Capitolo 23

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Misi il capo invernale più colorato che avessi in possesso, un timido violetto; le calze color carne non riscaldavano abbastanza le mie gambe che riuscirono a trovare riparo solo nell’auto, dove la temperatura, seppur bassa, si presentò più accettabile.

Tra di noi vi fu silenzio per tutto il tragitto, non fui del tutto sicura su come comportarmi, dopo tutto ciò che successe la sera prima, ma entrambi decidemmo di far finta di niente, senza contrattarlo, ma solo d’istinto.

Arrivammo in anticipo davanti la badia, prima dell’orario che c’eravamo prefissati all’inizio, percorremmo nuovamente lo stesso cammino, questa volta senza proferire parola, sapevamo già tutto alla perfezione, un ulteriore ripetizione ci avrebbe solo confusi e ci avrebbe resi più timorosi nei confronti della pazzia che stavamo per commettere

<Non credevo di trovarvi già di arrivo> ci disse la suora dopo averci accolto nel convento

<Per fortuna è già tutto pronto> fece trasparire dal suo sorriso un pizzico di seccatura mista a sarcasmo. I nostri sguardi si lessero immediatamente, intuirono ciò che lei avrebbe voluto che arrivasse.

Non rispondemmo a quella provocazione e procedemmo per le scale che fino ad allora non facemmo mai.

<Allora è proprio cosi, la nostra Edna, è la sua! Ci mancherà irrimediabilmente, ma in quanto donna di fede sono contenta che il signore gli abbia aperto una nuova strada>

<Non sa quanto lo sono io, sorella, gli anni passati sapendola morta mi avevano tolto le speranze > disse prontamente, con fin troppo rammarico, Raul, al mio fianco, che fece voltare perfino la suora davanti a noi che come al solito gli mollò una delle smorfie più simili a un sorriso.

Passammo nei corridoi di diverse camerate, pieni di letti e culle, spazi completamente riverniciati di bianco, con la massima austerità.

Provai a pensare a quanto divertimento potesse avere un bambino rinchiuso in queste mura

<Vengono adottati spesso dei bambini in questo convento?> per la prima volta proferì parola durante la nostra camminata

<Purtroppo no, le coppie non prediligono i figli rifiutati, malati e neppure quelli ormai cresciuti, ma chi vuole aiutare questo convento può fare delle offerte, che di certo aiutano per un loro migliore sostentamento, sono la madre superiora, gestisco io tutto quanto.>

Aprì un nuovo piccolo studio, più luminoso e più spazioso, ci fece accomodare subito

<Ci sarebbero alcuni documenti da firmare e archiviare, se non le dispiace>

<No, si figuri> le rivolse perfino un sorriso, ma la madre superiora non lo considerò, rimase galleggiante, ormai spento, nell’aria

Dopo un paio di minuti, Raul riconsegnò la pila di fogni e svegliò sia me che la suora da tutte le distrazioni che rapirono le nostre menti in quei minuti.

Le mie mani tremavano, sentivo la mia intera vita tremare, pensare che a distanza di alcuni istanti avrei avuto la piccola accanto a me, mi riempì il cuore, ormai colmo di emozioni

<Seguitemi, ho da darvi i bagagli> Ci alzammo e la seguimmo nuovamente nella stanza accanto, si soffermo al primo armadio, primo di una lunga fila da sei e indicò al signor Kӧhler le borse da prendere, due miseri sacchi di un materiale simile a della juta.

<Ho una cosa da darle signorina Schneider> si rivolse a me, e ne fu una sorpresa in quel momento. Aprì un cassetto ormai vuoto e ne estrasse una vecchia stoffa

<Questa è la tutina che indossava quando ce la portarono, la stessa che lei descrisse nella documentazione del ritrovamento, quella con inciso il suo nome – tastò ancora qualche volta la stoffa e poi me la consegnò, la presi immediatamente – credevo potesse farle piacere>

I miei occhi ebbero un insieme di immagini in analessi, sembrò di riviverle e fu uno strazio, fu un dolore lancinante rievocare quei ricordi e quel periodo. Fu la prova del 9 che questa Edna era la mia Edna

Nel mentre la suora uscì dalla sala e ci ritrovammo l’uno dinnanzi all’altro, il ragazzo si avvicinò a me intento ad abbracciarmi, ma le borse glielo impedissero

<La gioia più grande sta per arrivare, dopo di che sarà solo il passato ad avergli fatto del male, il presente sarà raggiante, gliel’assicuro>
Torno a darmi del lei, ma era pieno d’amore il suo tono, bastò quello per sentirlo familiare

<La bambina sta facendo il suo sonnellino pomeridiano ma può venire con voi lo stesso, ha già salutato le mie consorelle e i suoi compagni>

Ci distrasse la voce di suor Angelika che proveniva da un’ulteriore sala.
Respirammo profondamente e l’uno di fianco all’altro decidemmo di raggiungerla.

Si presentò china sulla culla, intenta ad afferrare la piccola, si presentò con un vestitino azzurro che si intravedeva all’altezza delle ginocchia, sopra indossava un pesante cappotto blu

Mantenne il suo colore di capelli chiaro che ricordai dai suoi primi giorni di vita, un biondo noce splendente, le sue treccine corte mi strinsero il cuore

Angelika rivolse uno sguardo a Kӧhler, cosicché potesse prenderla in braccio, ma Raul rivolse il suo pieno di rammarico, mostrando le mani occupate e con il solo guardarlo, la suora capì che sarebbe stato impossibilitato così indicò me.

La consorella non si scompose ma fu facilmente intuibile il suo stupore nel vedere uno zio che dopo anni di buio rivede la sua nipotina e l'unica cosa che in quel momento conta è tenere le borse.

È qui che mi accorsi che il suo personaggio fu veramente un personaggio. Mi risvegliai dalla confusione che in quei momenti si impadroniva di me

<Credo sia meglio che la tenga lei nel tragitto>
Annuì alla suora che con quelle parole mi fece tornare di nuovo a terra con la mente.

L’afferrai con vigore, le sue piccole braccine si strinsero al mio collo e poggio la sua testolina sul mio petto

Fui incapace di pensare, parlare o reagire, tutto il resto intorno a me faceva da contesto, mi ritrovai nel buoi più totale sola con lei, che dai primi giorni della sua nascita fu per me la mia miglior medicina

Prendemmo nuovamente le scale per raggiungere l’uscita, mi importai solo di seguirli, come ultimo desiderio sognai subito di uscire da lì il più in fretta possibile

<È una bambina molto taciturna ma ubidiente, non le creerà molti problemi, è una bimba sana, all’inizio potrà avere qualche problema a relazionarsi, ma come ben sa, ha sempre vissuto qui, con sono noi come riferimento>

<Comprendo benissimo ciò che intende> la fece tacere Raul

<Buona fortuna, che Dio vi benedica e vi accompagni sempre> ci disse prima di non avere più a che fare con noi definitivamente.

Ci ritrovammo di nuovo noi, l’uno di fronte all’altro con una meravigliosa creatura di mezzo, lasciammo da parte le nostre conversazioni, le nostre tensioni, i nostri sentimenti, le nostre emozioni, i nostri baci e dichiarazioni negate

Ci stringemmo in un forte abbraccio, che seppur goffo fu pieno di vero affetto

Dopo qualche minuto egli prese le borse che fece cadere sul suolo qualche istate prima e ci dirigemmo verso l’auto. Pronti per un nuovo inizio.

ᴛɪᴍᴇʟᴇss⏳Where stories live. Discover now