⚜️ Alleati

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Il loro sangue si mescolò nel bacile sotto gli occhi della dea

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Il loro sangue si mescolò nel bacile sotto gli occhi della dea. Non fu un'unione sfarzosa, né sarebbe seguito il banchetto che era stato programmato, ma si svolse nella cripta reale all'ombra del gelido mutismo degli Altemura, degli Uomini Grigi e dei sacerdoti. L'indomani, un messo avrebbe annunciato per le vie di Gardros un secondo matrimonio di stampo ufficioso, a cui i cittadini avrebbero potuto assistere. Un modo, a detta di Re Alpyos, per placare gli animi e permettere a Eve di fare ammenda pubblica. Forse non sarebbe servito a molto, ma per lo meno si sarebbe mostrata disposta alla collaborazione.

Eve poggiò la mano sul braccio di suo marito e, in silenzio, uscirono da quella stanza troppo stretta, dove le figure incappucciate degli affreschi avevano assistito in imperitura immobilità all'intero rito mescolandosi alla danza di ombre dei presenti.

Si formò una breve processione lungo le scale e poi i corridoi del castello, i cavalieri a chiudere e aprire la fila, il Re subito dietro e i due sposi alle sue spalle, seguiti dai fratelli di Kytos e, infine, pochi nobili, qualche Uomo Grigio e i sacerdoti che facevano oscillare i turiboli da cui si sprigionavano nubi d'incenso.

Camminarono tra arcate ogivali e spiriti di pietra che si affacciavano dalle trabeazioni. La processione si fermò dinanzi a un'ampia porta di cedro intarsiata di scene che richiamavano l'Edda di Jahkar, dio delle vittorie, dove due maniglioni d'oro dalla forma demoniaca scongiuravano l'ingresso degli intrusi. I cavalieri si fecero avanti e spalancarono le porte.

Eve si ritrovò nell'anticamera, invasa per lo più da armature e rastrelliere strabordanti spade e scudi, di quelli che dovevano essere gli appartamenti del principe Kytos. I consorti si avviarono all'interno e l'ultima cosa che videro quando si voltarono furono i volti cupi dei reali, Re Alpyos dall'espressione ingrigita e severa, che scomparivano dietro la porta.

Attraverso un breve corridoio giunsero in quella che doveva essere la camera da notte: l'imponente letto a baldacchino giaceva in una rosa di tendaggi di broccato tirati all'indietro per svelare il materasso coperto da cumuli di cuscini. Le finestre davano su un ampio balcone che si affacciava sulla Gardros dai tetti bianchi e i comignoli che rigettavano colonne di fumo.

Eve esaminò i quadri dalle pitture cupe e volti pallidi, e gli arazzi affissi alle pareti. Uno in particolare la colpì, un'immagine dal tratto grafico che disegnava i contorni di un uomo gigantesco appollaiato sulle montagne e intento a soffiare una nube riccioluta su quella che doveva essere la riproduzione della roccaforte. Riconobbe immediatamente l'episodio della Gran Rannuvolata.

Il fuoco ardeva nel camino di pietra, dove il blasone degli Altemura campeggiava sulla sommità. L'aria fredda della sera smuoveva i tendaggi, creando un gioco di contrasti con il tepore delle fiamme.

Eve si voltò e la brezza invernale le smosse il velo d'organza e i capelli nivei. «Quindi...»

«È il momento.»

Il cuore di Eve eseguì una capriola e si rese conto di non riuscire a muoversi. Kytos le andò incontro, calcando il tappeto con l'accortezza di un cacciatore che cercava di conquistare la fiducia del cervo più raro della foresta. «Forse volete rilassarvi un po', prima.»

Bianca come il gelsominoWhere stories live. Discover now