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La campanella dell'ultima ora finalmente suonò, congedando gli studenti, che, come al solito, sparirono dalla classe in pochissimi minuti, se non secondi.

Newt, invece, si prese tutto il tempo per sistemare ordinatamente le sue cose nella borsa a tracolla, selezionando i libri che avrebbe lasciato a scuola e quelli da portare a casa per studiare.
Con cinque di essi in mano, il ragazzo si avviò verso l'uscita della classe, i corridoi erano quasi vuoti e nessun professore era in giro.

Il ragazzo raggiunse il proprio armadietto, ripose i libri al suo interno e infine si avviò verso l'uscita.
Nel giardino della scuola non era rimasto più nessuno, vi erano solo alcuni studenti all'infuori del cancello, tra i quali anche alcuni suoi amici, che probabilmente lo stavano aspettando.

«Newton, muoviti!» urlò Gally, con le mani a coppa intorno alla bocca.

Il biondo alzò gli occhi al cielo, infastidito dal fatto che, adesso, anche gli studenti che conosceva solo di vista lo stessero guardando.
Nonostante fosse arrivato verso gennaio dell'anno precedente, Newt rimaneva una novità per tutti, in quella scuola, cosa che sicuramente il ragazzo non sopportava.

«Gally, grida un'altra volta in quel modo e giuro che provvederò personalmente a staccarti quella cacchio di lingua» lo minacciò Newt, quando lo raggiunse.
Ovviamente scherzava, anche se, da una parte, era infastidito davvero.

«Certo, certo» il ragazzo dai capelli neri fece un gesto noncurante, alzando gli occhi al cielo.

«Allora, oggi pomeriggio si studia a casa di chi? Abbiamo un test di matematica da affrontare prima del fine settimana» disse Clint, soffermandosi con lo sguardo su Newt.

Così come Alby, Gally e Jeff.

«Oh no, non guardate me. Casa mia sarà anche libera, ma deve rimanere pulita» disse il diretto interessato, sistemando la fascia della borsa a tracolla, che gli stava per scivolare dalla spalla.

«Oh dài, Newt. Per favore, sei un genio in matematica e a casa tua si sta molto più tranquilli» cercò di persuaderlo Jeff.

«Scordatelo» tagliò corto Newt, rivolgendogli un'espressione piena di contrarietà.

«Va bene, allora venite a casa mia» disse Alby, ricevendo un'occhiata di gratitudine da parte di Newt.

L'ultima cosa di cui aveva bisogno era un gruppo di amici che creasse caos in casa sua.

«Alle quattro?» propose Clint, con assenso da parte di tutti gli altri.

«Ti dispiace se porto Elizabeth?» domandò Newt ad Alby, con un mezzo sorriso di scuse.

«Nessun problema, quella bambina è tranquillissima, oltre che adorabile» rispose il ragazzo di colore, con il solito tono serio.

Newt sospirò, «Grazie mille, Alby.»

Alby fece solo un cenno con la testa, dopo di che i cinque ragazzi si divisero per raggiungere le rispettive fermate e quindi le loro case.

Newt si maledì per aver dimenticato gli auricolari a casa quella mattina, non poteva nemmeno ascoltare un po' di musica per tenersi impegnato ad imparare i testi delle canzoni.

Mentre camminava, adocchiò la solita folla di studenti che aspettava il suo stesso bus, tra i quali vi era il gruppo di ragazzi con cui era nata una certa rivalità, almeno, da quello che gli aveva raccontato Alby.

Newt seppe riconoscere Minho, il ragazzo asiatico che sembrava essere costantemente circondato da ragazze, spavaldo e presuntuoso com'era.

Benjamin, altrimenti chiamato Ben, che era uno dei giocatori migliori nella squadra di basket e che, però, in quanto aspetto fisico lasciava un po' a desiderare.

Skinny Love | Newtmasحيث تعيش القصص. اكتشف الآن