CAPITOLO 8

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Margherita's Pov
Autunno era ormai alle porte, le foglie ormai secche, cadevano una ad una sull'asfalto grigio spoglio, dando un tocco di colore che andava dal verdognolo al marrone scuro.
Un passo dopo l'altro stavo arrivando davanti alla mia università, quella mattina ero stranamente in orario, cosa che mi fece pensare che durante la giornata qualcosa sarebbe andato storto.
Non feci in tempo a finire di pensare ciò perché mentre stavo per mettere il piede in avanti, esso slittò, facendomi perdere l'equilibrio, tentai di muovere le braccia aprendole verso l'esterno sbattendole come se fossero delle ali di qualche strano uccello, forse uno pterodattilo, ma il risultato fu vano poiché mi ritrovai con il sedere che baciava in modo molto passionale il cemento sotto di lui e le gambe per aria.
La mattinata era appena cominciata.
Mi alzai con la schiena mettendomi seduta, valutai i danni cercando di capire se mi fossi fatta male da qualche parte, ma oltre ad avere i jeans sporchi di foglie sul retro non c'era nient'altro.
La testa c'era ancora.
Quella non c'è mai stata.
Voltai lo sguardo alla mia destra notando che poco più in là un gruppetto di ragazzi stava ridendo, molto probabilmente si erano gustati appieno la scena.
Ridi ridi che la nonna fa gli gnocchi.
Alzai il braccio per rivolgergli un bel dito medio.
Dolorante e con una mano sulla chiappa destra arrivai davanti all'atrio stupendomi del fatto che le ragazze erano lì che mi aspettavano a braccia conserte e con sguardo serio.
Piano piano sostenendomi al corrimano salii i tre scalini.
Dopo che le salutai loro mi stavano ancora guardando male, io le guardai confuse non campendo che cosa volessero, poi scoppiarono a ridere piegandosi in avanti e dandosi delle pacche sulle spalle a vicenda, sembravano davvero delle foche.
Capii subito che anche loro avessero assistito al piccolo teatrino che avevo messo in scena poco prima.
Stavo prendendo in considerazione l'idea che forse ogni qual volta che facevo figure di questo genere, dovessi far pagare il biglietto a tutti quelli che volessero assistere.
Sistemai meglio lo zaino che avevo sulla schiena e sbuffando mi sbrigai per andare a lezione.
Ed ero pure il ritardo ora!
Dieci metri dopo le ragazze mi affiancarono cercando di ridarsi un contegno, cosa pressoché impossibile visto che qualche risatina scappava sempre dalle loro labbra.
Una volta varcata la soglia dell'aula prendemmo posto, io emisi un gemito di dolore per essermi seduta troppo velocemente, dimenticandomi della caduta fatta poco fa.
<<Marghe, per quello che è successo pochi giorni fa, ti chiediamo davvero scusa, dopo che tu sei andata via,abbiamo riflettuto molto su quello che hai detto e abbiamo deciso che seguiremo quello che tu hai detto, perché dopo tutto non possiamo farci mettere i piedi in testa da una come lei>> Natalie venne vicino a me ponendo una sua mano sul mio braccio come a volermi dire che lei c'era insieme a tutte le altre e ci sarebbe stata.
<<Vero, dopo tutto ormai siamo amiche no?>>mi girai dietro dove era seguita Piper insieme ad Alexa facendomi l'occhiolino.
Sorrisi.
In quel momento, dopo tutto quello che avevo passato e dopo la botta al sedere che avevo preso non potei fare a meno di incurvare le labbra verso l'alto e mostrare a quelle cinque piazze scatenate che ora erano diventate mie amiche, un sincero sorriso.
Forse dopo anni ero pronta a ricominciare a riprendere in mano la mia vita e a godere di tutte le cose belle che si manifestavano nella nostra piccola e breve esistenza.
Ero talmente presa da pensieri felici che mi frullavano nella testa da non rendermi neppure conto che il professore era entrato in classe da parecchi tempo e aveva già iniziato la lezione.
La campanella che segnava la fine della lezione era da poco suonata, stamattina gli argomenti che avevamo trattato erano stati davvero interessanti, ma devo dire che anche i professori avevano fatto il loro lavoro, buona parte del nostro apprendimento dipendeva anche da loro.
Se fossero entrati in classe già con una faccia annoiata e priva di qualsiasi emozione, dovevamo essere consapevoli che una buona parte degli studenti non sarebbe piaciuta la loro materia, oppure non sarebbero stati in grado di cogliere tutte le sfumature che sono all'interno di essa.
È scientificamente provato che un alunno che viene costantemente motivato anche solo da un piccolo interesse per la propria materia da parte del professore, ha molta più voglia di apprendere tutto quello che l'altro gli può insegnare rispetto ad uno demotivato perché non gli viene insegnato nulla con piacere e devozione.
Dal banco presi tutte le cose che avevo disposto sopra per poi riporle nello zaino e avviarmi verso la mia prossima aula, salutai frettolosamente le ragazze e una volta uscita dall'aula cercai di capire in quale direzione sarei dovuta andare per il mio prossimo corso.
Dopo due o tre corridoi più tardi mi ero resa conto di essermi persa.
Sbuffai sbattendo lei mani sulle gambe provocando un suono sordo che rimbombò per tutto il corridoio.
Ero da sola quindi sperai che quelli che erano nelle aule mi avessero sentito sennò in quella giornata avrei fatto la mia seconda figura di merda.
Ma di certo quella non sarebbe stata la prima volta.
Cercai di capire dove diavolo ero finita.
Guardai gli armadietti ma mi sembravano tutti uguali, dello stessa tonalità di blu di chi ci faceva parte anche il mio.
Allora con cautela mi avvicinai alle aule sperando di non essere colta in flagrante da qualche bidello che stava girovagando per i corridoi.
Dopo essere arrivata vicino alla porta di un'aula, mi appiattii al muro di lato ad essa, per poi allungare il collo verso la finestrella trasparente per cercare di capire che cosa si presentasse nel mio campo visivo.
Vidi dei ragazzi seduti ai loro banchi, alcuni annoiati, altri che si stavano lanciando tra di loro palline di carta e altri ancora invece che sembravano delle macchine da scrivere per quando stavamo scrivendo veloce sui loro quaderni per non perdersi neppure una virgola di quello che diceva il professore.
Diedi una rapida ispezione, cercando di vedere se c'era qualcuno di famigliare.
Scorsi tutti i banchi, quando trovai Vince e Derek seduti nei banchi infondo che fissavano la lavagna con sguardo sognante.
Chissà a cosa stavano pensando.
Assottigliai lo sguardo per decifrare quello che c'era scritto alla lavagna, la cosa fu veramente un'impresa visto che tutto quelle parole messe a caso sembravano in geroglifico.
Quando poi una parola tra tutte attirò la mia attenzione.
Polmonite.
Che cosa?
Ero finita nei corridoi di medicina!
Un brivido di terrore mi attraversò il corpo.
Se scoprivano che ero qua non me la sarei cavata tanto bene.
Cercavo di ipotizzare in quale modo io potessi svignarmela senza destare nell'occhio, visto che non ero una persona molto silenziosa, anzi.
Valutai i possibili danni, la traiettoria in cui sarei dovuta andare, valutare le angolazioni, eventuali incontri con qualsiasi tipo di persona, quando all'improvviso la porta alle mie spalle si aprì di scatto, non lasciandomi il tempo di staccarmi da essa  che per la seconda volta in quella giornata finì con il sedere a terra.
Tra l'altro ho pure ribattuto sullo stesso punto di stamani cavoli!
Chiusi gli occhi, volevo morire.
Ero sdraiata, con la schiena a terra e le gambe piegate, quando nemmeno due secondi dopo nell'aula rimbombarono risate di tutti i ragazzi presenti, perfino i secchioni stavano ridendo di me.
Aprii gli occhi, tanto ormai la mia bellissima figura l'avevo già fatta.
Ma fu un grosso sbaglio.
Sopra di me, con il corpo protratto in avanti che mi guardava con sguardo curioso c'era lui.
Ancora una volta, ma non è possibile, ero davvero finita nella sua classe?!
Ma qui qualcuno mi aveva tirato una maledizione!

PER ASPERA AD ASTRAWhere stories live. Discover now