Capitolo 22

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That is the nature of dreams. They do not last

~Victoria E. Schwab, The invisible life of Addie Larue

Cordelia

Appena Talitha e Clary ci fecero apparire a palazzo, resistetti giusto il tempo di trovare un luogo appartato, il salone preferito della Regina, poi mi cedettero le gambe e mi accasciai a terra facendo preoccupare entrambe le donne con me.

«Cordelia, ehi, guardami» Provò a scuotermi Talitha

«Sto bene.» Risposi concentrando tutta la mia attenzione sul respirare con un ritmo normale, sapevo di poter permettermi di crollare e il mio corpo e la mia mente lo stavamo facendo, mi sentivo scollegata da tutto il resto.

«Non va bene. Cordelia, ascoltami.» Richiamò la mia attenzione la Regina, o almeno tentò di farlo. «Tieni gli occhi su di me Cordelia, sei al sicuro, lo sai?»

Non risposi provando a fermar il tremore che mi aveva preso.

Lui mi ha trovata. Sa dove sono ora. Non mi lascerà in pace.

«Cordelia, tesoro, devi ascoltarci.» Provò anche Talitha. «Stai avendo un attacco di panico e noi non possiamo aiutarti se non ci parli.»

Nulla.

Ancora una volta le parole entrarono e uscirono dalla mia mente come palloncini che volavano in cielo. Ma forse a qualcosa servirono perché tremai un po' di meno.

«Non funziona Tal, dico a Lu di far tornare Altair.»

Talitha fece un cenno rigido verso la bionda continuando a tenere la sua attenzione su di me.

«Cordelia, tesoro, Altair sta tornando ma tu devi parlarmi.»

Dopo quelle parole i miei ricordi sono frammentati, la mia mente continuava a registrare e capire quello che le due mi stavano dicendo ma, a detta loro, era come parlare a un sordo. Quel che so di quel lasso di tempo che passai in trance è che il panico regnò sovrano su di me e continuavo a formulare pensieri sconclusionati ma incentrati sul non essere più al sicuro, sul dovermene andare e sul fatto che lui mi aveva trovato. Pensieri paranoici senza dubbio ma portavo ancora le cicatrici invisibili dell'ultima volta che avevo avuto a che fare con lui.

La cosa successiva che ricordo in modo chiaro è l'aver riconosciuto la presenza rassicurante del mio compagno, a quel punto avevo smesso di tremare e non potevo che essere sollevata dal fatto che lui non mi avesse visto in quello stato. Altair si inginocchiò davanti a me, la fronte corrucciata in un'espressione preoccupata.

«Bambolina.»

Accolsi quel nomignolo come un balsamo su una ferita infetta. Altair allungò una mano verso il mio viso e mi accarezzò dolcemente una guancia. I suoi occhi si scurirono quando un singhiozzo lasciò le mie labbra.

«Sei al sicuro, Cordelia.» Scandì. «Va bene?»

Dopo quelli che mi parvero eoni, annuii e la sua fronte distese un poco.

«Bene. Ora vieni qui.»

Mi tirò a sé, avvolgendo le braccia intorno al mio corpo, quella stretta mi calmò pian piano mentre riacquisivo un barlume di lucidità.

Cominciavo a rimproverarmi per aver mostrato il fianco così tanto. Non mi piaceva farlo anche quando ero al sicuro nel lasciarmi andare, avevo imparato che far vedere delle crepe portava gli altri a sfruttarle per i loro scopi quindi meno ne scoprivo meglio era.

«Altair.» Sussurrai con voce rotta seppellendo la faccia contro il suo petto. Con lui quelle considerazioni non valevano, era il mio compagno, senza contare che mi aveva già dimostrato di non voler volgere a suo vantaggio nulla.

Vulnere AmorisWhere stories live. Discover now