CAPITOLO 16

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Margherita's Pov
Natale era alle porte, e tutta l'aria Natalizia era piombata improvvisamente in un battito di ciglia intorno a noi.
Tutta la città era stata addobbata per la festività.
Ma non era di certo il natale che mi aveva accompagnato in tutti quegli anni a New York.
Se mi aspettavo di vedere una fredda e nevosa giornata e una città coperta dalla neve mi sbagliavo di grosso.
Il clima a Miami era completamente diverso, era mite e di certo la gente non andava in giro con pesanti cappotti di lana coperti da sciarpe o guanti.
Anzi andava al mare con il costume e strani cappelli in testa che ricordavano vagamente Babbo Natale.
Non me lo ricordavo il natale così a Miami.
Ero davvero piccola quando mi trasferii con la mia famiglia a New York.
Ma ora che c'ero, potevo dire che mi piaceva tutto questo.
Ero un'amante del caldo afoso e avere il Natale, che era la mia festività preferita insieme al caldo era davvero un mix perfetto.
Oggi pomeriggio ero uscita presto dall'università, diciamo che mi avevano più prelevato che essere uscita da sola con le mie gambe.
Già, le mie amiche mi avevano presa di peso e portata a fare shopping per trovare dei regali di Natale.
Alla fine mi convinsero, dato che dovevo trovare qualcosa anche io, visto il mio l'imminente ritorno a
New York dai miei genitori e da Matilde.
E quindi non sarei potuta andare là con le mani vuote e senza nulla.
Quindi, in sostanza erano le quattro e ci trovavamo all'interno del ventesimo negozio passato in rassegna quel pomeriggio.
I miei piedi dolevano, e stavamo chiedendo pietà in quel momento.
Ogni volta che cercavo di sedermi, una delle ragazze mi prendeva per un braccio e mi portava a sperdere in qualche reparto a me sconosciuto, chiedendomi un parere su tutte le cose che le capitavano tra le mani.
Alla fine, con una scusa dissi che avevo trovato qualcosa di interessante dall'altra parte in un negozio, dicendo che ci saremo ritrovate all'entrata del centro commerciale.
Una volta uscita, lasciai un sospiro di sollievo, sistemandomi meglio la borsa che avevo a tracolla.
Camminai osservando i vari negozi che superavo di volta in volta ai miei lati.
C'erano davvero tante cose, troppe per i miei gusti.
Alla fine per i miei genitori comprai dei maglioni complementari, con una renna con un naso rosso al centro e uno con la scritta Buon e l'altro Natale.
Erano davvero ridicoli, ma sapevo che erano il massimo per fargli fare una suddetta figura con i fiocchi, specialmente durante la cena della vigilia.
Dato che loro proprio dopo mangiato erano soliti tirare fuori il mio album fotografico con tutte le mie foto da piccola in cui ero nuda.
Dio che imbarazzo.
Ogni anno era sempre la stessa storia.
Quindi decisi che quell'anno mi sarei data da fare anche io, e non sarei stata da meno.
Per Matilde presi invece un nuovo paio di scarpe da corsa, visto che le sue erano ormai consumate, ma a detta sua, lei non se ne voleva sbarazzare perché ormai erano un tutt'uno con il suo corpo.
Le avrei fatto cambiare idea.
Con le buone sia chiaro, non le avrei fatto nulla di male, avrei preso solo di nascosto le sue vecchie scarpe e le avrei buttate nel bidone della spazzatura, nulla di più.
Stavo per recarmi all'ingresso dove avevo detto alle ragazze di incontrarci, quando ai miei lati trovai due negozi che attirarono particolarmente la mia attenzione.
Quello alla mia destra aveva degli articoli di pittura, tele, pennelli e vernici.
L'altro invece in esposizione aveva delle macchine fotografiche.
Subito pensai a loro due.
Edward e il ragazzo misterioso.
Non sapevo perché, ma sentivo che avrei dovuto fare qualcosa anche a loro due.
Dopotutto era Natale anche per loro.
E si sa, a Natale siamo tutti più buoni.
Entrai prima in quello alla mia destra, subito si palesò una ragazza disposta ad aiutarmi qualora avessi avuto bisogno, colsi la palla al balzo e mi feci consigliare, alla fine avevo preso qualche colore e due tele, in più alcuni pennelli appositi.
Poi mi recai nell'altro negozio e sempre aiutata scelsi una macchina fotografica.
Vagamente mi ricordavo quella che avevo visto sulla scrivania di Edward e facendo mente locale ne presi una sempre di quel modello.
Capendo che eravamo davvero sotto Natale, decisi che anche i mi sarei fatta un regalo per me stessa.
Un auto regalo, dopotutto erano i più belli e i più utili, forse.
Così uscii da un altro negozio con una nuova scatola in mano.
Quando arrivai all'entrata le ragazze mi stavano aspettando, e notandomi con tutte quelle borse tra le mani, una risata uscì dalla loro bocca.
Mi vennero incontro per aiutarmi, prendendo alcune borse.
<<Ma cosa hai preso? Poi dici di noi, ma alla fine sei stata tu che hai svaligiato il centro commerciale>> Natalie prese la borsa in cui c'era il mio regalo, barcollò per un momento, non aspettandosi che fosse così pesante.
<<Ci sono anche i vostri regali qua, quindi fate attenzione e non lamentatevi>> mentii, non volevo dire per chi fossero, poi lo avrei detto, ma non in quel momento, in realtà i regali per le ragazze li avevo presi da un pezzo.
Non ero solita fare regali ad altri, gli unici a cui li avevo fatti in quegli anni erano stati i miei genitori e Matilde, ma con loro sapevo che potevi fidarmi.
<<Okay okay, faremo attenzione>> Ella si incamminò alla mia macchina tenendo anche lei una busta.
<<Avete trovato quello che cercavate?>> sapevo che stavano cercando dei regali per i ragazzi, in particolare modo stavano aiutando Natalie a cercare disperatamente un regalo da fare per Vince.
Eh già a lei piaceva, e anche molto, e voleva sorprenderlo con un regalo degno di nota e che fosse all'altezza del ragazzo.
Io le avevo detto che non sarebbe servito, visto che loro due quando erano insieme o con il resto del gruppo erano soliti mangiarsi con gli occhi.
Infatti non capivo come mai non stessero ancora insieme; quindi continuai dicendole che il regalo perfetto sarebbe stato rivelargli quello che lei provava veramente, ma fui subito fermata da una sua mano che pigiava sulla mia bocca con forza.
Scrollai le spalle, le chiesi solamente di prendere in considerazione la cosa.
Mi promise che ci avrebbe pensato.
Non aveva trovato nessun regalo che la soddisfacesse, quindi dedussi che ora la sua testolina stesse pensando a quello che le avevo detto pochi giorni fa.
Lo vedevo dallo sguardo corrucciato che aveva in quel momento e dal fatto che si stesse mangiucchiando le unghie.
Sapevo quanto ci tenesse e sapevo anche che non voleva rovinare il rapporto che si era creato.
Ma ero sicura che non lo avrebbe fatto.
Una volta caricato e messo il tutto nel bagagliaio con un tocco di classe, che equivaleva ad una manata, chiusi lo sportello.
Mi girai completamente verso le ragazze salutandole una ad una e promettendoci che ci saremo riviste l'indomani mattina in università.
Stavo per azionare la macchina, quando il trillo del mio telefono ruppe nell'abitacolo facendomi capire che mi era arrivato un messaggio.
Presi la borsa che stava nei sedili posteriori e tirai fuori il telefono.
Era un video, da Summer.
Sbloccai il telefono per aprirlo e vedere il contenuto.
Subito vidi me in primo piano con un bicchiere di qualche strano alcolico che tenevo in mano.
Una me ubriaca se la stava ridendo, scuotendo la testa da una parte all'altra.
Poi la voce di Summer interruppe il mio teatrino.

PER ASPERA AD ASTRAWhere stories live. Discover now