Capitolo 24

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<Dai entri, si sbrighi!>
Dalla cucina, corsi ad aprire il portone e Kӧhler fece il suo ingresso.

Quella sera decidemmo di organizzare una piccola festicciola in onore della piccola Edna, se pur il suo compleanno fosse già passato da due settimane

Nei giorni trascorsi nella sua nuova vita, non si sbilanciò parecchio, poche parole, molto silenzio, zero domande e poco contatto.

Non si abbandonò a molte smancerie, cercai di immedesimarmi nei suoi panni, un ambiente totalmente nuovo, persone totalmente nuove e nulla di familiare. Mi preventivai di darle il tempo che le necessitava, facendola sentire a suo agio, dalle sue poche parole non mi fece capire che stavo facendo nel modo giusto, ma perseverai

Raul ci venne a trovare ogni sera dopo il lavoro, fu egli a darmi l’idea di fare una piccola festa, la proposta mi parve allettante, avrei fatto qualunque cosa pur di farla divertire

Egli ci riusciva quasi sempre, anche con giochi inventati o di fortuna, si ingraziò la piccola!

Edna mi riservava sempre occhiate corve o indifferenti, il mio essere pasticciona non la faceva ridere come succedeva con i miei nipoti, questo lo capì fin da subito. Ma quando mi regalava i suoi sorrisi il mondo mi parve meraviglioso

<Che le ha regalato lei?> dissi io sbirciando nella busta borgogna che Raul appoggiò a una sedia del tavolo una volta arrivato nel mio appartamento, conteneva una scatola incartata con vari nastri

<Glielo dico solo se lei mi dice il suo> mi lanciò uno sguardo di sfida e un sorrisetto vittorioso, mi limitai a pensarci su per qualche secondo per poi alzare gli occhi al cielo

Rise, una risata genuina, risaltò come ogni volta le sue fossette nella parte bassa delle guance

<La torta dove posso metterla?> disse portando tra le mani l’alzatina in porcellana
<La poggi pure al centro del tavolo>

<Ah dimenticavo, può appendere alla parete quel festone? Lì, lo trova sulla sedia> pazientemente, dopo essersi tolto la giacca e allentato, come di consuetudine, il nodo della cravatta, appese le bandierine con la scritta "Alles Gute zum Geburstag”.

Nonostante la poca grazia, riuscì a non far cadere quadri e neppure le tendine della finestra che dava sulla strada

<Com’è bella!> disse sbirciando dalla porta della cucina il piccolo angioletto, giocava sul tappeto del soggiorno con alcune bambole di pezza che le avevamo fatto trovare in casa al suo arrivo

<Concordo – feci una pausa dal mettere in ordine i dolcetti e le candeline e lo raggiunsi – la sento come se fosse figlia mia, è solo il sangue che scorre nelle nostre vene ad essere diverso. Sento dentro di me la sensazione di poterle dare tutto ciò che una mamma può darle> appoggiai la testa allo stipite della porta, con le palpebre socchiuse e quasi sussurrai

<Lo è, la sua vera madre è felice, ne sono certo, saperla al sicuro ora che lei non può più occuparsene la starà facendo riposare in pace – sospirò e mi fece sorridere, il suo vedere il bicchiere sempre mezzo pieno alleggeriva le giornate di tutti noi – e poi sa una cosa? Credo, beh, sento un po’ di esserle da padre>

Sorrise a quelle parole, ma quel sorrisogli morì addosso quando io mi scostai subito dal suo fianco. Mi diedero i brividi quelle parole, per quanto egli fu più presente di qualunque altra persona, sentì che quel termine, irrimediabilmente ci diede unione, una cosa che scongiuravo e allontanavo più di ogni altra

<Piccola puoi venire qui un secondo> Prima di vederla alzarsi dall’arazzo, di fretta e furia ci posizionammo dietro il tavolo indossando dei cappellini colorati, aspettando il suo ingresso

<SORPRESA!!> urlammo contenti io e Raul agitando le mani e stampandoci in viso facce buffe, che tra le righe, coprirono l’enorme imbarazzo di qualche secondo prima

In un primo tempo rimase algida sull’adito, poi si lasciò scappare un sorrisino che ci sciolse in pochi secondi. Non ne regalava mai abbastanza secondo noi

<Corri! Ci sono delle candeline da spegnere!> all’inizio indugiò ma si convinse quasi subito a correre tra le braccia forti dell’unica figura maschile che nella sua vita conobbe

Soffiò con vigore le 5 candeline rosa sulla peggior torta che sia mai stata realizzata, le mie decorazioni non furono delle migliori, la panna in alcuni punti risultava essere di più che su altri. Ma Edna seppe apprezzare, forse vide l’amore, per quanto astratto possa essere ma vi era, vi era in abbondanza

Proponemmo subito i regali da scartare, si avventò sulla busta borgogna e strappò distrattamente i fiocchi e la carta regalo, abbandonandosi alla scioltezza con cui, io capì, non fu mai stata abituata

<Una corda!> esclamò con tutta la voce che ebbe in corpo

<Ti piace?> domandò retoricamente Kӧhler, la sua espressione parlava chiaro

Io mi allontanai, nell’ombra, per dare un ulteriore effetto sorpresa, corsi in camera da letto, afferrai il cavalluccio a dondolo in legno e goffamente lo trasportai in cucina

Appena lo vide scese dalle gambe di Raul e cercò immediatamente di mettersi in sella

Smise di considerarci, trasportò i suoi nuovi trofei in soggiorno e continuò a giocare

Io ne approfittai e tagliai due fette di torta, confidai in un gusto mangiabile senza rimettere. Entrambi ne prendemmo una, assaporammo in silenzio

<Sarà meglio lasciarla se non desideriamo un’indigestione!> esclamai una volta che sentii il gusto dell’impasto non troppo cotto

<No ma andiamo, non è così male, è una buona torta> Lo fissai in attesa che facesse calare il sipario a quella messa in scena che non tardò ad arrivare

<Va bene, forse un po’ più di cottura non avrebbe guastato> rise e io lo seguì, gettando il residuo di torta dei nostri piatti nella pattumiera

<Le devo dare una cosa> si spostò per afferrare la sua giacca e io mi sedetti nuovamente, in attesa

<Questi sono i biglietti di ritorno negli Stati Uniti che mi aveva chiesto di ritirare qualche giorno fa> Mi porse la busta bianca con i nostri biglietti e la fissai per un po’

<Non è felice?> domandò aggrottando la fronte notando la mia espressione assente

<Ho sognato tanto questo momento, mi mette quasi una strana angoscia, non so, non so come spiegarla, ecco!> guardai il basso girandomi gli anelli che avevo all’anulare sinistro

<Lì ha tutta la sua vita, la sua famiglia, le sue abitudini, potrà ripartire da zero se lo vuole, con Edna ovviamente, non c’è ragione che la fermi in Germania>

È vero, non vi erano ragioni per rimanerci, ma il vuoto che avrebbe lasciato quel ragazzo “dalla porta accanto”, quel vuoto iniziavo già a poterlo percepire e per quanto sbagliato fosse io lo sentivo. Per questo motivo che non diedi una risposta, mi avrebbe compromesso e avrebbe fornito solo false speranze, e non era giusto

Dopo pochi minuti venne Edna che mi tirò il lembo della gonna strofinandosi gli occhietti, prontamente capì e la presi in braccio, il sonno, arrivò, nonostante io e Raul continuassimo la nostra chiacchierata

<Sarà meglio che io vada> Kӧhler si alzò, accarezzo la piccola e le diede un bacio sui boccoli, accarezzo la mia spalla e si diresse al portone cercando di non far troppo rumore per non disturbare il dormiveglia della piccola, che ormai fu già un po’ nostra inconsapevolmente

ᴛɪᴍᴇʟᴇss⏳Where stories live. Discover now