Capitolo 13

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Non avevamo parlato molto, nemmeno ci guardavamo, ma non importava, perché guardavamo lo stesso cielo insieme, che comunque è forse più intimo del contatto visivo. Chiunque può guardarti. È raro trovare qualcuno che vede lo stesso mondo che vedi tu.

~John Green, Cercando Alaska

Cordelia

Dovevo necessariamente trovare un altro posto dove conservare il sangue. Mi creava disagio pensare che ogni volta che Altair apriva il frigorifero per prendere qualcosa, si ritrovava davanti un ripiano pieno di sacche di sangue. Ma non era questo il momento, in primis perché dopo quello che mi aveva detto a colazione sapevo che non sarebbe stato d'accordo e poi perché la mia priorità era passare un'altra giornata con il mio compagno senza pensieri e all'insegna del relax. Quando avevo chiamato Hanna per avvisarla che sarei arrivata più in ritardo del solito lei mi aveva spinto a prendermi un giorno di riposo approfittando del fatto che quel giorno non aspettavamo fornitori o altre cose che riedessero la presenza di entrambe, avevo ceduto dopo qualche lamentela ma la verità era che anche io volevo stare con Altair.

Avevamo deciso che quel giorno avremmo fatto i turisti e ci saremmo imbarcati alla scoperta della Città Eterna, erano anni che abitavo lì vicino e, nonostante ne avessi sfiorato la periferia per arrivare ai grandi centri commerciali sul Raccordo, non mi ero mai spinta fino al centro e ancora non ero stata sotto l'ombra maestosa del Colosseo, cosa che oggi volevamo fare!

«Ci teletrasportiamo, vero?» Il principino mi propose con una faccia da schiaffi.

«Perché ho l'impressione che quella pigra tra noi due non sarò io?»

«Cosa vorresti dire bambolina?» Si avvicinò scherzosamente a me con l'aria di chi è pronto a combinare una marachella ma non mi sarei fatta prendere di sorpresa e se un momento prima ero davanti a lui, il secondo dopo ero già fuori dalla porta, benedetta velocità da vampira!

«Quindi davvero non vuoi provare l'ebbrezza di andare con i mezzi?» Gli chiesi sarcasticamente, figurarsi! Io stessa li prendevo solo se costretta, cioè quando arrivavo al limitare dei centri abitati e non potevo più permettermi di correre con il rischio che qualche umano mi vedesse, e immaginavo che Altair, abituato ad avere tutto su un piatto d'argento, avrebbe certamente propenso per usare i suoi poteri.

Questo non mi vietava, però, di prenderlo in giro.

«Ma per carità!» Rispose infatti. «Chissà cosa combinano gli umani su quei cosi infernali. Saremo fortunati se quel coso arriverà tutto intero a fine corsa.»

Appunto.

Anche se in effetti tutti i torti non li aveva.... Diciamo che l'Italia ha tante cose belle ma i mezzi pubblici lasciavano molto a desiderare. A Toronto, per esempio, o anche a Oxford o Londra, mi sarei spostata tranquillamente con i bus, godendomi gli sprazzi cittadini di queste città bellissime. Non che Roma non lo fosse, semplicemente non era godibile con quel metodo.

Altair mi raggiunse nel giardino dove ero scappata prima e mi afferrò per i fianchi, avvicinandomi al suo corpo.

«Quindi dove vuoi smaterializzarti?» gli chiesi mettendogli le braccia intorno al collo.

«Chiudi gli occhi.» Mi sussurrò con voce dolce, un bisbiglio solo per me che ebbe un effetto inaspettato. Brividi mi corsero per tutto il corpo mentre pensavo a come sarebbe stato sentire quella voce calda che sussurrava così subito dopo... ma perché già stavo pensando a quello! Ci eravamo appena baciati, maledizione! Non potevo più imputare tutto al Legame, ormai avevo già ammesso che c'era una buona dose di sentimenti dietro quelle mie reazioni, ma era anche vero che questo contribuiva ad amplificare quel che già provavo.

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