo babbo, ad udire una delle sue tante storie e questa raccontava proprio dell'albero sacro.
"Si narra che, se due creature toccano allo stesso momento Darak, una può sentire i pensieri e le preghiere dell'altra. È per questo motivo che i kariskir vanno a turno."

Taeyong sbatté le palpebre più e più volte, tornando alla realtà.
In quel momento capì che non era Darak a parlargli, ma che dall'altra parte, un'altra creatura stava chiedendo aiuto all'albero sacro, proprio come stava facendo lui.
"Voglio morire" dicevano quelle preghiere.
Così curioso, prese a camminare intorno all'albero, senza mai togliere la mano dalla sua superficie e quando percorse circa metà della sua circonferenza, trovò davanti a sé un ragazzo; questo teneva la testa poggiata al tronco e il pugno piantato nella corteccia, come in un gesto di disperazione e rabbia.
Quando però si accorse della presenza di Taeyong, scattò indietro sorpreso, quasi spaventato.
I due si scambiarono uno sguardo profondo, come se già si conoscessero.

***

Corse e corse ancora lungo la foresta, schivando gli alberi, finché le possenti zampe non cominciarono a bruciargli e il fiato a mancargli.
Il sapore del sangue riempiva ancora la sua bocca e aveva la nausea.
Inciampò stanco, su una delle tante radici che spuntavano dal terreno e rotolo su sé stesso più e più volte, finendo col muso a terra e senza forze.
Uno sbuffo uscì dalle narici del suo grande tartufo nero.
Era stufo di correre e ormai era abbastanza lontano da quello che aveva appena fatto.
Senza volerlo, si trasformò in umano e si accovacciò su se stesso, chiudendosi nel suo mondo di solitudine.
"Perché l'ho fatto?"
Continuava a ripetersi.
Non riusciva a levarsi dalla testa quell'atto violento che aveva appena commesso.
Appoggiò la schiena su un albero, sospirò e si addormentò abbracciato tra le sue radici.
Sognò di nuovo quella scena; lui che feriva quel kariskir.

Si risvegliò dopo circa una mezz'oretta, oramai abituato a veder scorrergli quella scena davanti gli occhi.
Non sapeva cosa fare, né dove andare; non aveva un posto.
Era rifiutato dal mondo intero.
Come ultima spiaggia gli restò solamente il caro vecchio Darak.
Ormai lo considerava la sua casa, il suo unico amico e compagno nella vita.
Non poteva nemmeno vederlo spesso, altrimenti avrebbe rischiato di incrociare la sua strada con quella di qualche altro kariskir, il che lo spaventava a morte.

Camminò per tutto il tempo, con il capo chinato verso terra, trascinando i suoi passi senza vita.
Quando arrivò davanti al suo cospetto, gli sfuggì un sorriso quasi impercettibile, quel sorriso che normalmente, rappresenterebbe la gioia di avere qualcuno ad aspettarti.
Accarezzò la sua possente corteccia e ci appoggiò dolcemente la guancia, stringendolo in un abbraccio di tutto affetto e nostalgia.
"Mi sei mancato" disse mostrando un sorriso più sincero.
Darak era l'unico che c'era per lui, l'unico che lo ascoltava e quel giorno ne aveva proprio bisogno, così iniziò a sfogarsi.

"Darak ma perché sono così? Che esisto a fare? Nessuno mi vuole, non ho nessun posto dove stare.
Non ce la faccio più...qual è il senso della mia vita?"
Urtò il tronco con il pugno, senza usare particolarmente un ingente forza; aveva paura potesse fargli del male.
Poggiò, con una certa disperazione, la testa all'albero.
"Voglio morire" disse.
Improvvisamente avvertì d'istinto una presenza alla sua destra e quando, voltandosi, vide un ragazzo, indietreggiò sorpreso.
Lo guardò a lungo e riconobbe quel volto che lo tormentava da tutto il giorno:
Era il kariskir che aveva ferito qualche ora prima.

"Scusa non volevo spaventarti" disse Taeyong alzando le mani.
"Mi hai seguito?" Chiese quasi tremando il ragazzo dagli occhi color ghiaccio.
"Cosa? No..veramente io"
Si grattò la nuca con imbarazzo.
"Ho sentito ciò che dicevi attraverso Darak e mi sono incuriosito. Non sapevo ci fosse qualcun altro, non volevo sentire i tuoi pensieri"
Cercava di scusarsi, si sentiva in colpa ad aver infranto una cosa alquanto personale.
Ma al ragazzo non sembrava importare; si era imbambolato a fissare quello che poco prima aveva attaccato.
"Ehi tutto bene? Mi dispiace non volevo"
Continuò Taeyong avvicinandosi.
"Non ti avvicinare!"
Urlò quasi il ragazzo e Taeyong si bloccò seduta stante.
"Non mi importa se hai sentito...ma sta lontano da me"
Guardò il suo braccio bendato e strinse i denti talmente forte, da far sanguinare le gengive.
"Lasciami in pace" disse infine prima di andarsene.

Taeyong rimase fermo, con un'espressione ferita e dispiaciuta.
Era tentato di seguirlo, ma già aveva oltrepassato il limite, avendo ascoltato una cosa che non gli apparteneva e anche se sin da piccolo si era dimostrato un kariskir di una curiosità fuori dal comune, non si sarebbe permesso di andare contro il volere di qualcuno.
Ciò che non capiva, era come mai quel kariskir, perché sicuramente lo era, fosse così riluttante nei suoi confronti.
Possibile che lo conoscesse già? O era semplicemente il suo carattere.
La curiosità continuava a crescere.
Voleva sapere.

Quando fu sicuro di esser sparito dal raggio di Taeyong, il ragazzo si nascose dietro un albero e si chiuse nelle ginocchia, come un bocciolo al freddo.

⭐Noirmoon Kariskir⭐Where stories live. Discover now