CAPITOLO 17

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Margherita's Pov
<<Mamma, Papà sono a casa>> urlai più forte che potevo, per farmi sentire.
Ero arrivata quella mattina del 24 Dicembre a New York.
Me nessuno dei miei aveva detto che poteva venirmi a prendere perché avevano da fare al lavoro, allora ci eravamo promessi che saremo visti direttamente a casa.
Ma di loro neppure l'ombra.
Chiusi la porta alle mie spalle e trascinai la mia valigia fin dove le scale davanti a me che portavano al piano superiore.
Le luci erano spente, e facevo fatica a vedere dove mettevo i piedi.
Allungai il braccio verso il muro e a tentoni cercai l'interruttore per accendere la luce.
Una volta accese per poco non mi venne un colpo.
<<Ben tornata tesoro!>> fischi di trombette iniziarono a suonare da tutte le parti.
I miei genitori e Matilde sbucarono da sotto il tavolo che era in sala facendomi una sorpresa, in testa avevano degli strani cappelli in testa e avevano addobbato tutto il salotto con degli strani festoni a festa.
Sorrisi, cominciando a ridere.
Abbandonai la valigia facendola cadere ai miei piedi e andai da loro abbracciandoli tutti e tre insieme.
Loro erano la mia famiglia.
E mai nessuno ci avrebbe potuti separare.
Mia madre colta da questo mio improvviso gesto, rimase pietrificata.
Mio padre fece finta di nulla e si buttò nell'abbraccio che avevo iniziato.
Mentre Matilde cercava di farmi il solletico sotto alle ascelle.
Quando vidi mia madre in un angolo della sala che stava per scoppiare a piangere, mi avvicinai subito a lei incastrandola in un abbraccio.
Ricambiò subito affondando la testa nell'incavo del mio collo.
Sapevo che stava per incominciare a piangere.
Era sorpresa per il fatto di avermi vista così felice come mai prima d'ora.
Dopo la scomparsa di Tommy, non avevo più sorriso così tanto e non mi facevo abbracciare quasi mai da nessuno.
Pensavo che la sua scomparsa fosse stata colpa mia, che se quella volta avessimo dato retta a nostra madre, forse ora saremo tutti qua felici e contenti.
E per questo che avevo cominciato a punirmi.
Mi ero convinta che la colpa fosse mia e che quindi non dovessi più sorridere per nulla al mondo, non dovevo ricevere più nessun abbraccio.
Non dovevo essere più felice.
Non mi meritavo un'amica come Matilde e non mi meritavo dei genitori come i miei.
Erano stati così comprensivi con me e non mi avevano mai lasciata sola, anche quando gli urlavo che dovevano lasciarmi.
C'erano sempre stati e sempre ci sarebbero stati.
<<Tesoro mio, come sei cambiata>> con la voce rotta mi strinse ancora di più a se
<<Mamma non sono cambiata, sto cercando di andare avanti>> un sospiro uscì dalle mie labbra.
Sapeva quanto mi era costata dire quella frase.
Non ero ancora del tutto pronta, ma era grazie a loro e a quei ragazzi scatenati che avevo incontrato a Miami se ora ero così.
Specialmente grazie ad Edward.
Mi stava facendo riscoprire il senso della vita.
Che bisognava viverla ogni giorno e non sprecare neppure un secondo.
Scacciai subito la sua figura, dato che l'ultima volta che ci eravamo visto mi ero arrabbiata con lui.

Sei gelosa!
No finiscila.

Mia madre sciolse l'abbraccio, prendendomi la testa tra le mani e lasciandomi un bacio leggero sulla fronte.
Si asciugò quelle poche lacrime che erano sfuggite al suo controllo, cercando di non farsi vedere da Papà e Matilde.
<<Allora tesoro, con i ragazzi che hai conosciuto a Miami come ti trovi? E con quel ragazzo che mi hai detto che hai conosciuto? Com'è che si chiama?>>
le sue mani finirono sulle mie spalle, riprendendo in mano la situazione e iniziando a farmi una serie di domande a raffica, peggio di un'interrogatorio.
<<Mamma, una domanda alla volta per favore, sono appena arrivata e poi penso che Matilde ti abbia già raccontato tutto>> affermai decisa togliendomi dalle spalle le sue mani.
Mi sedetti sul lungo divano che era dispongo ad elle nel grande salone per poi togliermi le scarpe e poggiarlo delicatamente sul pavimento.
Fortuna che era riscaldato.
Il clima a New York era completamente diverso da quello di Miami.
Qui tutti a causa del freddo erano coperti con sciarpe, cappelli e chi più ne ha ne metta.
Il giorno prima dovetti rovistare nel mio armadio e cercare qualcosa di pesante da poter mettere una volta arrivata a Miami.
Tra l'altro per quei giorni era pure prevista una bella nevicata.
<<Oh beh, in effetti Matilde ci ha raccontato qualcosa>> mia madre volse lo sguardo verso la mia amica, quest'ultima la guardò compiaciuta.
Come minimo le aveva raccontato tutto per filo e per segno.
Ci sentivamo ogni giorno e come lei mi raccontava tutto, anche io di conseguenza facevo lo stesso.
E non mi stupirei se le avesse detto anche del succhiotto che Edward mi aveva fatto.
Dei succhiotti vorresti dire.
Te ne ha fatto più di uno.
Portai inconsciamente la mano a toccare il punto in cui mi aveva segnata.
Anche se sapevo che non era solo lì che mi aveva segnata.
Mi alzai dal divano prendendo la valigia che avevo lasciato cadere precedentemente.
<<Scusate, ma ora mi vado a fare un doccia, dato che sono abbastanza stanca, ci vediamo dopo>>dissi afferrando il manico della valigia e salendo le scale che portavano di sopra.
Sentii un va bene tesoro a dopo dai miei genitori.
Poi dei passi dietro di me che mi seguivano.
Sapevo per certo che era Matilde.
Una volta arrivata in camera, posai a valigia di lato alla porta.
Quando vidi il letto davanti a me, mi ci fiondai a capofitto, producendo un tonfo sordo.
Subito dopo Matilde si buttò sopra la mia schiena facendomi male.
<<Aia>> soffocai una risata tra le coperte
<<So che ti sono mancata>> mi abbracciò poggiando la testa sulla mia
<<Già, tanto>> sospirai girandomi di lato la testa per lasciarle un bacio sulla guancia.
Tra le due quella che si esponeva di più era la mia migliore amica.
Io non tanto, stavo più sulle mie.
Cercavo di esprimerlo con i fatti e non con le parole.
Ma avevo deciso che avrei cambiato anche quel mio lato.
Non potevo fare così, sennò tutte le persone sarebbero scappate da me.
<<Però mi devi raccontare l'ultima parte, quella che mi sono persa, sono rimasta alla parte dove lui ti ha rifatto un succhiotto>> salì sopra la mia schiena facendomi ancora più male.
Non sarei uscita viva da qui oggi.
Buttai la testa sul cuscino.
Quella giornata sarebbe stata davvero lunga.

PER ASPERA AD ASTRAOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz