PER ASPERA AD ASTRA

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29 Agosto 2009
<<Ragazzi mi raccomando, non allontanatevi troppo da dove siamo noi e state sulla riva perché a largo è troppo pericoloso>> ci disse nostra madre sistemando le sdraio dove poi ci si sarebbero seduti lei, papà e tutti gli altri genitori dei bambini che erano venuti al compleanno di mio fratello.
<<Si mamma va bene>> rispondemmo in coro io e mio fratello prima che, tutti noi bambini scappassimo saltellando verso l'oceano.

I miei avevano voluto festeggiare il compleanno di mio fratello al mare, proprio perché io e mio fratello lo adoravamo.
Ci piaceva arrivare la mattina presto, quando non c'era quasi nessuno e noi potevamo liberamente correre sulla sabbia per chilometri e chilometri senza essere disturbati, con solo una leggera brezza che ti faceva compagnia scompigliandoti di poco i capelli.

Ci piaceva andare nell'acqua con le maschere e le pinne, alla ricerca di fondali marini e pesci dai mille colori.

Ci piaceva anche giocare a Beach volley con i nostri genitori, quando c'erano quelle giornate uggiose e il sole non aveva intenzione di prevaricare sui nuvoloni che gli stavano davanti.
Solo che, quel giorno non demmo ascolto alle parole di nostra madre, eravamo talmente felci che non pensammo alle conseguenze.
Ma del resto eravamo bambini, io avevo dieci anni e Tommy ne aveva compiuti appena tredici.
Quello era un giorno importante, ed eravamo a casa nostra,a Miami Beach in una delle spiagge più belle di tutta la costa.
Davanti a noi c'erano miglia e miglia di spiagge splendenti che riflettevano alla luce del sole che in quel giorno splendeva più che mai.
Dietro di noi si stagliavano un'infinità di grattacieli che percorrevano tutta la costa, e in alcuni punti, secondo come erano messi, fungevano da gigantesche ombre.
Non ce ne rendemmo conto, ma io e mio fratello ci spingemmo troppo lontano dalla riva rispetto a dove erano gli altri bambini, eravamo intenti a schizzarci e a farci facce buffe.
Quando ad un tratto si avvicinò a noi un motoscafo, ma non facemmo in tempo a guardarci negli occhi che di colpo sentii una mano che mi prese  per il braccio e mi tirò su, così fece anche per mio fratello.
Ci ritrovammo sopra questo motoscafo senza un valido motivo.
All'inizio pensavamo che fosse una sorpresa di mamma e papà per il compleanno di mio fratello, ma dopo poco ci accorgemmo che non era così.

Perché quando ci voltarono di scatto, davanti a noi si presentò un uomo vestito di nero con una maschera  a coprigli il volto.

Ma la cosa che mi fece paura non era l'uomo in se, bensì la maschera.
Era spaventosa.
Era una faccia di un uomo cadaverico che non aveva un occhi e l'altro era quasi in stato di putrefazione, sorrideva malefico e mancava di alcuni denti.
La faccia era tumefatta e aveva sangue su tutto il viso e i capelli erano quasi completamente assenti.
Io per paura mi feci più indietro, fino andando a sbattere contro la ringhiera di ferro del motoscafo.
Mio fratello si girò verso di me e mi prese la mano infondendomi coraggio.
<<Ricordati che ti voglio bene>> fu tutto quello che mi disse.
Io strinsi la sua mano ancora più forte.
Lui cercava di rassicurarmi, ma io avevo capito che c'era qualcosa che non andava.
Quando girammo il volto, notammo che l'uomo stava vendendo verso di noi, al che noi scattammo in piedi e cercammo di fuggire.
Ma il tentativo fu vano perché l'uomo, più svelto di noi ci strattonò nuovamente verso di lui, ma mio fratello si girò di scatto e gli diede un morso alla gamba così da poter scappare, infatti ci mollò immediatamente.
Ringhiò arrabbiato, ma noi corremmo dall'altra parte della barca.
Ci fermammo, mio fratello mi guardò per un'ultima volta, poi mi buttò in acqua.
Io mentre stavo cadendo osservai per un ultimo istante il suo viso e la cosa che più particolarmente mi scosse furono i suoi occhi.

Esprimevano tristezza.

Poi non vidi più nulla.

Entrai a contatto con l'acqua gelida dell'oceano, ma non era niente in confronto a come era diventato un quel momento il mio cuore, di ghiaccio.
Cercai di risalire il più velocemente possibile in superficie.
Quando riemersi, la barca stava per andare via, ma Thomas urlò per farsi sentire.
<<Ricordati sempre questa frase. "Per aspera ad astra". Marghe ti voglio bene non te lo dimenticare!>> queste furono le sue ultime parole prima di andarsene per sempre.
<<Anche io>> urlai a mia volta, ma ormai era già troppo lontano affinché mi sentisse.
<<Anche io, anche io ti voglio bene>> lo dissi una seconda volta, ma questa volta lo pronunciai sussurrandolo.

Solo ora però mi accorsi che mentre la barca stava andando via, l'uomo misterioso si stava togliendo la maschera e notai che aveva una cicatrice vicino  all'occhio destro.
Quando Thomas fu lontano capii che non lo avrei mai più rivisto e con lui se ne era andata via anche la mia anima.

PER ASPERA AD ASTRAWhere stories live. Discover now