⚜️ Il nocciolo e il caprifoglio

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Quando anche l'ultimo soldato si richiuse la porta alle spalle degli appartamenti reali, una voce richiamò Lysandros. Si voltò, le sopracciglia inarcate, e distinse un lampo fulvo attraversare di volata i corridoi. Zahra aveva un'espressione sconvolta.

«Mio Signore. Posso parlarvi?» ansimò, eseguendo una frettolosa riverenza.

Lysandros lanciò uno sguardo verso l'interno degli appartamenti reali, dove i fedelissimi di Kytos si stavano disponendo attorno al tavolo che stazionava nell'anticamera. Lottò per alcuni istanti contro se stesso, fino a quando l'espressione corrucciata del Re di Gardros non entrò nel suo campo visivo.

«Cosa succede?» chiese, alternando lo sguardo fra entrambi.

Lysandros si schiarì la voce e drizzò le spalle, recuperando un briciolo di dignità. Indirizzò la propria attenzione verso Zahra: «Al momento sono alle prese con alcuni doveri piuttosto impellenti, ma sono sicuro che avremo modo di discutere quando...».

«Quando?» sbottò lei, rossa in volto. «Dal giorno in cui vi ho aiutati a lasciare il castello non avete avuto un solo attimo per parlare con me. Ho atteso pazientemente, ho avuto paura che non sareste tornato dalla vostra missione sul Dorso, e ora non avete neanche il coraggio di guardarmi!»

Lysandros la fissò, allibito, e i suoi occhi slittarono in tralice fino al volto di Kytos. Si era aspettato di trovare un accenno di impazienza, in lui, ma a dir la verità il suo Re aveva un'aria piuttosto divertita: «Be', Lys, sembra proprio che dovremo procedere senza di te».

La sorpresa invase ogni centimetro del cavaliere, dai piedi alla punta dei capelli. «Che cosa?»

Kytos ammiccò. «Deve essere davvero importante se osa fare una scenata di fronte al suo sovrano. Non ti conviene farla aspettare.»

«Ma...»

«Sei già a conoscenza dell'argomento della riunione. Credo che per una volta non morirai se ti risparmierai un ripasso.»

In effetti, Lysandros era stato il primo tra i fedelissimi del Re a sapere che avrebbe dovuto reggergli il gioco riguardo a quanto era accaduto realmente sul Dorso dei Giganti. Il medico di corte si stava già occupando di rassicurare alcuni fra i più eminenti Uomini Grigi in merito alla sorte di Eve. Nel giro di poco, i messi avrebbero sparso la voce che fosse sprofondata in uno stato di morte apparente, e che il suo nuovo colorito fosse dovuto all'abbandono della creatura che l'aveva posseduta dal giorno della nascita. Di certo, una regina priva di poteri li avrebbe intimoriti di meno.

E il popolo non l'avrebbe più considerata una strega.

Lanciò un'ulteriore occhiata a Zahra, prima di eseguire un leggero inchino. «D'accordo.»

«A più tardi.» Kytos rivolse un cenno e un sorriso velato di furbizia all'ancella, che arrossì. L'eco del portone che si richiudeva riverberò per il corridoio deserto.

«Ebbene?» incalzò Lysandros, ancora stupito. «Non pensate di aver corso un inutile rischio con questa scenata? E tutto per cosa?»

«Per un minuto della vostra attenzione.»

Il cavaliere ammutolì. La decisione che traboccava dall'espressione di Zahra era così densa che avrebbe potuto tagliarla con la spada.

Le sue ultime parole riecheggiarono nella mente di Lysandros ancora per qualche istante, prima che lei gli desse le spalle e si incamminasse a passo sicuro in direzione delle scale. Si affrettò a seguirla.

La vide imboccare i gradini e per qualche ragione si aspettò che lo stesse conducendo verso il chiostro. Invece, la ragazza si fermò a metà della scalinata, in penombra, e si girò a fissarlo. Sopra di lei, il profilo di una delle statue affiorava dalle nicchie.

Bianca come il gelsominoTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon