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L'atmosfera era tutto meno che tranquilla, a scuola. Gli studenti non facevano altro che parlare della partita e, a quanto pareva, erano tutti informati del fatto che Minho non giocasse e che a sostituirlo fosse Newt, il quale si sentiva costantemente al centro dell'attenzione, quella mattina.

Rimanere a scuola e usufruire della mensa - che, da quel che ne sapeva lui, veniva utilizzata solo dal primo al secondo anno - non era una delle migliori idee che si potessero prendere in considerazione, visto che le doti culinarie delle cuoche erano scarse, per sentito dire.

Newt aveva pensato di andare a pranzare in compagnia di Alby e Gally, come il sabato precedente, ma visto che non aveva trovato i due ragazzi ad aspettarlo, all'uscita, aveva supposto che si fossero organizzati già per propri conti, senza metterlo al corrente di nulla.
Non voleva giungere a conclusioni affrettate, così, mentre camminava lungo la strada che collegava la scuola ad un viale della città pieno di bar e ristoranti, il ragazzo decise che avrebbe parlato con i suoi amici dopo la partita.

C'erano studenti ovunque si puntasse ad andare, probabilmente la partita fungeva anche da scusa per non tornare proprio a casa.

Newt aveva deciso di lasciare il proprio borsone in uno degli armadietti della palestra, poco prima di uscire da scuola e si era ritrovato a pensare che aveva fatto la scelta migliore, perché portarsi in giro il peso dei libri sommato a quello dei vestiti non era decisamente vantaggioso.
Nei locali c'era moltissimo movimento, quasi fosse tarda serata anziché ora di pranzo.

Entrò in un bar di piccole dimensioni, allestito in stile moderno, che visto da fuori non sembrava poi così pieno.
Newt prese posto ad un tavolino su un soppalco, vicino ad una finestra che dava a vedere sulla strada.

Una cameriera gli portò immediatamente il menù, salutandolo con un sorriso forse troppo caloroso. Doveva essere una ragazzina, forse quanto lui, i suoi capelli erano scuri e raccolti in un disordinato chignon poco sopra la nuca, gli occhi color nocciola si illuminarono.

«Oh, tu devi essere Newton Gray! Una mia amica mi ha parlato di te... oggi giochi, vero? Io sono Rachel Delmont, abbiamo un solo corso in comune, nonché storia dell'arte. Dubito tu mi abbia mai notata ma è un piacere fare la tua conoscenza!» disse velocemente la ragazza, porgendogli la mano.

Lui gliela strinse, rivolgendole un sorriso, «Lavori qui part-time?» le domandò, non sapendo cos'altro dire, dato che a quanto pareva lei già lo conosceva.

A Newt bastò poco per capire che probabilmente doveva essere stata Teresa a parlarle di lui, era l'unica del corso che lo conosceva bene e non per pettegolezzi sentiti in giro.

«Sì, il sabato purtroppo mi tocca fare sempre una corsa dalla scuola a qui, cambiarmi con una velocità degna di una supereroina e cominciare a lavorare. Lo faccio solo per iniziare a raccogliere un po' di soldi da mettere da parte per il college. Per quanto poco sia, farà la differenza. Ne sono sicura» il sorriso non le abbandonò mai il volto, Newt pensò che doveva essere una ragazza ottimista.
Sicuramente, non era timida.

«Ti lascio il tempo per decidere cosa mangiare, sarò di nuovo qui tra qualche minuto» soggiunse Rachel, per poi allontanarsi verso un altro tavolo.

Newt diede un'occhiata ai primi piatti, ma alla fine optò per mangiare qualcosa di più veloce.
Come promesso, Rachel tornò da lui per l'ordinazione meno di dieci minuti dopo.

«Allora, cosa ti porto?» domandò la ragazza, tenendo un blocchetto e una penna in mano.

«Il panino numero 725, da bere una bottiglia d'acqua, grazie mille» disse, lei annuì, poi prese il menù per portarlo via.

Newt avvertì la vibrazione del cellulare, quando lo prese vide la notifica di un messaggio da parte di Teresa e alcuni dal gruppo con Gally, Alby, Clint e Jeff.

Skinny Love | NewtmasWhere stories live. Discover now