Chapter Ten

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Osservavo quel vestito da più di dieci minuti e non capivo cosa diavolo ci trovava mia madre di bello.

Un abito in stile antica Grecia, copriva fino al ginocchi finendo con una gonna a palloncino, il punto vita era segnato da una fascia,la stoffa che copriva il petto era morbida e larga così da accentuare le poche curve che avevo. Il colore rosa pesca stonava completamente con il chiaro della mia pelle. Un aborto di alta moda direi.

Sistemai I capelli sulla spalla destra, come sempre liscissimi, cercai di attenuarmi con i colori del makeup ma ciò che riuscì ad ottenere fu solo una misera variante marroncina del solito smooky eye.

Scesi le scale quando sentì il campanello suonare.  Trovai i miei genitori davanti alla porta sorridenti pronti ad accogliere gli ospiti.

Mia madre indossava un abito lungo, nero con una scollatura vertiginosa sulla schiena, aggiungerei in'appropriata e volgare per una persona della sua età.

Mio padre indossa uno smoking nero con delle scarpe laccate di nero, una cravatta verde e il fazzoletto rosso, così da restare in tema natalizio.

Ci sedemmo a tavola e l'argomento principale era come sempre "Affari" come ogni classica cena di natale, li sentivo ridacchiare a pessime battute mentre con disgusto giocavo con il cibo nel piatto - Basta parlare di lavoro- disse all'improvviso l'uomo, aveva si e no l'età di mio padre,  i capelli neri e ben ordinati, vestito quasi uguale a mio padre ad eccezione per la cravatta e il fazzoletto.

-Guardate la bellissima figlia che avete- mi sentì tirata in ballo, alzai lo sguardo notando l'aria dubbiosa dei miei genitori. Mia madre si schiarì la gola ero pronta alla raffica di difetti che elencherà con no chalance davanti a perfetti estranei -Si...bellissima..- si sforzò di assumere un sorriso, tre, sapevo già cosa sarebbe stato in cima alla lista, due, mi accorsi che i miei pugni si stringevano sempre di più dal nervoso che quella donna mi preoccupava, uno, eccola era partita e un treno in corsa non si ferma... - Se non si truccasse così tanto lo sarebbe ancora di più- appunto, la mia mascella si tese incontrollata, sentivo le unghie quasi perforare i palmi delle mani -e quei capelli...sono troppo chiari- continuò,  il respiro si faceva pesante - Anche il linguaggio a volte non è dei migliori...- mi guardava con quei suoi labbroni rifatti, la pelle tirata, non riusciva nemmeno a sorridere - E potresti sorridere un po' ogni tanto- il mio corpo si mosse, il cervello non aveva più il controllo.

Mi alzai lasciando la pesante sedia di vetro frantumarsi alle mie spalle il volto dei presenti era allibito mentre io mi poggiavo con le mani sul tavolo chinandomi verso mia madre - Vaffanculo- dissi senza mostrare emozione - Io non sorrido...ma ne sono ancora in grado...- scandì le parole stringendo le dita sempre di più ai bordi del tavolo - Stupida bambola gonfiabile- sputai andandomene dalla stanza dandogli le spalle slacciai il vestito lasciandolo scivolare lungo il corpo rimanendo così in sottoveste -DOVE CREDI DI ESSERE?- mio padre mi rincorse lungo il corridoio - A casa mia- dissi chiaramente afferrai la borsa dall'appendiabiti e uscì di casa sbattendo rumorosamente la porta dietro di me, senza prima cacciare un bel dito medio.

L'ira mi bolliva così tanto in corpo che per un po' non sentì nemmeno il ghiaccio sotto la mia pelle,  ma ora ero li quasi un'ora dopo seduta, rannicchiata su una panchina con il freddo che penetrava da ogni lato della sottoveste,  stupida Brittany neanche una giacca ti sei presa!

Avevo gli occhi arrossati per il mio continuo cacciar dentro le lacrime. Aprì la borsa tirando fuori una sigaretta, l'accesi e mi strinsi di nuovo su me stessa.

E ora? Che faccio? Dove vado? Di tornare a casa non se ne parla, tra poco se ne andranno e a quel punto tornerò.

Mi guardai intorno sentendo uno sguardo bruciare su di me, ma non c'era nessuno dovevo trovare un posto dove andare e

solo una persona mi veniva in mente di chiamare...l'unica persona che il mio orgoglio mi impediva di chiamare.

La sensazione era agghiacciante, e non per la temperatura bassa che c'era, continuavo a sentire lo sguardo perforare la mia pelle.

Guardai le mie mani sotto la luce giallognola del lampione, tremavano e se le toccavo erano insensibili, digitai il numero.

***

Sentivo i passi avvicinarsi svelti, quasi correndo verso di me. Un sospiro di sollievo mi invase quando lo vidi. Indossava un maglioncino con delle renne, dei skinny jeans neri e ai piedi le vans che portava sempre, i miei occhi si incrociarono ai suoi -Cazzo, Britt!- mi corse in contro abbracciandomi forte, la sua mano strofinava sulla mia schiena, in qualsiasi altra situazione avrei evitato quest'effusione, ma mi dava calore...e conforto -Sei congelata- sussurrò stringendo ancora di piú le braccia, io lottavo per non far uscire le lacrime sei forte Brittany,  non crolli per così poco ma ormai le lacrime rigavano già il mio viso.

Louis sciolse l'abbraccio sfilandosi di dosso il maglione, scoprì così una maglietta leggera a maniche lunghe. Mi infilò il maglione, lo guardavo stupita, lo aveva dato a me..ora lui aveva freddo per me -Ma ora... - cercai di dire, ma la voce mi si spezzò e lui mi strinse ancora e mi prese in braccio portandomi fino all'auto.


Just Another Sunny Day [Louis Tomlinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora