23.

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Lizzy continuava a girare intorno al tavolo della cucina, ridendo ad alta voce. Newt la stava rincorrendo, mormorando di tanto in tanto "se ti acchiappo...", l'aveva minacciata di farle il solletico perché si era rifiutata di andare in bagno a lavare le mani quando sua madre glielo aveva chiesto.

Céline, che stava maneggiando i piatti, in procinto di apparecchiare, rischiò di essere letteralmente investita dalla bambina, quest'ultima si trovò improvvisamente intrappolata tra la madre e il fratello.

«Nooo!» urlò quando Newt la prese dai fianchi, caricandola in spalla, lei si contorse cercando di scendere, ma era estremamente piccola rispetto al ragazzo, non aveva alcuna possibilità di contrastarlo.

«Adesso vedi che ti faccio, piccola monella» mormorò lui, sedendosi subito dopo sul divano con lei in braccio. Cominciò a farle il solletico, le risate sovrastarono anche i suoni prodotti dai cartoni animati in televisione.

«Basta... Ewt... dai!» continuò a contorcersi finché il ragazzo non smise, Lizzy era senza fiato ma felice.

Nell'ultimo periodo lo aveva preso come un gioco, tutte le volte che era Céline a chiederle di lavare le mani prima di mangiare, lei rifiutava, e così con Newt finivano sempre allo stesso modo. Era un divertimento per entrambi.

«Adesso fila in bagno» le disse lui, la bambina sbuffò, ma scese dal divano, finalmente ubbidendo.

Anche Newt si alzò, andò in cucina per finire di apparecchiare, mentre sua madre spegneva i fornelli.

«Com'è andata ieri sera?» domandò Céline, il ragazzo riuscì a non sussultare né bloccarsi, continuò a sistemare le posate senza lasciar trasparire il fatto che in realtà avesse avvertito una brutta sensazione all'altezza dello stomaco.

«È andata» esordì, scrollando le spalle, «Gli ho detto come stanno le cose, che i sentimenti da parte mia non sono gli stessi e tutto. Ci è rimasto evidentemente male, ma non posso farci nulla» concluse in breve.

«Può succedere. Non sempre i sentimenti son ricambiati e niente obbliga nessuno a tentare di controllarli cercando forzatamente di provare qualcosa per qualcuno. Hai fatto bene a dirglielo, Newt, sono contenta che sia stato capace di gestire la situazione in questo modo. Molto spesso so che i ragazzi alla tua età tendono a giocare» mimò le virgolette nel pronunciare l'ultima parola, «e a non prendere seriamente ciò che provano.»

Newt annuì, «Credo poco che qualcosa del genere a questa età possa durare, comunque» mormorò.

«Mh, su questo potresti anche aver ragione, ma non del tutto» replicò sua madre, «Dipende sempre dalle persone e dal loro modo di essere, dalla serietà, dall'interesse che provano, dalla maturità... una serie di fattori che rendono tutte le situazioni l'una differente dall'altra, ecco.»

«Lui quando lo hai conosciuto, mamma?» si permise di domandare.

«Alla tua età, Newt. E siamo stati bene insieme, sia nel periodo in cui la nostra era una semplicissima amicizia, sia dopo, quando a vent'anni ci siamo fidanzati. Siamo sempre stati bene. È questo quel che voglio ricordare di me e lui, ciò che è venuto dopo è accaduto con una persona che non era lui.»

Vedere come gli occhi di lei si scurissero ogni volta che ripensava a colui che sarebbe dovuto essere suo padre faceva scaturire in Newt un senso di protezione nei confronti di sua madre, oltre che rabbia verso quella persona che li aveva lasciati con una facilità esemplare, come se non fosse mai accaduto nulla tra lui e Céline.

Si sedettero a tavola per cenare, continuando a conversare tranquillamente.

Newt aveva un legame con Céline che si poteva definire quasi raro, tra una madre e un figlio. Lei era la donna che lo aveva ispirato sin da bambino, la donna alla quale avrebbe voluto assomigliare una volta cresciuto, che voleva render fiera, e sapeva di starci riuscendo.
Nonostante la mancanza del padre, delle cose che erano andate storte, poteva ritenersi felice di quella che era la situazione attuale, non gli mancava nulla, aveva due donne magnifiche accanto a lui, la sua famiglia, pensandoci in quel momento gli fece nascere un sorriso spontaneo sul volto.
Guardò Lizzy che rideva, col nasino sporco di cioccolato del budino che stava mangiando, e sua madre che la chiamava "monella" sorridendo.
Céline non si era incattivita, non aveva perso nessuna delle sue qualità migliori, nonostante la perdita che doveva averle causato chissà quanto dolore.
Lui non poteva certo immaginare o, ancor meno, ricordare come fosse stata sua madre dopo l'abbandono, dopo esser stata lasciata dalla persona con cui credeva di passare il resto della sua vita.

Skinny Love | NewtmasWhere stories live. Discover now