capitolo 21

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<Le posso chiedere una cosa?> domandò Raul, voltandosi verso di me mentre guidava, per poi tornare a guardare la strada che percorrevamo per raggiungere il convento

<Sì, mi chieda pure> dissi in cercando di essere il più rilassata possibile

<Quali sono le vere ragioni che la spingono a cercare la bambina?> mi soffermai a pensare tra i vecchi e recenti ricordi per potergli dare una risposta

<La ragione è la medesima che le ho già spiegato, mi rimase nel cuore, senza nessuno e così indifesa. Ma il motivo che mi ha spinto nuovamente oltre oceano è diversa. - iniziai a fissare la strada anche io - Nonostante siano passati sette anni della morte di mio marito non mi sono ancora data una ragione. Per cui tutti, nell'ultimo periodo sembravano essersi coalizzati a darmi lo stesso consiglio. Darmi un obbiettivo e poi raggiungerlo. Mi avrebbe aiutata a non pensare e a distrarmi. Il mio primo pensiero è stata lei che per anni non ho più visto. Lasciando questa nazione nel '45, lasciai nuovamente un pezzo di cuore. Senza una spinta e un po' di coraggio ritrovato, forse non l'avrei mai fatto>

<È sorprendente come lei sia ambiziosa, ha praticamente iniziato le ricerche senza avere uno staccio di documenti e si guardi, è arrivata fin qui> sorridemmo all'unisono, con una strana alchimia

<Senza di lei forse non sarei mai arrivata così vicino a Edna>
Con il braccio destro si toccò la nuca, segno di imbarazzo, sorridendo.

Cominciai a capire le sue mosse, decisi così di non continuare la conversazione, serviva del silenzio ad entrambi.

<Allora le è tutto chiaro?> disse parcheggiando la sua berlina accanto alla struttura

<Certamente, fermezza e sicurezza!> spense il motore, mi guardò e io
ricambiai

<È una maestra in questo> disse sarcastico e io risi sommessamente e negai con il capo scendendo dall'autovettura.

Aspettai che mi raggiungesse prima di arrivare al portone <Mi sento come Bonnie e Clyde> dissi sfregandomi le mani intorpidite dal freddo

<Si sbaglia, non siamo del tutto come loro. Non siamo una coppia>
disse con tono serio per poi ridere sguaiatamente, restai di stucco all'inizio, poi lo seguì non del tutto convinta che quella fosse una bella battuta. Ma non potevo rovinargliela, mi si strinse il cuore

Bussò con forza al batacchio e aspettammo pazientemente. L'attesa sembrò all'improvviso essere irrisoria con lui, al contrario della volta precedente, da sola.

Dal forte rumore che la serratura provocò capimmo che dall'altra parte qualcuno stava per riceverci.

Aprì la stessa sorella dell'altra volta, mi guardò torva non appena mi riconobbe, evidentemente non molte persone, negli anni bussarono alla porta.

<Cosa la porta di nuovo qui?> il suo tono fu seccato e pieno di disapprovazione. Presi coraggio e risposi con tutta la sicurezza che avessi in corpo.

<L'altra volta non ha compreso le mie intenzioni, sono venuta qui per avere informazioni da riportare al signor Kӧhler> indicai l'uomo di fianco a me che mi rivolte uno sguardo complice.

La sorella non rispose, spalancò la porta e ci lasciò passare.
Percorremmo la stessa e identica strada che feci io il giorno precedente, fino ad arrivare al medesimo stanzino.

Ci accomodammo e la donna davanti a noi prese posto sulla poltrona dietro la scrivania di legno.

<Sono Raul Oswald Kӧhler. Raccontando la mia storia all'infermiera Schneider per puro caso ho potuto scoprire che la figlia di mia sorella non morì sotto quel bombardamento. Lei la salvò, coincide tutto, la zona, il nome, il periodo. Sono così felice, è l'unica persone che mi rimane della mia famiglia.>

ᴛɪᴍᴇʟᴇss⏳Where stories live. Discover now