Good vibes

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Erano le tre inoltrate di notte, la mia mente iniziava a fare cilecca, a causa dell'alcool e della stanchezza. Avevo perso di vista Lauren, forse era tornata a casa o forse si era spostata nel locale. Ricordo solo che Shawn esce con me dal locale e vediamo la Maserati di lei parcheggiata, appena ci soffermiamo a guardarla, le luci ci accecano e fa una manovra per parcheggiarsi davanti a noi. Il finestrino si abbassa e Lauren senza fiatare fa un cenno della testa, che mi fa capire di salire su, per tornare a casa. Saluto Shawn con il nostro solito bacio sul lato della bocca e salgo, barcollando, nella sua macchina.

Non ricordo se mi sono addormentata durante il tragitto o se è la mia testa che ubriaca mi ha buttato in un intenso stato di trance, ma ricordo solo di aver vomitato a bordo strada, dopo aver picchiettato il braccio di lei all'improvviso, che ha capito subito cosa stava per succedere vedendo la brutta cera che avevo in viso.

Tornate a casa mi sentivo già meglio, avevo rimesso l'alcool in eccesso e adesso avevo solo i sensi accelerati. Lauren prende la mia borsa, scende dal posto guida e mi apre lo sportello prendendomi da un braccio, non in modo dolce, ma come un padre incazzato prenderebbe sua figlia ubriaca, dopo che è stato tutta la notte in ansia per lei.

Entriamo in casa e sbatte la porta, senza curarsi degli infissi che ho temuto potessero crollare. Inizia a sbottonarsi la camicia senza guardarmi. Sì, quella sera si era messa una semplice camicia di lino beige, larga e fresca, e dei pantaloni neri eleganti. Io accaldata dalla serata ero vicino al muro, con la sensazione di dover stare immobile lì, senza fare altri danni.

"Và a cambiarti.", il suo tono è decisamente incazzato e fermo.

Non riesco a muovere mezzo muscolo, la guardo non mettendo a fuoco la situazione, lei alza la testa una volta rimasta in pantalone e reggiseno, e mi prende il viso dal mento, come una bambina, premendo le mie guance, "Ho detto và a cambiarti."

Ingoio, spaventata dalla sua azione improvvisa ed eccitata dalla sua autorità. Era lì, più alta di me nonostante fossi sui tacchi, con i suoi capelli neri e selvaggi, che mi tiene stretto il viso minacciosamente mentre i suoi occhi mi frustano, con addosso solo un pantalone nero molto sexy e quegli addominali in vista.

Appena mi lascia malamente il viso, mi giro su me stessa avviandomi in stanza, ma la sua voce roca mi fa fermare, "Non ti ho detto di farlo in camera."

Inizio a sfilarmi il vestito davanti ai suoi occhi infuocati di desiderio e rabbia. Barcollo un po', brilla e faccio in tempo ad abbassarmi per togliere i tacchi che sento le sue mani bollenti prendermi il polso e portarmi in camera da letto.

"Sul letto."

Mi siedo, fissandola impaurita e in estasi dalla sua figura, con ancora i tacchi addosso e l'intimo. Lei in piedi divarica appena le gambe, e inserisce i pollici nei passanti dei suoi pantaloni, osservandomi in questa posizione. Mi sento toccare dai suoi occhi.

"Adesso mi prendo ciò che mi hai promesso, vero, ragazzina?"

Io digrigno la mandibola, tesa, e annuisco poco convinta. In questi momenti mi terrorizzava, nonostante mi affascinasse molto.

"Sei una sporca ragazzina, lo sai?", mi dice in tono sprezzante.

Io resto immobile senza nè annuire nè negare. Lei carica una mano in alto, senza tirarmi però nessuno schiaffo, "Hai perso la lingua!? Per fare pompini la bocca ti funziona."

"N-non ho fatto nessun-"

La sua mano forte prende il mio collo e lo stringe, io sussulto sotto la sua stretta e la guardo confusa già dall'alcool.

"Non fiatare, se non te lo chiedo."

Appoggiata al materasso con le mani, stringo le lenzuola per resistere alla presa di lei.

I WANT YOU || CAMREN || The Epic Records ExperienceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora