Capitolo 23

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Il problema è che quando qualcosa non esce fuori, per un motivo o per un altro, ti mangia dentro. Ed è vero, provare emozioni, sensazioni, fa male a volte, ma quando non ti permetti di farlo, è peggio. Perché prima o poi dovranno uscire, e a quel punto sì che faranno davvero male.

~Penelope White, Haze. Aiutami a vedere

Cordelia

Gli occhi del Diavolo sembravano volermi trapassare da parte a parte e io mi sentivo come se dovessi danzare sui carboni ardenti. Né la Regina né il mio compagno questa volta sembravano propensi a mettere bocca in quella situazione, anzi forse se glielo avessi chiesto si sarebbero schierati dalla sua parte.

«Quando ti ho chiesto di dirci il tuo passato, intendevo ogni cosa, non qualche briciola per tenerci buoni.»

Altair aveva detto che Lucifero si sarebbe mostrato molto freddo ma quando assumeva quell'atteggiamento facevo fatica a credere si stesse affezionando a me.

Tra l'altro, il Sovrano aveva scelto di affrontare quel discorso mettendosi in una posizione che mi faceva sentire in netto svantaggio, in quel momento avrei preferito di gran lunga scappare.

«Quindi te lo ripeto un'altra volta. Il tuo passato. Tutto questa volta o ti rinchiudo qui al castello per sempre.»

«Non ho mentito su nulla, ho solo ommesso delle cose.»

Non sapevo perché sentissi così tanto il bisogno di giustificarmi ma ci provai lo stesso.

«Il che ci ha portato direttamente a ieri sera.»

Come girare il coltello nella piaga, insomma.

«Hai davvero pensato di non poterci dire che temevi quel vampiro e non solo i tuoi genitori?» Aggiunse con tono più morbido.

«Lui è il mio incubo personale, non volevo nemmeno ricordarmi della sua esistenza. Ha la capacità di rovinarmi la vita senza nemmeno essere presente, figurarsi se gli permettessi di invadermi i pensieri. Quindi non è che non volessi dirvi di lui, intendevo proprio cancellarlo dalla mia mente.»

La voce mi uscì forse più tagliente di quel che volevo ma non mi sarei scusata, sapevo badare a me stessa e non potevano pretendere che cambiassi il mio modo di farlo da un secondo all'altro.

Lucifero aggrottò la fronte.

«Cordelia non ho intenzione di cavarti le parole di bocca a forza, comincia a parlare e parti con il dire chi è lui così sapremo come comportarci.»

«L'uomo a cui i miei genitori mi avevano promesso.» Risposi di getto fissando il mio compagno.

«E hai paura di lui.» Ripeté le parole di poco prima il Sovrano forse cominciando a collegare qualche puntino, tenni gli occhi sul viso di Altair, la sua espressione era strana e intellegibile, temevo la sua reazione, anzi era l'unica di cui mi importasse.

Annuii prima di ricominciare a parlare.

«Iulius acquisì notorietà all'improvviso e il mistero su quale fosse la sua casata era grande, l'obiettivo invece era chiaro ed era quello di tutti, acquisire quanto più potere possibile. Io mi accorsi di lui quando cominciò a frequentare casa nostra al di fuori degli eventi mondani che spesso ospitavamo ma, come tutti i vampiri che mi ronzavano attorno, mi rimaneva indifferente e con lui scambiavo solamente i convenevoli d'obbligo per non sentire i mie genitori lamentarsi della mia condotta. Iulius però era determinato e mi corteggiò per mesi. Ora posso dire che lo faceva con il benestare dei miei ma allora non volevo saperne nulla. Passare il tempo con lui....» La voce mi si spense mentre cercavo di non mostrare nessuna emozione legata ai ricordi che cominciavano a riaffacciarsi alla mente, mi schiarii la voce. «All'inizio non era male, lui era sempre educato e sapeva come non far mancare la conversazione, portandola sui lidi che preferivo.»

Gli sguardi di tutti e tre erano su di me ma io avevo abbassato gli occhi sulle mie mani a cui stavo tirando tutte le pellicine che trovavo, vedere le espressioni cambiare sui loro volti avrebbe destabilizzato anche me, molto più di quanto non facessero i ricordi da soli, e io avevo bisogno di tutta la concentrazione e la forza di cui disponevo.

Respirai un attimo prima di continuare, avevo appena iniziato ma mi sembrava già che fossero passate delle ore. Non volevo ripensare ancora alla mia vita precedente ma sapevo, come mi aveva detto il mio compagno qualche tempo prima, che quello era il mio momento di piantare i piedi per terra.

«A me non fregava molto di lui onestamente, per me era un dovere imposto dai miei e basta. Un onere di certo più piacevole di altri per certi versi, ma quello era e quando le ore insieme finivano io tornavo alla mia vita come se avessi barrato una casella di una lista.»

Stavo temporeggiando, me ne rendevo conto.

«Le cose cambiarono quando i miei mi comunicarono che ero stata promessa a lui.»

«In che modo?» domandò il Sovrano, la voce tonante come il rombo di un terremoto, ma quella domanda mi spronò a rispondere direttamente. Chiusi gli occhi mentre un brivido mi scuoteva.

«Divenne violento.» Sussurrai sperando che non mi sentissero. I momenti successivi sembrarono dilatarsi all'infinito mentre, trovando ancora interessante il pavimento, non mi decidevo ad andare avanti e anzi speravo che la questione fosse chiusa lì.

«Credi che basti questo? Sputa fuori i dettagli o altrimenti non sapremo come aiutarti.»

«Lucifero, non credo che...»

«Clary non intrometterti, per favore. Cordelia, hai tutto il tempo che vuoi a disposizione ma risponderai a questa domanda.»

No, ti prego avrei voluto dire invece mi morsi la lingua e mi obbligai ad andare avanti.

«Non cambiò dal giorno alla notte, fu un qualcosa di più graduale, almeno in apparenza. Sono sicura che dentro lui sia stato sempre marcio, è solo bravo ad abbindolare tutti. Cominciò con una stretta troppo forte sul polso di tanto in tanto o uno sguardo minaccioso quando capitava che dessi troppa confidenza a un altro uomo, poi si trasformò nel non poterlo contraddire in nulla e nel non poter far nulla che lui non volesse. La violenza fisica....» La voce mi si spense mentre una lacrima, silenziosa, fece il suo percorso sulla mia guancia, la spazzai via con rabbia. Odiavo piangere. «Quella arrivò solo dopo. Non so se qualcuno oltre a Riccardo si accorse di qualcosa, dubito che importasse a qualcuno in ogni caso, ma lui era dannatamente bravo a non lasciare segni visibili o a mostrarsi benvoluto e affascinante in pubblico, e lo era di certo. Non appena riuscimmo a organizzarci in modo soddisfacente, scappai con l'aiuto di Riky senza guardarmi indietro.»

«Ti ha toccato?»

La domanda inattesa del mio compagno mi fece sobbalzare nonostante il tono fosse rassicurante come la notte precedente, i suoi occhi erano fiammeggianti e fissi nei miei. Non temevo il suo sguardo, ma le sue emozioni sì e quelle che sentivo attraverso il Legame non mi facevano sentire sicura di come sarebbe venuta fuori la mia voce. C'era rabbia, tanta, e quella mi destabilizzava, ma anche paura e apprensione. Nonostante il garbuglio di sentimenti miei e suoi, ero certa che sarebbe bastato un suo gesto per confortami, non lo volevo però, quella era la mia battaglia contro il passato da combattere e vincere.

«Cordelia, ti ha toccato?» Ripeté il Sovrano, forse messo in allarme dall'espressione sul mio volto, il tono che esigeva una risposta.

«No.» Quella negazione mi uscì più simile a uno squittio che a una parola di senso compiuto, mi schiarii ancora la voce prima di specificare. «Non in quel senso.»

Vidi la tensione lasciare almeno in parte Altair poi, con il tono più dolce che gli avevo sentito rivolgermi fino a quel momento, il Sovrano parlò ancora aprendo le braccia.

«Vieni qua ragazzina, non sai quanto ci hai fatto preoccupare ieri sera.»

Esitando, lasciai che mi abbracciasse, non riuscivo a coniugare bene la durezza che l'aveva guidato fino a quel momento con quel gesto molto più intimo ma solo una volta uscita dall'ufficio mi resi conto che Lucifero aveva capito come tirarmi fuori tutte le informazioni nel minor tempo possibile, non approvavo il metodo ma si era rivelato quantomeno efficacie.

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Un bel Lucifero preoccupato e incazzato ci mancava!

Four weeks to go, siete eccitate?

Prossimo appuntamento: giovedì

Giorgia

Vulnere AmorisWhere stories live. Discover now