Capitolo 9

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Ogni persona mostra agli altri solo un quarto del proprio cuore. L'essere umano non è coraggioso tanto quanto lo è la luna, che mostra tutte le sue facce al mondo intero.

~Roberta Fierro, Come una freccia al cuore

Cordelia

Ci smaterializzammo alla fine di una discesa che ci avrebbe portato direttamente nella piazza del paese dove si teneva la festa, avevamo usato il cellulare per trovare un luogo abbastanza isolato in cui apparire senza destare sospetti. La musica giungeva chiara anche per orecchie mortali già in quel punto, non osavo immaginare quanto fosse alta sul luogo.

La piazza era gremita, vecchi, giovani e bambini riempivano i tavolini predisposti per la cena ma altrettanti stavano ballando sulle note della musica di dubbio gusto che la band sul palco stava suonando.

Senza dargli tempo di protestare o proporre altro, afferrai la mano di Altair per portarlo direttamente nel bel mezzo delle danze. Osservava gli umani intorno a lui affascinato seguendone goffamente i movimenti, e menomale che erano dei semplici balli di gruppo che anche i bambini conoscevano!

«Non ridere, odio questi cosi

Se prima mi stavo trattenendo dallo scoppiargli a ridere in faccia, poi fu impossibile non farlo. Sembrava un pesce fuor d'acqua.

«Sei un principe.» Aspettai di completare la giravolta che imponeva il ritmo. «È impossibile che tu non sappia ballare.»

«Non questo genere. Mi sembra di assomigliare ad un pollo, perché non andiamo a bere qualcosa invece?»

«C'è della birra lì.» Accennai verso i gazebi dove venivano serviti cibo e bevande. «E del vino, a giudicare dall'odore nascosto sotto tonnellate di sudore.»

Qualche minuto dopo stringevamo entrambi un bicchiere di birra e Altair mi aveva fatto accomodare sulle sue gambe, pregavo che la panca su cui eravamo seduti non cedesse sotto quel peso, non mi dava l'idea di essere stabile.

«Come fai a controllarti con così tanti umani intorno?» Altair tenne la voce bassa tanto da non essere udito da coloro che ci circondavano ma abbastanza alta da farsi udire da me.

«Esperienza, età e forza di volontà.» Risposi mantenendo lo stesso tono, Altair mi guardò come se si aspettasse altro così mi affrettai a spiegargli. «Con il tempo e con lo stare sulla Terra, in un modo o nell'altro si aumenta il proprio autocontrollo. Certo, se poi a un non importa nulla di nutrirsi e uccidere qualcuno allora il discorso cambia.»

Non era un argomento di cui volevo parlare però così rigirai la domanda.

«E i tuoi poteri come funzionano?»

Un momento di indecisione precedette le sue parole.

«È complicato da spiegare, diciamo che abbiamo una connessione con gli elementi che riusciamo a controllare. Hanno una certa energia...umh no, diciamo che è come se vibrassero ad una certa frequenza.» Si passò il bicchiere da una mano all'altra e quella libera andò a scompigliare i capelli. «Non so come fartelo capire meglio, è una cosa che impariamo da piccoli, Emily lo sta facendo ora e quasi potrei dire che è tardi.»

«Emily?»

«Mia sorella. Cioè non esattamente, è la figlia di zio Azazel ma io e Dorian la consideriamo tale.»

«E quanti anni ha?»

«Sei.»

«Ed è in ritardo? Cioè controllate degli elementi, non credo che lo impariate da infanti.»

«Non abbiamo padronanza completa ma sappiamo controllarci perfettamente, Emily ha sviluppato i suoi poteri con un paio d'anni di ritardo e quindi sta imparando ora. Immagina se non fosse così, ci sarebbero incendi ogni due per tre e non hai idea di quante tende hanno dovuto cambiare a palazzo quando è stato di me e Dorian. Eravamo delle pesti.» Concluse con una mezza risata, ricordando qualcosa che però non mi raccontò.

Vulnere AmorisWhere stories live. Discover now