Capitolo 19

7.2K 225 9
                                    

Circondatevi di persone che vi amino per la dama che siete, non per la Regina che sarete.

~Daphne Stalwart, Il richiamo del drago

Cordelia

Altair era rimasto esaltato dalla notizia che Clary aveva lanciato ed era rimasto sveglio a parlare fino a che la porta della nostra stanza non si era aperta ed Emily aveva fatto capolino sulla soglia.

«Principessa, è successo qualcosa?» Aveva domandato subito il mio compagno quando la bambina si era rifugiata tra le sue braccia.

«Posso dormire con te?»

«Hai avuto un altro incubo, vero?»

La bambina aveva annuito stringendosi a lui, Altair mi aveva lanciato un breve sguardo interrogativo come per chiedermi cosa fare.

«Vieni tesoro, vedrai che con noi accanto i mostri fuggono.» L'avevo spronata prendendole una mano così ci eravamo ritrovati a dormire con Emily in mezzo ed Altair le aveva raccontato piccole cose finché lei non si era addormentata e, poco dopo, il mio compagno l'aveva seguita. Io avevo passato la notte ad osservarlo, con la testa troppo attiva per rilassarmi e con il cuore in pace per la vicinanza con lui.

A riscuotermi dall'immobilità che avevo assunto nella notte per non disturbarli fu il bussare che arrivò alle prime ore della mattina, ad aspettarmi quando aprii la porta trovai Azazel.

«Emily è con voi vero? Ho già chiesto a Dorian ma da lui non è andata.» La voce del demone era calma, come se sapesse esattamente cosa poteva combinare la figlia.

«Dorme profondamente.» Fu la sola risposta che gli diedi sorridendo, Azazel sospirò esasperato.

«Dimmi che non vi ha dato fastidio.»

«Tranquillo, non potevamo dire di no a quel visino.»

Dopo la colazione mi ritrovai a vagare in cerca di qualcosa da fare, ognuno sapeva in cosa poteva essere utile tranne me e mi sentivo come una statuina posta su una mensola e lasciata a sé, cosa si presupponeva che facessi? Quando lo avevo chiesto al mio compagno, Altair aveva semplicemente detto di prendere la giornata per esplorare il castello, o se volevo, di avventurarmi nel resto del Regno e, se poteva starmi bene per un paio di giorni, poi volevo qualcosa di utile da fare. Comunque avevo accolto la proposta e avevo dedicato la mattina al castello mentre ora mi stavo avventurando nella città che lo circondava.

Quello da cui mi ritrovai circondata era un ambiente che richiamava molto i villaggi in cui avevo vissuto, ora capivo da dove i demoni che costruivano quei posti prendevano spunto, ma l'architettura generale mi ricordava l'ancor più familiare organizzazione del tipico paesino italiano medioevale con le loro stradine tortuose e strette che sbucavano su ampie piazze o su viali più larghi. Uno spettacolo spesso sottovalutato da chi è abituato a vederlo ma che a occhi nuovi era da scoprire nelle piccole cose, come trovare il dettaglio sfuggito a tutti in una poesia che ami.

La mia missione esplorativa poi stava andando anche bene fino a quando non mi ero imbattuta in lei. Sapete quei personaggi di un triangolo amoroso dove si ha un'antipatia istintiva per quello che si intromette nella ship che stai amando? Ecco, appena lei mi aveva approcciato domandandomi se ero la compagna del principe che si vociferava fosse arrivata a Corte la sera prima, avevo avuto un'istintiva vampata di antipatia.

«Chi mi cerca?» Avevo chiesto mettendomi istintivamente in allerta, non per lei che con il fisico slanciato e i capelli biondi ricordava una Barbie ma per le vecchie abitudini mai andate via che tornavano prepotenti nel momento in cui qualcuno di inaspettato e sconosciuto cercava di avvicinarsi.

«Io. Per avvertirvi.»

«Di cosa?» Avevo questionato assottigliando gli occhi.

«Dell'infedeltà del principe.»

Vulnere AmorisWhere stories live. Discover now