Chapter Six

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La stanza di Louis era piuttosto piccola, le pareti erano semplici tinti di una vernice smaltata blu coperta da diversi strati di poster tra i quali si scorgevano Sex Pistols, Guns N' Roses, Beatles e Nirvana, l'armadio era piccolo e occupava solo un angolo della stanza, era aperto e al suo interno si vedevano numerose magliette piegate e altrettante arrotolate, pochi centimetri dividevano il letto singolo dalla scrivania. questa era occupata da numerosi spartiti, un portatile nell'angolo era collegato alla pianola incastonata nella scrivania e al microfono professionale che rimaneva sospeso agganciato al suo supporto, alcune foto erano appese come ad incorniciare il grande poster dei Ramones che spiccava tra gli altri. in un angolo dietro la porta c'era una chitarra elettrica decisamente non nuova. -è un po' in disordine, ma non mi aspettavo di venir qua a provare - cercò di scusarsi il moro mentre prendeva uno sgabello dal corridoio lasciando così la sedia alla ragazza, come risposta lei si limitò ad alzare le spalle e sedendosi silenziosa osservava ciò che la circondava. Louis la guardava studiandone movimenti e reazioni così da cercare di capire il casino che regnava nella sua testa platinata, la osservava silenzioso guardandone i lineamenti morbidi e definiti le sue labbra carnose e colorate dal violaceo innaturale del rossetto, gli occhi dello stesso colore dell'oceano in tempesta, i capelli innaturali che la allontanavano ancora di più da chi era realmente da ciò che voleva seppellire.

-allora- iniziò a parlare il ragazzo con un tono basso della voce –non va...-continuò, Brittany alzò lo sguardo verso di lui corrugando la fronte –non possiamo pensare di vincere se continuiamo così- scuoteva la testa leggermente guardando il pavimento –dobbiamo prima imparare a conoscerci- ora gli occhi del ragazzo erano nuovamente fissi su quelli di lei –pensaci, cosa abbiamo concluso in queste settimane?- una domanda retorica alla quale Britt non sapeva rispondere, cosa avevano risolto? Una patetica cover di Wanderwall, era una cosa scontata che altre 10 mila persone come minimo avevano già fatto, e per vincere il premio, quei due avevano bisogno di MOLTO di più, qualcosa che va oltre una cover, oltre un Mash-up, dovevano interpretare la musica, viverla e trasmettere le emozioni, e con tutta quella freddezza e apatia che Brittany dimostrava verso il moro non avrebbero fatto altro che colare a picco.

-e cosa avresti in mente?- chiese facendo sorgere sul volto del ragazzo un enorme sorriso – beh...la musica è il modo migliore per conoscere qualcuno-  lei alzò un sopracciglio, cosa aveva intenzione di fare? –non ti metterai a cantare e a ballare voglio sperare...non siamo in high shool musical – Il volto di Louis si rattristò lasciando sporgere il labbro inferiore –e io che volevo fare sharpey-

Brittany pov

Scossi la testa lasciandomi sfuggire un sorriso divertito, certo che era proprio un'idiota... qualcuno bussò alla porta e quando questa si aprì la donna di prima, la madre di Louis, entrò reggendo una specie di Woki toki –tieni il Baby monitor, non dovrebbe svegliarsi ma sai com'è...- dice sorridendo, in braccio teneva una bambina appena nata che giocherellava con i capelli della madre, Lou si alzò prendendo l'oggetto, si abbassò poi per baciare la piccola sulla fronte e la madre sulla guancia – okkey a dopo- sorrise ritornando alla sua statura normale, un piccolo sorriso sul suo volto mi creò una morsa nello stomaco, come se mi avessero appena tirato un pugno nello stomaco –ricordati le gemelle-  disse la donna uscendo dalla porta chiudendosela alle spalle, osservai Tomlinson smanettare con il telefono, ancora quel sorriso sul volto, cosa si provava? Continuavo a chiedermelo e richiedermelo, cosa si prova ad amare delle persone così, la cosa più vicina ad una famiglia, che io abbia mai avuto è stata Dolores, ma non è la stessa cosa, non ricordo natali felici passati a ridere e scherzare, non ricordo compleanni con auguri e abbracci, ricordo solo regali costosi privi di sentimento, cene eleganti e sofisticate dove io ero sempre quella "imbarazzante". Le parole mi uscirono da sole, incontrollate –ci tieni tanto eh?- alzò lo sguardo  verso di me posando il telefono sulla scrivania, la fronte si aggrottò lasciando un'espressione confusa sul ragazzo –alla tua famiglia- chiarì a voce bassa, lui sorrise annuendo –Sono tutto per me- disse semplicemente. Il discorso finì così, le mani del ragazzo scivolarono velocemente sulla tastiera riproducendo poche note senza una metrica, abbozzate li a caso, sorrise ancora togliendo la mano dai tasti, iniziò a frugare fra i fogli sparsi sulla scrivania, pochi secondi dopo ne estrasse uno mostrandomelo. Uno spartito ordinato e chiaro riportava le note di una delle mia canzoni preferite, in alto con una scrittura affrettata c'era scritto il titolo "R U MINE?" le note iniziarono a risuonare nell'aria le mani di Tomlinson sfrecciavano adattando la canzone ad una versione acustica e presto, la scena in camera mia con "Wonderwall" si ripeté.

And the thrill of the chase moves in mysterious ways 

So in case I'm mistaken, 

I just wanna hear you say you got me baby 

Are you mine? 

R U MINE? – Arctic Monkeys

Author's pov

 Ci volle un po' per convincere Britt ad andare con Louis a prendere le due sorelle, camminavano per strada l'uno distante dall'altra, le braccia tatuate del ragazzo trasportavano una carrozzina nella quale dormiva ancora beato il piccolo Ernie –non ti mangio mica- rise appena il ragazzo osservando la bionda, questa teneva le mani al sicuro nelle tasche del giubbotto, la testa era bassa mentre osservava i propri piedi, che poi, stava solo pensando a mille cose che non dovevano esserci nella sua testa, alzò la testa al ridacchiare del ragazzo che la osservava una decina di passi più avanti –eh?!- chiede confusa – ce l'hai con me?- si poteva notare il leggero rossore sulle guance solo se si era abbastanza vicini –certo che ce l'ho con te, non c'è nessun altro qui- disse –oltre mio fratello- ridacchiò fermando la sua camminata e aspettando che la bionda lo raggiungesse.

Le due bambine arrivarono saltellando dal grande portone della scuola, erano praticamente uguali, capelli biondi e lisci tagliati alla stessa maniera, gli occhini azzurri classici in famiglia Tomlinson e portavano addirittura gli stessi vestiti, solo che di colore diverso. Una di loro portava in mano un foglio che porse al fratello, questo lo lesse attentamente annuendo di tanto in tanto.

-Britt- si rivolse alla ragazza seduta su una panchina poco distante da lui –cureresti 10 minuti Ernie? L'insegnante vuole parlare con qualcuno, faccio subito- la bionda strabuzzò gli occhi incredula –non so curare i bambini- disse velocemente provocando le risate del ragazzo – devi solo, non fartelo rapire, non è difficile, tanto non si sveglia neanche con le cannonate questo qua- portò la carrozzina vicino alla ragazza, che esalò un sospiro come a dire " se proprio devo farlo..." le fece l'occhiolino e a bassa voce, quasi un sussurro –grazie- schioccandole in fine un bacio sulla guancia che lei non riuscì a scansare.


Just Another Sunny Day [Louis Tomlinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora