Capitolo 28

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Dopo qualche giorno dal mio arrivo presi il coraggio che mi serviva e decisi di andare da mia sorella.
In fondo si prese cura della mia casa, sapevo che non poteva essere arrabbiata con me, d'altronde, ce
l’avevo fatta, avevo raggiunto il mio obbiettivo, era arrivato il tempo solo di gioire.

Portai con me anche Edna, facemmo una passeggiata lunga due isolati prima di arrivare alla periferia
di New York. Tenni per mano la piccola per tutto il tragitto, si limitò a guardare il paesaggio, le case,
la gente che camminava frenetica. Imparai a conoscere il suo estremo lato curioso, la voglia di sapere
era la sua energia.
Anche i giardini di quella Terra si presentavano già fioriti, alcuni alberi di pesco presentavano il loro
stato migliore, con quei tipici fiorellini rosa che divennero ben presto i miei preferiti.
Quando arrivai di fronte casa di Annika, le mie mani iniziarono a sudare, fui troppo felice all’idea di
rivederli, i mesi che rimasi separati da loro iniziarono ad essere tanti, mai così tanti dopo la guerra
<Perché non entriamo?> mi disse Edna distraendomi dai miei pensieri che mi avevano inchiodato
davanti la porta con sguardo perso
<Sì hai ragione, scusa tesoro> risi frettolosamente e bussai. Attendemmo qualche secondo, che mi
sembrarono anni, poi sentii la serratura mentre le mandate si sbloccarono
<Chi…?> il sorriso di mia sorella si sciolse, rimanendo scioccata dinnanzi a me, guardò me poi Edna,
poi di nuovo me e nuovamente Edna. I suoi capelli non furono molto diversi, aveva variato
l’acconciatura, ma sempre perfetta, il suo viso mi parve più paffuto, molto adorabile, le donava una
nuova luce
<Possiamo entrare?> azzardai con tono quasi inudibile, colpa della mia voce tremante dettata
dall’emozione. Lei senza fiatare si fece di lato per farci entrare. Le mie narici catturano il tipico
profumo di quando in casa si preparano delle buone pietanze, non riuscì a capire però, di cosa si
trattava.
Tutto il resto era rimasto intatto e questo mi confortò, come se il tempo della mia assenza fosse stato
irrisorio
<Cosa ci fai qui?> disse aspramente, a quelle parole mi voltai di scatto, mi riportò di colpo con i piedi
per terra
<Sono tornata, ce l’ho fatta! Ecco Edna!> esortai la piccola ad avvicinarsi a mia sorella
Annika rimase impassibile, per indecifrabili secondi, poi si chinò alla sua altezza e l’accarezzo
amorevolmente
<Edna, perché non vai di là? Ci sono i miei due bambini Giselle e Adrien, farete amicizia> le indicò
il corridoio, ma la mia bimba si voltò per ricevere consenso, e io glielo dai annuendole, avevo bisogno
di scambiare qualche chiacchiera da sola con Annika.
Aspettammo di rimanere completamente da sole prima di voltarci di nuovo nelle nostre rispettive
direzioni
<Quindi? Cos’hai da dirmi?> mi rivolse quel tono nuovamente, e per me fu di nuovo come se mi
stesse trafiggendo con qualcosa di appuntito
<Annika, qualcosa non va? Sono qui finalmente> provai ad avvicinarmi invano quando lei
indietreggiò, allora capì che non fu niente come l’avevo lasciato<E ti sembra il modo questo? Non ti sei fatta sentire in questi mesi, nessun’altra lettera, mi sono
arrabbiata tantissimo poi me ne sono fatta una ragione, d'altronde le cattive abitudini non muoiono
mai> recitò tutto in fretta, riversando la rabbia di quei giorni di silenzio in quelle poche frasi
<Ma l’ho fatto perché tu non eri d’accordo con quello che stavo facendo, non volevo sentirmi altro
mal umore addosso> mi misi a gesticolare parecchio, tipica mia abitudine in queste situazioni
<Ah sì? Ed ora che tutto si è sistemato ti aspetti un contentino da parte me? Hai proprio ragione,
avrei dovuto appendere i festoni per la tua riuscita, sei stata bravissima, sei il nostro orgoglio!> mi
applaudì ironicamente, facendo delle smorfie sarcastiche.
Tentai di replicare ma per un momento non ne trovai le parole, sentii solo le mie lacrime bagnare i
miei occhi, ma mi feci forza e impiegai a tutta me stessa per impedire ad esse di rigare il mio viso,
poi mi decisi a dire la mia
<Ho impiegato anni nel trovare la serenità che mi è stata tolta, durante la guerra sono andata via per
distrarmi, per quanto fosse uno scenario nefasto quello mi aiutò, mi fece sentire utile. Ne avevo
bisogno, ma tornata qui ho iniziato a sentirmi solo in colpa per avervi lasciati da soli.
Ma ora ne vado orgogliosa, sento che posso dirlo finalmente. Non me ne pento più. Questo ultimo
viaggio è stato fatto per concludere ciò che al mio ritorno avevo lasciato in sospeso. Prefissarmi
quest’obbiettivo è stata una delle cose più belle che abbia mai compiuto. Speravo di poter festeggiare
con la mia famiglia, ma devo fare i conti ancora una volta con la vostra disapprovazione. Comunque
grazie di esserti presa cura della mia casa>
Non respirai una sola volta tirando fuori tutto ciò che avevo dentro.
Dentro bruciavo ma ci tenni a farmi vedere più gelida che mai, anche mentre ringraziavo
<Edna si è fatto tardi, andiamo a casa!> urlai sperando che mi avesse sentita, non avrei voluto andare
nell’altra stanza, non mi sarei più staccata dai miei nipoti. Per fortuna Edna arrivò dopo pochi minuti,
con addosso ancora sciarpa e cappellino
<Questi sono dei pensierini, spero possiate accettarli lo stesso> lasciai la busta che avevo trasportato
per tutto il tragitto vicino al divano e uscì dalla porta rimasta ancora aperta con in braccio Edna,
senza mai voltarmi una sola volta.

ᴛɪᴍᴇʟᴇss⏳Where stories live. Discover now