Capitolo 14

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Mi accomodai ad un tavolo rotondo con una tovaglia perfettamente stirata di colore avorio, vi erano sopra una piccola saliera, delle fettine di pane perfettamente accostate l’una all’altra e una caraffa di acqua

Si avvicinò il solito cameriere di cui riconobbi la fisonomia e lui riconobbe la mia, mise le mani sul coperto che sostava di fronte al mio vuoto come tutte le sere. <Questa sera può lasciarlo> sorrise cordialmente e andò da un altro tavolo.

<Eccomi, perdoni il ritardo> si presento l’uomo del municipio facendomi voltare dal suo lato appena udì la sua voce.

<Non si preoccupi> dissi ricomponendomi mettendo le mani sulle mie gambe, togliendole dal piacere di sostenere il mio viso con i palmi.

<Allora come sto andando?> la mia espressione si corrugò in una confusa e perplessa. <Cosa intende?>

<Le ho promesso che sarebbe stato un incontro con il solo scopo di farci compagnia, se fosse stato diversamente mi sarei presentato con un mazzo di rose> premette la sua mano destra sul suo busto così da non permettere alla cravatta di sporgersi mentre prendeva posto e intanto rise leggermente e io lo seguì

<Ha fatto bene a non portarle, odio le rose> ironicamente si finse sorpreso non potendo immagine una donna che non ami le rose

<Preferisco altri fiori, ma non le rose, sono così ordinarie> mi abbandonai in un sorriso divertito e lui in una smorfia ancora sorpresa

<Su quale ricade la sua preferenza?> mi misi a pensare a quali potessero essere

<Non ho delle vere e proprie preferenza ma mi piacciono più degli altri le peonie, rosa, azzurre o bianche, non fa differenza> annuì a mo’ di comprensione e aspettammo un nuovo argomento da trattare.

<Lei è berlinese?> mi azzardai a chiedere <Sì, sono nato qui nel 1921 ma i miei avevano origini austriache>

<Parla di loro al passato…> lasciai sospesa la frase esortandolo a continuare <Sì, li persi durante la guerra, insieme a mia sorella, aveva la sua stessa età> all’inizio mi domandai come facesse a sapere il mio anno di nascita poi mi ricordai dei documenti

<Oh capisco, mi dispiace> dissi incupita <No non si dispiaccia, purtroppo è successo, la maggior parte delle persone compresa la mia famiglia, non aveva nessuna colpa, hanno pagato un conto che non era a loro carico - sospirò poi riprese – come tutta la popolazione del resto, pagarono tutti, chi con la morte chi con il dolore> non risposi, lo ascoltai attentamente, non si immaginava neanche che tutto ciò che ha raccontato io lo conoscevo bene, lui mi credeva in America al sicuro dalle bombe

<Nel ’41 ho perso mio marito nell’isola Ford, durante l’attacco di Pearl Harbor, rimasi vedova dopo pochissimi mesi di matrimonio, ho avuto anche io il mio assaggio di guerra negli Stati Uniti> la sua bocca si fece leggermente ad U, quasi come se non si aspettasse una rivelazione del genere da parte mia

<Dopo di che, mi fece riflettere. La guerra mi aveva toccata nei peggiori dei modi, ma pensai che nella mia terra natale le persone soffrissero le perdite ogni giorno, sotto i bombardamenti. Di colpo quella guerra che mi sembrava così tanto lontana si era palesata davanti a me in un secondo> mi voltai per incontrare i suoi occhi attenti e premurosi e ci affondai i miei ormai quasi vacillanti ma continuai

ᴛɪᴍᴇʟᴇss⏳Where stories live. Discover now