Capitolo 15

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I sentimenti sono ciò che ci rendono umani. Anche quelli più complicati. O forse proprio quelli. Amore, perdita, desiderio: ecco cosa significa essere vivi davvero.

~Cassandra Clare, Fantasmi del Mercato delle Ombre

Cordelia

Non so cosa avevo fatto per meritarmi un compagno come Altair ma ringraziavo ancora di averlo trovato e soprattutto che fosse lui e non qualcun altro.

Le parole che mi aveva rivolto poco prima che anche lui facesse colazione mi avevano colpito tanto che mi ero chiesta se non avessi fatto male a non parlarne con lui prima, cioè forse avrebbe fugato molti dei miei dubbi prima che questi nascessero. Non ero ancora convinta di voler bere direttamente da lui, sapevo per esperienza che i morsi scaturivano piacere, in fondo qualche umano l'avevo morso anche io, e non dubitavo che tra compagni fosse amplificato ma rimaneva quella parte di me che continuava a dirmi e se gli facessi del male?

Ne avevo paura. Molta.

E quando quella mattina, quasi in pace con me stessa avvolta dall'odore fragrante del mio compagno, avevo percepito la sete crescere e, quasi al limite, i canini allungarsi per l'istinto che stava per prendere il sopravvento, ero letteralmente scappata dal letto e dalle braccia di Altair.

No. Non era stati piacevole provare quelle cose.

«Quindi cosa vuoi fare oggi bambolina? Oggi sono finalmente a tua disposizione e intendo esserlo per più di qualche giorno. Andassero all'Inferno tutti gli abitanti dell'Inferno!» Disse proprio il mio compagno con quella battuta che non augurerei a nessuno ma che ebbe il potere di farmi scoppiare a ridere mentre osservavo interessata i movimenti dei muscoli definiti del mio compagno prodotti dal rimettersi la maglietta.

«Volevo andare a fare un giro in qualche centro commerciale oppure c'era una fiera qui nei dintorni che sembrava carina.»

«Vada per il centro commerciale, l'altra volta mi sono divertito.»

E su quelle parole decidemmo il programma per quella mattinata, almeno finché non bussarono alla porta.

«Altair puoi aprire tu? Arrivo subito.» Finii di fare una coda ai miei capelli che non ne volevano sapere di mettersi in ordine.

«Mamma? Che ci fai qui? È successo qualcosa?» Sentii Altair domandare con la preoccupazione evidente nella voce mentre tornavo velocemente in salone.

«Mi dispiace piombare qui all'improvviso ma davvero Altair devi raggiungere tuo padre, alle Malebolge i methistamai non vogliono collaborare.»

Le parole della Regina sembravano gravi ma lei aveva parlato con voce dolce e gli occhi erano rimasti caldi, Altair si accorse della mia presenza e mi tirò vicino a lui.

«Mamma lei è Cordelia, la mia compagna. Bambolina lei è mia madre. Perdonami se faccio le presentazioni a questo modo ma sembra che a casa ci siano ancora dei problemi» Si fermò un attimo per scrutarmi in volto, non so cosa vi lesse ma poi aggiunse. «Dio, appena questa storia si sistema giuro che ci chiudiamo in una stanza da soli.»

«Altair!» Ero scandalizzata, aveva davvero detto quelle cose davanti alla madre?

«Oh bambolina, mamma non si formalizza di certo.»

Dopo aver detto quelle parole mi baciò al volo e poi semplicemente scomparve lasciandomi sola con la Regina.

L'avrei ucciso non appena mi si fosse ripresentato davanti.

Sì certo, come no.

«Ehm...» Non sapevo cosa dire. «Posso offrirvi qualcosa? Un thè? Un caffè?»

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