Capitolo 26

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Trascorsi un mese supplementare in Germania, cambiai i biglietti con degli altri prenotati per la metà di marzo.

Non me la sentii di sradicare Edna da quella città, che seppur fosse la sua città natale, non l'aveva mai vissuta, crescendo tra le gelide mura della badia, posto in cui la fede regnava, ma non troppo l'affetto o l'aria di una famiglia vera.

Non me la sentii di farle provare tutti questi cambiamenti in poco tempo, decisi di progettare il tutto un passo alla volta

La neve intanto si sciolse e in quei giorni mi godetti il cielo limpido, libero da ogni forma di nubi, i forti temporali cessarono e vidi la vegetazione iniziare il proprio processo di fioritura, neanche la guerra impedì a un fiore di sbocciare negli anni

Dal canto mio mi sentii leggera e rinata, ogni giorno prendevo consapevolezza che la vita stava sorridendo di nuovo a me

Per quanto Berlino mi avesse regalato emozioni meravigliose negli ultimi mesi, i giorni prima della partenza si fecero sempre di meno.

Qualche mese prima avrei fatto di tutto pur di arrivare a questo punto, ed ora mi sentii quasi un nodo alla gola, sapevo di chi fosse la colpa.

Per quando la mia voglia di essere diffidente e schiva nei suoi confronti mi era nota, non fu abbastanza, il mio cuore sapeva la verità, provavo qualcosa per Raul. Ma allontanandomici credetti, di non poter soffrire

Si mise in testa di scortarci in treno fino al porto di Amburgo, non tentai di dissuaderlo, da una parte fui contenta di non doverlo ancora salutare, ancora per poco

<Possiamo portare il mio cavalluccio> mi chiese Edna mentre io e Raul ci apprestammo nello scendere i bagagli al piano di sotto

<Oh no tesoro, non possiamo...> <Posso tenerlo io - mi fermò Raul - poi appena sarà possibile te lo restituirò, è una promessa> disse vedendo gli occhi chiari di Edna iniziarsi a bagnare

Ci fissammo sperando di non dover far riferimento ad altre scuse per calmarla. All'inizio si presentò riluttante ma dopo un po' di carezze e solletico sorrise

<Va bene, ma tu non devi usarlo intanto> la sua ingenuità da bambina mi fece ridere, mi ricordo molto la mia Giselle

<Ma come, mi stai dicendo che non posso andarci neanche a lavoro?>Raul si finse offeso da quella provocazione

<No no e no, non puoi usarlo> Edna credendoci si mise a saltare a suon di no, mi allontanai dai due per riprendere ciò che avevo lasciato nel piccolo garage al piano di sotto, li lasciai lì accovacciati sul tappeto, complici

<Va bene, dai, farò come dici tu> sentii in lontananza giù per le scale e sorrisi

Le valigie non furono molte per fortuna, ma furono pesanti, ringraziai il cielo per avermi portato Raul in quel momento. Le sue spalle e braccia forti mi avrebbero aiutato nel trasportarli

<Posso dare a lei le chiavi? Può dare al proprietario anche questa busta? È l'ultimo mese di affitto che rimane da pagare> dissi una volta chiusa la porta di casa

<Certo, ci penso io, non si preoccupi> conservò il tutto nella tasta interna del cappotto marrone e si chinò per prendere i due bagagli

Io presi la mano di Edna, e scendemmo le scale silenziosamente, la infagottai per bene, ad Amburgo avremmo potuto trovare freddo pensai

Trovammo rapidamente il nostro binario in stazione, il nostro convoglio era già arrivato e ci salimmo subito

<Eccoci arrivati sul treno tesoro> sorrisi alla mia bimba ma lei non ricambiò, l'orario troppo mattutino le fece chiudere e riaprire gli occhietti assonnati. Raul le accarezzò il viso e la prese in braccio così che potesse addormentarsi per l'ultima volta tra sue braccia.

A quell'immagine mi si strinse il cuore, quell'immagine rappresentò il mio tutto, anche se non fui subito consapevole che Raul fosse parte del mio tutto allora

Mi addormentai anche io, ebbi del sonno arretrato, la notte precedente la passai insonne, complice l'imminente cambiamento

Per fortuna non ci fu nessuno a parte noi in quella cabina, le ore passarono in fretta per me che caddi nel sonno profondo

Al mio risveglio, mi trovai da sola, con me solo le valigie e la bambola di pezza dalla quale Edna non se ne separava mai. Mi alzai e aprì la cuccetta, guardai prima a sinistra poi a destra e finalmente li vidi Raul con in braccio Edna, le illustrava il paesaggio che correva di fronte a noi

<Si è svegliata!> urlò lei scendendo da quella presa forte, correndo verso di me <Sì amore! Ho dormito tanto?> <Sì tantissimo!> allargò le mani per poi stringerle al mio collo

Negli ultimi mesi il nostro rapporto si rafforzò molto, il mio cuore non poteva essere più colmo di felicità per questo

<Prepariamoci, la prossima fermata sarà la nostra> disse Raul rientrando nella cabina. Iniziò a mettere giù i due bagagli, fino a d'ora tenute nella cappelliera

Da quel momento ebbe inizio il mio vero confronto con l'ansia e la negazione di rimanere sola

Una volta scesi dal treno, la stazione si presentò affollata, proprio come quando arrivai mesi prima.

Fermammo un taxi e raggiungemmo il porto in circa venti minuti. Ci furono lunghi sguardi tra me e Raul, zero parole, bastarono quelli. Dentro di me sentivo che rivolgergli un "a presto" sarebbe stato doloroso, proprio in quel periodo che raggiunsi il mio premio più grande

Molti pensieri non abbandonarono la mia mente durante il tragitto, cercai di metterli a tacere ma la mia mente sembrava essere divisa a metà, tra il razionale e la follia


<Guardi lì, riesco già a vedere la sua nave, è enorme!> gli sorrisi distrattamente prima di voltarmi anch'io verso il porto

Ogni passo che compiemmo in direzione della nave ci parve sempre più grande

<È giunto il momento quindi!> Raul si voltò, fermandosi di fronte a me


<Credo proprio di sì> dissi retoricamente, serrando le labbra tristemente

Ci furono minuti di silenzio, sembrava che il silenzio ci sfamasse


<Senta, perché non ci viene a trovare prima o poi, se le va? Questo è il mio indirizzo a New York> aprì la borsetta ed estrassi un bigliettino su cui l'avevo scritto precedentemente, volevo darglielo prima, ma non trovai il momento.

<Certo, ho un cavalluccio da portare alla sua fantina> rise sdrammatizzando e io lo seguì.

Teneramente si chinò per abbracciare la piccola e non seppi più il motivo per cui non gli avessi chiesto ancora di


seguirci. Tutto mi sembrò illogico da parte mia, le mie teorie, i miei


dubbi, i miei sentimenti

<Piccola, fa la brava, mi mancherai ma ci vedremo prestò, è la seconda


promessa che ti sto facendo!>


<In quando a lei Anaїs - disse rialzandosi da terra - si riguardi, mi scriva e io le risponderò. Berlino non sarà più la stessa senza di lei> mi accarezzò la spalla e poi ci abbracciammo, un abbraccio tenero in cui riversammo tutti i nostri timori, paure, difficolta, ma soprattutto la gioia nell'averci conosciuto.

Una delle cose più belle che ci capitò insieme ad Edna, che per tutto il tempo rimase avvinghiata alle nostre gambe reclamando di essere partecipe

Asciugò velocemente con due dita le lacrime che gli bagnarono il volto e io feci lo stesso una volta libera dalle sue braccia

<La mia vita non lo sarà> ricalcò, ma feci finta di non sentirlo

<Grazie per tutto quello che ha fatto per me> gli dissi sinceramente e lui mi sorrise

Ci staccammo un ultima volta e percorsi i miei primi passi lontano da lui e lui rimase lì, immobile mentre la folla camminava frettolosa intorno a lui

ᴛɪᴍᴇʟᴇss⏳Where stories live. Discover now