Capitolo 10

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Per tutta la settimana, tra le mie mani tastarono un infinità di fascicoli, pile di fogli spessi e di rado anche leggermente ingialliti, quel nome sembra non essere in nessuno di quelli, o meglio, nessuno con quegli unici requisiti che possedevo, ma del resto alla revisione mancavano interi scaffali. Ciò mi riempiva il cuore di speranza.

Alternavo momenti in cui la mia voglia di scoprire sapeva farli sembrare giusto un paio, ma proseguendo senza sosta e alzando il capo verso l’alto, vedevo solo faldoni datati e impolverati. Così il mio entusiasmo veniva meno.

Non avrei voluto rimanere giorni interi lì dentro, il signor Kӧhler avrebbe potuto insospettirsi, la mia frottola vacillava da ogni dove.

Durante quella settimana si dimostrò discreto, e ringraziai Dio per non avermi posto altre domande.

Mi dispiacque mentire, non è mai stato mio solito farlo, di sicuro, mantenne il silenzio rispettando il dolore di una sorella che ha perso la sua e che non sa nulla sulle condizioni di sua nipote.
La sua sensibilità immeritata faceva mi fece sentire terribilmente in colpa

Gli uffici comunali rimasero chiusi il sabato e la domenica. Decisi di non perdere tempo e di mettermi alla ricerca di alcuni appartamenti. In sequenza, i giorni passavano inesorabili, le spese di un hotelerano
esorbitanti. I risparmi sarebbero finiti prima o poi.

Mi recai sotto un imponente palazzo, a pochissimi passi dall’hotel, numerosi balconi avevano dei cartelli attaccati, alcuni dovevano essere venduti altri affittati, decisi di tentare e domandai all’anziana portinaia che
vigeva nell’androne intenta ad annaffiare alcune piante grasse.

<Mi scusi> richiamai la sua attenzione e mi avvicinai, da lontano sembrava non vedermi bene, strinse gli occhi
più volte, nonostante gli enormi occhiali da vista che indossava.

<Mi dica pure> ebbe un aria dolce, sebbene il sui sguardo corrugato dettato dalla sua miopia evidente.

<Ho visto che vi è la possibilità di prendere in affitto alcuni appartamenti> come il mio solito, nelle richieste lasciavo intendere il resto, ma per fortuna fui sempre stata compresa.

<Oh certo, mia cara, le posso subito chiamare il proprietario, di sicuro potrà aiutarla> neanche il tempo di ringraziarla che face retromarcia a suon di piccoli passetti verso la sua postazione. Non la seguì, decisi di aspettare il responso lì dove fui sempre stata.

Di fatti, la signora, dopo aver composto il numero e parlato al telefono tornò da me <Mi dispiace, la sua signora mi ha detto che non è in casa, ma se vuole, può aspettarlo con me>

Le mie parole di affermazione rimasero soffocate da quelle della signora che indicò un uomo alle mie spalle <Eccolo è lui!>

Il signore di fronte a me si accorse che ci stavamo rivolgendo a lui e si toccò
il capello in segno di saluto per poi fare un sorriso espansivo

<Dorothy, le serve qualcosa?> disse riferendosi alla signora che gli allungò la mano con un area di orgoglio e lui ricambiò.

<A me no, ma a questa bella ragazza sì, vi lascio contrattare> mi rivolse un caloroso sorriso e mi accarezzò il mento, la sua bassezza le fece alzare
un po’ la mano per sporgersi verso di me.

Quel signore dall’aria fin troppo
sicura di sé e fiera, a primo impatto non mi mise per niente a mio agio.
Ma mi esortò a parlare e io lo feci lo
stesso.

<Sono alla ricerca di un appartamento, vorrei delle informazioni su uno dei suoi> mi guardò sorpreso, come se non gli tornavano alcune cose.
Ma tornò a sorridere orgoglioso.

<Mi fa piacere che la scelta sia caduta su uno dei miei, quando vorrete, lei e suo marito, sarò lieto di ospitarvi per un tè con la mia signora, per discutere delle trattative, buona giornata> si volto e mi lasciò lì in preda alla confusione. Feci subito qualche passo in avanti e li toccai il braccio, si girò seduta stante.

<Cosa le fa pensare che io abbia un marito?> <La prassi> mi scioccò la  freddezza delle sue parole.

<Non ho un marito, ma ho dei risparmi se è quello che le interessa, posso adempiere al pagamento autonomamente. Starò in Germania poco tempo, poi tornerò negli Stati uniti>. Mi guardò dall’alto in basso, quasi infastidito dello sguardo senza timore che gli rivolgevo.

<Torni a casa, un paese molto più evoluto accetterà di fare contratti con delle ragazzine>

Non mi fece rispondere, salì le scale di corsa, lasciando la discussione incompleta. Ma non feci altro che disgustarmi.

A gente come lui avevo salvato la pelle qualche anno fa, ma a quanto pare la morte non li toccò minimamente. Durante le ore noiose che trascorsi in hotel nel fine settimana, decisi di scrivere qualche riga a mia sorella, cosciente del fatto che l’avrei potuta inviare solo una volta trovata una casa. Se mi fossi trasferita dall’hotel, lei non avrebbe potuto rispondermi. Non mi dilungai molto, l’orgoglio che possedevo dopo quel litigio era ancora vivido dentro di me, le feci sapere che stavo bene, che il viaggio andò bene e che ero sulla buona strada.

Mentii, servirle su un piatto d’argento la vittoria fu inaccettabile per me.

ᴛɪᴍᴇʟᴇss⏳Where stories live. Discover now