Buongiorno

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Sinceramente ho iniziato a scrivere una storia su questa coppia in quanto ne ho trovate pochissime e veramente scritte male (e non intendo solo grammaticalmente). Dato che sono completamente assuefatta da questi due personaggi, mi è dispiaciuto vedere che nessuno si dedica a loro come si deve, così ho deciso di tirarmi su le maniche e di mettermi al lavoro.

Questa storia l'ho scritta più che altro per me, ma sarei anche curiosa di sapere una vostra opinione a riguardo.

Detto ciò spero vi piaccia e Buona lettura.

La luce solare quella mattina aveva deciso di contribuire al suo imminente risveglio, puntando senza alcuna pietà alla sua faccia. In un primo momento aveva anche provato a riaddormentarsi, ma la musica che veniva dalla cucina non era dello stesso avviso.
Sapeva che era inutile chiedere ad Akio di spegnere, così a tentoni cercò i suoi soliti occhiali.
L'orologio segnava le sei di mattina, cosa che non fece che aumentare la sua irritazione.
Per quanto quel giorno non dovesse lavorare il suo stile di abbigliamento era sempre elegante, anche per stare a casa.
Nel frattempo gli AC/DC avevano lasciato posto ai Linking Park, e i suoi piedi nudi correvano decisi verso la cucina a ritmo di What I've done.

Spense con decisione il registratore.

-Hey stavo ascoltando! -

-Tu devi smetterla di mettere la musica a tutto volume a quest'ora. Mi sto chiedendo ancora perché i vicini non si lamentano. -

-Perché quando lo fanno tu non ci sei. -

Fissò Fudō Akio alla prese con quelle che sembravano crêpes, prima di lasciarsi cadere su una delle sedie.

-Non voglio nemmeno sapere cosa gli dici. -

Ghigno maligno.

-Ne sei sicuro? -

Si accomodó di fronte al rasta passandosi una mano sui capelli.

-Tieni, metti qualcosa sullo stomaco, così magari ti rilassi un po'. -

-Cosa ti fa pensare che non sia rilassato? -

-Scherzi vero?! Sento la tua tensione anche da qui, forse dovresti scopare di più, Kidō.-

-E chi ti dice che non lo faccio? -

Akio fischió sarcastico.

-Mi stai dicendo che hai trovato qualcuno in grado di sopportarti? Certo che ce ne sono di masochisti al mondo. -

- Compreso io che ho accettato di vivere con te. -

Fu solo per un secondo, ma vide chiaramente il ghigno di Akio affievolirsi. Spostò lo sguardo sul piatto con fare sospetto.

-Guarda che non l'ho mica avvelenato...... vhiscto? -

-Non dovresti parlare mentre mangi-

Lo ignoró continuando a masticare.

-Non dovresti fare questo, non dovresti fare quello... Ti voglio ricordare che quello che faccio è affar mio. -

-Ed io vorrei ricordarti che ci vivo anche io qui dentro.-

Fece spallucce, mostrando la sua solita strafottenza.

-Vabbè, dimmi se non li mangi che ho ancora fame. -

Non gli rispose, troppo stanco per sopportare un altro scambio di frecciatine; invece si decise ad addentare finalmente un boccone, sotto lo sguardo soddisfatto dell'altro.

-Vado a prepararmi. Bagno occupato. -

Aspettò che uscisse dalla stanza prima di sospirare affranto.
Come ci era finito in quella situazione?
Doveva tornare indietro di un bel po' di mesi. Al tempo dove un Jirō esaltato voleva festeggiare il suo fidanzamento con Kōijirō nel bar dove lavorava quest'ultimo. Ed è stato in quel momento che era spuntato fuori Akio, il quale, guarda caso, lavorava in quel bar. Non si ricordava il modo esatto in cui era iniziata la conversazione, ma in parole povere era saltato fuori che lui aveva bisogno di un posto dove stare e che il moro era in ritardo con l'affitto e rischiava lo sfratto.
Sicuramente tutto questo non era tra i progetti di Yūto Kidō.
Eppure da un giorno all'altro si era ritrovato a condividere bagno, cucina e appartamento con lui. E non passava momento in cui non avrebbe volentieri rotto il naso a Fudō Akio e alla sua faccia del cazzo.
Quella convivenza era iniziata nel peggiore dei modi, ma non poteva disturbare ancora Jirou ora che aveva iniziato a convivere con il fidanzato; sua sorella si trovava in luna di miele e Shūya era completamente fuori questione.
Non poteva tornare da suo padre, non dopo tutto quello che aveva fatto per avere un po' di indipendenza; avevano discusso per settimane prima di trovare un accordo.
La sua nemesi per una strana ironia della sorte era stata la scialuppa di salvataggio più adatta.

-Allora?! Buone vero?-

Yūto mandò giù l'ultimo boccone, squadrandolo da capo a piedi. Non comprendeva ancora come potesse andare all'università vestito in maniera così trasandata. Maglietta a righe e pantaloni della tuta, i capelli erano la ciliegina sulla torta. Da quando se li era fatti crescere erano completamente mossi e disordinati, una parte di lui si era sempre chiesta se l'altro avesse mai provato veramente a sistemarli.

-Sai già di essere bravo a cucinare, non ho motivi per aumentare il tuo ego. -

-Oh Yū, questo non comprende il mio ego ma solo soddisfazione personale. Posso essere superiore a te in qualcosa, lasciami gustare il sapore della vittoria. -

-Guarda che so cucinare anche io. E non chiamarmi Yū. -

Alzò un sopracciglio mentre indossava le scarpe.

-Ah si? Allora sta sera cucini anche per me? -

-Scordatelo. -

-Ook, finché non assaggerò la tua cucina mi godrò il sapore della vittoria. Ci vediamo sta sera Yū-chan. -

L'occhiataccia che gli lanciò si conficcò di netto nella porta chiusa.
Anche se loro erano maturati il loro rapporto non era affatto cambiato. Anzi, ogni volta gli sembrava di essere tornato ai quindici anni, dove i suo unico problema era vincere il football frontier.
Ormai erano passati più di dieci anni dalla loro vittoria. Da allora aveva giocato a calcio davvero poche volte, un po' gli mancava.
Erano già passate le sette e, giorno libero o no, doveva essere produttivo e mettersi al lavoro. Dopotutto era il figlio del capo della Kidō Financial Group , doveva tenere fede alle aspettative che pesavano su di lui. Anche questo era parte dell'accordo.

Anche il freddo può essere caldoWhere stories live. Discover now