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Il rumore di un altro tuono irruppe nel silenzio della casa, Newt si voltò verso il proprio letto, sul quale Lizzy riposava beatamente, per assicurarsi che, nel sonno, la bambina non si fosse spaventata.
Dormiva supina, il respiro regolare e lento, il suo piccolo petto si alzava e abbassava in modo quasi impercettibile.
I capelli scuri erano sparsi disordinatamente sul cuscino, Newt sorrise appena, guardandola.
Sembrava un piccolo angelo.

Quel venerdì pomeriggio era probabilmente uno dei più pacifici che avesse mai passato: gli allenamenti erano stati annullati a causa del temporale che aveva portato sia pioggia che, nel tardo pomeriggio, neve.
C'era la possibilità che il giorno seguente la scuola sarebbe rimasta chiusa, Newt leggeva di tanto in tanto i messaggi che si stavano scambiando sul gruppo i componenti della squadra di basket.

Il ragazzo si alzò dalla sedia, per mettere i libri che sarebbero serviti il giorno seguente - nel caso le lezioni si sarebbero svolte regolarmente - nello zaino.

Il cellulare continuava a vibrare ad ogni messaggio che riceveva e la lucetta blu che indicava l'arrivo delle notifiche si accendeva spegneva a ritmo regolare.

Newt prese il dispositivo ed uscì dalla propria stanza, ma solo dopo aver acceso la lampada del comodino, per non lasciare Lizzy completamente al buio, una volta spenta la luce.

Recuperò un libro da leggere tra i vari gialli che possedeva sua madre, nella libreria della sua camera, per poi stendersi sul divano.

La prima settimana di dicembre era stata molto stressante e la seconda non era stata da meno. Tra compiti in classe e interrogazioni, Newt aveva passato interi pomeriggi sui libri di scuola.

Ciò, da un lato, era stato positivo, perché non aveva avuto modo di preoccuparsi per la tensione creatasi tra lui e i suoi cosiddetti "amici", che continuavano a comportarsi come se avesse fatto qualcosa di imperdonabile, lui non riusciva nemmeno a capire cosa potesse aver creato quell'improvviso distacco.

Aveva tenuto la mente impegnata, sì, ma a volte i pensieri lo avevano colto alla sprovvista, investendolo come una folata di vento gelido.

Newt chiuse il libro di scatto, prendendo il cellulare in mano.

Le notifiche dei messaggi continuavano a farlo vibrare, le ignorò, aprendo direttamente la rubrica e cercando il contatto di Gally.
Fece partire la chiamata, sperando che il ragazzo rispondesse.

Avvertiva una sensazione strana e molto poco piacevole all'altezza dello stomaco, che si accentuò nel momento in cui la chiamata venne aperta.

«Newton, come mai mi chiami a quest'ora?» domandò Gally, senza un tono particolarmente allegro.

Una fitta fece contorcere lo stomaco di Newt: non solo aveva pronunciato il suo nome per intero, cosa che non accadeva praticamente da quando si erano conosciuti, ma non sembrava nemmeno felice di sentirlo, non era solare come sempre.

«Basta con questi giochetti, Gally» esordì, riuscendo ad acquistare un tono di voce sicuro, «Che diamine succede a te e ad Alby?»

«Non so di cosa parli. Si può sapere perché sei arrabbiato?» disse l'altro ragazzo.

Newt posò il libro sul tavolino davanti a sé, socchiudendo gli occhi e tenendo il cellulare vicino all'orecchio.

«Non fare finta di non sapere a cosa mi riferisco. Sono giorni che tu e Alby non mi rivolgete la parola, non mi aspettate più all'uscita da scuola, mi evitate in tutto e per tutto. Mi pare il minimo, pretendere delle spiegazioni» disse, mantendo un tono calmo, anche se dentro di sé ribolliva di rabbia, accompagnata da frustrazione.

«Sono cose che non ti riguardano, Newton, non puoi pretendere che ti si debba dire tutto. Ognuno ha i suoi segreti» ribatté Gally, con una certa freddezza, «Oggi Thomas non ti ha chiamato?» aggiunse, tagliente.

Skinny Love | NewtmasDonde viven las historias. Descúbrelo ahora