⚜️ Yasmeen

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Un anno dopo

Le grida che avevano riempito ogni angolo del castello si spensero di colpo così come erano esplose diverse ore prima.

«Oh, per gli dèi, vuoi smetterla di fare avanti e indietro? Mi stai facendo venire la nausea» esclamò Penelope, accasciata su una panca in pietra nel corridoio, due dita sulla radice del naso e un principio di emicrania piuttosto evidente.

Kytos si arrestò nei pressi di una vetrata con le mani intrecciate dietro la schiena, immergendosi nel bagliore distorto dai vetri colorati che componevano lo stemma della casata d'Altemura. Guardò in direzione del portone incastonato nell'arco di mattoni, le pesanti maniglie che scintillavano nella luce del primo pomeriggio. Il cuore gli martellava nelle tempie, così forte da occultare ogni rumore esterno.

Si sforzò di intercettare l'occhiata della sorella. Penelope indossava un abito giallo spento e la carnagione aveva raggiunto un pallore tale da rendere visibile la ragnatela di vene sottili che si intrecciavano all'altezza delle clavicole. Nessun belletto nascondeva i difetti del volto, su cui campeggiavano un paio di profonde occhiaie, e i capelli scuri e sottili sfuggivano dal nastro della treccia.

Non che lui fosse messo meglio: se riusciva a reggersi ancora in piedi dopo una nottata trascorsa a fare su e giù di fronte all'ingresso della saletta in cui operava Bayard, lo doveva soltanto all'adrenalina che gli scorreva in corpo.

«Questo silenzio non mi piace.»

«Starà bene, la tua regina è forte» mugugnò Penelope, con una smorfia che lasciò trasparire quanto le fosse costato ammetterlo. «Ed è assistita dai medici migliori del regno, pertanto...»

«Non capisci, lei è diversa

Sua sorella roteò gli occhi. «Il fatto che abbia una corona in testa non significa che non sia una comune mortale come tutti noi, per quanto ai sacerdoti piaccia riempirvi la testa con l'idea che il vostro potere derivi da forze ultraterrene.»

«Pen, mi riferisco allo Spirito che la possedeva... alla sua delicatezza...»

Prima di incontrarla, era noto a tutto l'Espen che la principessa Eve fosse troppo cagionevole di salute perché il suo corpo fosse in grado di sopportare il peso di una gravidanza. Molti sostenevano addirittura che fosse sterile, per quanto le voci di corridoio non avessero alcun fondamento medico. L'impossibilità di donare un erede costituiva uno dei motivi principali che le avevano impedito di contrarre matrimoni con altri prima di lui.

Persino Kytos si era convinto che il proseguimento della casata d'Altemura avrebbe richiesto un colpo di fortuna. Invece, neanche un paio di mesi dopo il ritorno della sua regina, le prime nausee avevano messo in allerta il medico di corte.

«Be', adesso lo Spirito non c'è più, mi sembra» osservò Penelope. «E si è portato via anche la sua, come l'hai chiamata, "delicatezza". Il suo corpo reggerà, non hai nulla da temere.»

«Lo so, hai ragione.»

«Allora, ti siedi o no?»

Quando Kytos le lanciò uno sguardo sofferente, sua sorella sollevò le mani in segno di resa. In quel momento le porte della saletta si spalancarono con un rimbombo e Bayard ne uscì con le mani e la veste sporche di sangue. Il re lo osservò allarmato, ma all'uomo bastò un sorriso per tranquillizzarlo: «È andato tutto bene. Vostra moglie sta riposando. Venite».

Kytos tirò un sospiro di sollievo e seguì il medico all'interno della stanza, Penelope che gli teneva dietro sbadigliando. Eve era distesa sul lettino al centro di quelle quattro pareti piene di scaffali su cui erano impilati tomi di anatomia, erbologia e ampolle dai mille colori. La levatrice e le sue assistenti l'avevano ripulita e cambiato le lenzuola, anche se un velo di sudore le copriva ancora il collo, le guance e la fronte. La ragazza stava scivolando nel dormiveglia, fra coperte bianche e una raggiera di capelli di grano. Tra le braccia stringeva un involto di panni e carne tenera che emetteva borbottii assonnati contro il suo petto.

Bianca come il gelsominoWhere stories live. Discover now