CAPITOLO 4

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Margherita's pov
Erano ormai le undici passate e più passava il tempo più mi sentivo logorare dentro per come mi ero comportata oggi, sia ne miei confronti che in quelli di Edward.

Edward.

Ormai era continuamente nella mia testa, non facevo altro che pensare a lui.

Era come un pallino fisso che tutte le volte pigiava nella mia testa come a ricordarmelo.

Gli dovevo delle spiegazioni, ma non avevo il coraggio, già, con lui stavo diventando sempre più codarda.

Non lo sono mai stata, ma con lui ho paura.

Come del resto non mi fido di nessuno, sono molto selettiva per questo ho solo un'amica, molte volte mi sono domandata il perché, ma non sono ancora riuscita a darmi una risposta.

Forse perché sono strana io, oppure sono strani loro, non so, ma non mi piace le cose che fanno i ragazzi della mia età come ubriacarsi fino a vomitare anche l'anima, andare in discoteca a rimorchiare oppure spendere un sacco di soldi per andare a fare shopping, si, voglio dire, va bene bere, andare in discoteca e comprare vestiti, ma con una certa moderazione.

Mi ricordo ancora quando i miei compagni di classe del liceo mi prendevano in giro perché arrivavo in ritardo, oppure perché non ero come "loro" cosa che non ho mai neanche capito cosa significasse.
Ma a me non è mai interessato nulla, io facevo il mio e questo è bastato.

Ho un carattere chiuso, questo però è stato influenzato dal trauma che ho subito da piccola.

Però quando qualcuno riuscirà a conoscermi fino in fondo scoprirà che sono una persona solare e che non smette un attimo di chiudere la bocca.

Ma con lui non riesco ad essere presuntuosa o coraggiosa, no anzi, lui riesce a liberarmi da quell'armatura che mi sono costruita per anni.

Per questo, spinta da uno strano moto di sensazioni a me sconosciute mi sono recata davanti alla porta di casa sua con solo indosso  il pigiama, che consisteva in una maglietta a maniche corte e un paio di pantaloncini e per lo più scalza.

Tanto bastava che gli dicessi solo scusa per quello che era successo oggi, e poi sarei tornata subito nel mio appartamento, si.

Ti prenderà per una sfrattata me lo sento...
Ma va, ma che dici!
Mi feci coraggio e suonai il campanello, ma niente.

Forse starà dormendo, è tardi.

Aspettai alcuni secondi, poi imperterrita suonai una seconda volta.

Ero intenzionata ad andarmene, quando ad un tratto aprì la porta e la prima cosa che fece fu rimanere stupito.

Poi mi squadrò  attentamente da capo a piedi, per poi ridermi in faccia.

Al che io non vedendoci più per la rabbia, feci per voltarmi, ma mi prese per il polso e mi costrinse a voltarmi.

<<Questa volta non mi scappi>> fu tutto quello che disse.

Non aspettavo altro.

Infatti mi strappò un piccolo sorriso, che però repressi subito sperando che non se ne fosse accorto, poi arrossii di colpo.

Si fece da parte e mi invitò silenziosamente ad entrare.

La casa aveva uno stile moderno e fresco, però era semplice.

Aveva le vetrate che usava come portafinestra per accedere all'ampio terrazzo che avevo anche io, dove si poteva godere di una splendida vista sull'oceano.
Cosa che io avevo represso perché avevo messo le tende a coprire il tutto.

PER ASPERA AD ASTRADonde viven las historias. Descúbrelo ahora