22.

505 48 55
                                    

Newt si sistemò i ciuffi ribelli, spostandoli verso il lato destro. Stava lasciando crescere i capelli e adesso gli arrivavano poco sotto le orecchie, quasi a sfiorare le spalle. Si era trovato a pensare che li apprezzava maggiormente, così.

Era quasi giunta la fine di maggio, il caldo cominciava a farsi sentire e le giornate belle erano ormai una costante. Il ballo di primavera si avvicinava, difatti a scuola non si parlava d'altro, come nel periodo d'autunno. Questa volta, la festa sarebbe stata organizzata all'esterno, nel grande giardino che circondava l'edificio scolastico.

Quel sabato, però, per Newt era un punto interrogativo. Aveva passato il pomeriggio a studiare, scambiando qualche messaggio coi ragazzi. Pareva essere tornato tutto alla normalità nell'ultimo periodo, si era accorto che le partite di basket del secondo trimestre erano state un fattore molto importante, che aveva stranamente influenzato in maniera positiva i rapporti tra i ragazzi. Non che non mancasse un certo distacco, ma almeno ora si degnavano di guardarsi in faccia.

E quella sera, Newt si era deciso a lasciare George. Si erano organizzati per vedersi, sarebbe andato a casa sua verso le nove e, probabilmente, la serata si sarebbe conclusa molto prima del solito. Questa volta, non avrebbero certo dormito insieme.

Ne aveva parlato prima con Thomas, poi con sua madre, e infine aveva sentito anche il giudizio di Teresa. Il risultato era stato che era sicuro di voler porre fine a quella relazione, perché non poteva permettersi di portare avanti qualcosa che lo faceva sentire soffocato, anche se George non era esageratamente protettivo, lo era comunque fin troppo per i suoi gusti. Inoltre, non vi era equilibrio riguardo ciò che Newt riferiva a George e viceversa.

Così, una volta pronto, Newt si sentì molto più teso. Raggiunse il divano, dove sua madre stava leggendo e sua sorella, a terra di fronte a lei, era intenta a disegnare, come sempre.

Céline alzò lo sguardo dalla pagina e incontrò gli occhi di suo figlio, evidentemente preoccupati. Gli rivolse un caldo sorriso e disse: «Ricorda ciò di cui abbiamo parlato. Va' e fa' la scelta che ti rende più felice. Capisco che tu sia nervoso, Newt, ma vedrai che, con calma, George capirà.»

Il ragazzo annuì senza troppa convinzione, com'era possibile che già avvertisse il senso di colpa? Non andava affatto bene in quel modo, doveva essere più sicuro di sé.
E saltò fuori un altro fattore: da quando aveva cominciato a stare con George, in tale senso era calato molto, non riusciva a prendere determinate decisioni per paura che potessero in un qualche modo far del male al suo ragazzo.

Quasi ex ragazzo, si corresse mentalmente, mentre salutava sua madre e sua sorella con un bacio, prima di uscire.

Si incamminò verso la casa di George a passo veloce, effettivamente aveva fretta e voleva che tutto finisse il prima possibile, anche se non aveva neache la minima idea di come avrebbe cominciato il discorso una volta arrivato il momento.

Il suo cellulare vibrò: una chiamata dal suo quasi ex ragazzo.
Come si sentiva ridicolo.

«Ehi» rispose semplicemente, con esitazione nella voce.

«Dove sei?» chiese George, «Sono le nove e dieci, ti fai attendere!» il suo tono aveva un che di scherzoso, ma a Newt parve ci fosse una punta di acidità.

Per dieci minuti di ritardo si permetteva di chiamarlo? Ma faceva sul serio?

«Dammi il tempo di arrivare, George» il biondo deglutì, trattenendosi dal sospirare.

«Sento la tua mancanza» mormorò l'altro ragazzo con voce suadente, «E ad ammetterlo, anche quella del tuo corpo...»

Newt strizzò gli occhi, sentendo come un conato di vomito. Gli si strinse lo stomaco per il disgusto che provava, e non aveva nemmeno idea del perché la stesse facendo così tragica anche il suo corpo, oltre che la sua mente.

Skinny Love | NewtmasWhere stories live. Discover now