CAPITOLO 18

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Margherita's Pov
<<Tanti Auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri piccola e dolce Margherita>>
Fui svegliata da questa breve canzoncina, come ogni anno.

Il 28 dicembre era arrivato, così come anche il giorno del mio compleanno, la solita canzoncina veniva cantata dai miei genitori e da Matilde.

Quest'anno erano diciannove.

Con la mia solita pigrizia mi alzai lentamente dal letto, piantando i gomiti sul materasso.
I miei si erano seduti ai piedi del letto, mentre la mia migliore amica era vicino a me, facendo attenzione a non far cadere il piccolo dolce che avevano preparato quella mattina, sul letto.
Con cautela, me lo avvicinò al viso, dicendomi di spegnere la candelini sopra, ma aggiungendo  eh prima avrei dovuto esprimere un desiderio.
Come da otto anni a questa parte espressi il solito desiderio.

Avrei voluto che Tommy tornasse a casa sano e salvo.
Lo volevo con tutta me stessa.

Ma ogni anno questo desiderio veniva sempre più a scemare, con il tempo avevo capito che non c'erano più possibilità di una sua possibile apparizione.

Mentre nel profondo del mio cuore, una parte di me credeva che lui fosse ancora vivo e sperava sempre che tornasse da me.

Avrei fatto di tutto pur di riaverlo vicino.

Chiusi gli occhi e soffiai sull'unica candelina presente sulla torta.

Mi sistemai meglio sul letto, sedendomi a gambe incrociate sotto le coperte calde del piumone.

I miei genitori si avvicinarono stringendomi in un abbraccio di gruppo a cui partecipò anche Matilde.

<<Oh la mia bimba sta crescendo sempre di più>> mio padre mi diede un bacio tra i capelli.

<<Papà ti prego>> un lamento misto ad una risata lasciò la mia bocca.

Loro tre iniziarono a ridere coinvolgendo alla fine anche me.

Diciamo che non riuscivo a rimanere seria per più di dieci secondi con loro.

<<Tesoro scusaci, oggi avremo dovuto passare tutta la giornata insieme, ma purtroppo è successo un imprevisto e ci tocca andare in ospedale>> improvvisamente l'aria di festa mutò drasticamente, facendo calare una serietà che a me non piaceva per nulla.
Mia madre sospirò pesantemente.

Sapevo che ai miei dispiaceva non poter passare il giorno del mio compleanno con me, ma sapevo anche che se dovevano andare in ospedale, voleva dire che si trattava di una vera e propria emergenza.

<<Tranquilli, non fa nulla, potete andare, io e Maty tanto avevamo intenzione di uscire>> mi voltai verso la mia migliore amica, facendole l'occhiolino per far sì che mi regresse il gioco.

<<Oh si sì, è vero, devo andare anche a prepararmi se non vogliamo fare tardi>> annui più volte con la testa, cercando di essere il più credibile possibile.

Non seppi dire con precisione se mia madre ci cascò per davvero, oppure fece finta di crederci, fatto sta che mi lasciò con un bacio sulla guancia e una carezza, seguito da mio padre che mi spettinò i capelli come suo solito.

A quel gesto alzai gli occhi al cielo per poi ridacchiare.

Dopo dieci minuti sentii la porta di casa che si chiudeva, segno che i miei erano usciti.

PER ASPERA AD ASTRAWhere stories live. Discover now